Lamborghini Countach, i 50 anni di una leggenda
Sant’Agata Bolognese, 3 settembre 1974. Dai cancelli della fabbrica Lamborghini esce la prima Countach. La sigla che la identifica, LP400, si riferisce al motore e ne indica la cilindrata, di quasi 4 litri, e la collocazione longitudinale-posteriore, appena dietro l’abitacolo a due posti secchi.
AL DI LÀ DEI NUMERI. La potenza di 375 CV e i 315 km/h di punta massima sono un biglietto da visita che fa rimanere a bocca aperta oggi, figuriamoci cinquant’anni fa, quando le nostre strade ancora brulicavano di Fiat 500 e i ragazzi col piede pesante e pochi soldi in tasca sognavano la 128 Rally. Ma quelle lettere e quei numeri, che compongono una sigla indecifrabile per chi non s’intende almeno un po’ di motori, hanno definito i contorni di un qualcosa di infinitamente più grande e universalmente comprensibile, la leggenda di una supercar che, nella storia della Lamborghini e in quella dell’auto, ha piantato una bandiera destinata a sventolare per sempre.
POP STAR. La Lamborghini Countach ha mille significati. Restituiti dal suo “cuore”, un V12 leggendario, derivato da quello della prima “Lambo”, la 350 GT del 1964, e finito “in soffitta” soltanto nel 2011, dopo 47 lunghi anni, con l’uscita di produzione della Murciélago. Racchiusi nelle linee audaci e inimitabili della sua carrozzeria tutta spigoli, alta poco più di un metro e con le portiere che si aprono verso l’alto. Dettagli divenuti sintesi di un linguaggio che è diventato pop, e quindi capace di catturare il cuore di tutti, da un capo all’altro del mondo.
IL POTERE DI FAR SOGNARE. E proprio qui sta la grandezza vera della Lamborghini Countach. Un’auto da sogno che, in un certo senso, appartiene un po’ a tutti noi. A chi ci è cresciuto insieme “platonicamente”, innamorandosi ogni giorno di più di quel poster appeso in cameretta e rigando il parquet, a furia di far sfrecciare quel modellino sul pavimento. A chi ne ha avuta o ne ha una. A chi, ancora, come chi sta scrivendo queste righe, ha avuto il privilegio e la fortuna di guidarla, toccando con mano la vera anima di un mito che va oltre il tempo e oltre le mode. E continua a farci sognare.