La Wiesmann è tornata. Ma adesso va a corrente
La storia della Wiesmann scorre indietro fino alla metà degli Anni ’80 quando i fratelli tedeschi Friedhelm e Martin Wiesmann decisero di creare una nuova Casa automobilistica dedita alla produzione di esclusive sportive a due posti dal fascino vintage, ma spinte da grossi e potenti motori BMW. Un’avventura che si è interrotta nel 2014, quando le difficoltà finanziarie portarono alla chiusura dell’azienda, ma a quasi dieci anni dallo stop della produzione sembra finalmente esserci una luce in fondo al tunnel per la Wiesmann. Che passata nelle mani dell’investitore londinese Roheen Berry è tornata a guardare al futuro e che si appresta a lanciare una nuova affascinante scoperta, la Project Thunderball.
C’È INTERESSE. Già proprio di futuro stiamo parlando, perché sebbene a un primo sguardo, questa roadster sia legata a doppio filo con la tradizione del piccolo costruttore tedesco, sotto il cofano non ci sono più cilindri e pistoni ma batterie e motori elettrici. Una scelta coraggiosa e forse inaspettata per chi nei decenni passati ha apprezzato queste rare automobili sportive, ma che a giudicare dalle prime dichiarazioni pare avere dato i suoi frutti: la lista di attesa per aggiudicarsi una Project Thunderball dal listino di 300mila euro è già lunga più di due anni. Ma come hanno trasformato una leggera scoperta a due posti con cuore bavarese in una EV da 2,9 secondi sullo “0-100“?
CAVALLI SILENZIOSI. I tecnici della Wiesmann sono partiti dalla scocca di quella che sarebbe dovuta essere la loro nuova roadster a motore termico, ma si sono rivolti allo specialista tedesco Roding Mobility per creare un pacco batteria su misura. Il risultato è una “pila” da 92 kWh a forma di T, posizionata lì dove avrebbero dovuto prendere posto motore e trasmissione per mantenere un bilanciamento della vettura simile alle precedenti (a bezina) e una posizione di guida rasoterra – molto difficile da ottenere se la batteria è posizionata sotto al pianale. A muovere la Wiesmann Project Thunderball sono due motori elettrici posteriori, uno per ruota, dalla potenza combinata di 680 cavalli e 1.100 Nm di coppia. L’architettura a 800 Volt promette tempi di ricarica davvero bassi grazie alla compatibilità con la corrente continua delle colonnine super veloci fino a 300 kW. Basterà la potenza bruta degli elettroni a compensare l’assenza del sound di un otto cilindri? Difficile, ma ciò che è più importante oggi è che uno dei pochi piccoli costruttori ancora autonomi sia tornato. E chissà mai che anche ai nuovi proprietari non torni la voglia di sentire la voce di un bel pluricilindrico di Monaco di Baviera…