La rivoluzione elettrica si impara. A Chattanooga
Centovent’anni fa, a New York, era meglio se giravi in carrozza. Le leggi della Grande Mela, infatti, erano ancora tarate su quadrupedi e affini e quel mezzo semovente e scoppiettante che era l’automobile veniva guardato come una stranezza senza futuro. Per questo i mezzi motorizzati erano trattati come roba di serie b, a tal punto che in caso di contravvenzioni, incidenti o contenziosi, carri, carretti e carrozze avevano sempre ragione. Del resto anche i vigili erano di parte: sapevano tutto sulla ferratura dei cavalli e, almeno fino al 1901, avevano a che fare ancora con macchine che giravano senza targa (legalmente). Perché non ci aveva ancora pensato nessuno. Il cavallo infatti, dagli antichi romani ai cowboy, era il mezzo di trasporto per eccellenza. Non basta, pensa che fino al 1922, a Manhattan gli incendi li spegnevano ancora con autobotti montate sui carretti. Chiaro, ma quand’è che succede una rivoluzione? Quando la gente sa riconoscerla, anche per strada. Morale, bisogna prepararsi. O aggiornarsi. Proprio come a Chattanooga.
A SALDAR BATTERIE NON SON BUONI TUTTI. Per questo Volkswagen ha appena annunciato la decisione di riprogrammare azienda e operai per la produzione delle auto elettriche che verranno (ID.4 compresa). Così, a Chattanooga, in quello stato largo e basso che è il Tennessee, ai soliti corsi per aspiranti specializzati sono stati affiancati quelli di saldatura di gomma (per fissare batterie ai telai) e di alluminio (materiale che va per la maggiore per i telaietti di supporto dei vari pacchi batterie). Oltre che una bella serie di lezioni sulle regole base per evitare che l’esperienza di lavorare sulle EV diventi elettrizzante per davvero. Perché anche se trattasi di semplice evoluzione, rispetto alla rivoluzione che fu il passare dalla carrozza all’auto, non bisogna dimenticare che quelle che verranno son macchine di batterie e non più batterie in una macchina.
