La Nissan Z è in vendita negli USA (ma non in Europa)

UNA Z CHE CI MANCA GIÀ. C’è forse solo un sentimento più forte dell’ammirazione, di fronte alla nuova Nissan Z, ed è il rimpianto per il fatto che, sulle nostre strade, purtroppo non arriverà. Mentre i clienti americani e canadesi non stanno più nella pelle e già si fregano le mani, ansiosi come sono di gustarsi un’auto così bella e meravigliosamente pura nel ravvivare il mito della gloriosa antenata degli anni ’70, noi che stiamo dall’altra parte dell’oceano dobbiamo metterci l’anima in pace. E continuare a fare i conti – si fa per dire, i problemi seri sono altri… – con una pletora di macchine ad alte prestazioni sempre meno analogiche e sempre più “filtrate” da aiuti elettrici ed elettronici. A cosa rinunciamo, in definitiva? A una macchina sportiva di gran razza, di quelle con la trazione sulle ruote “giuste” (quelle dietro) e una linea rétro quel tanto che basta da non essere nostalgica. E che – dettaglio non indifferente – costa molto meno di una Golf GTI (negli USA i prezzi vanno da 39.990 a 52.990 dollari).

CON I MOTORI CAMBIAMO ANCHE NOI. Ormai, d’altronde, il mondo dei motori ha preso una via senza ritorno e pare impossibile assistere a un’inversione di rotta. Qualcuno avrà notato, per esempio, che a prescindere della data di nascita riportata sulla patente i guidatori di vetture sportive (o presunte tali) sono diventati infinitamente più “pigri”. Col logico risultato che il cambio automatico ha fatto tra loro un gran proselitismo. Di questi tempi non ci si scandalizza più (e non ci si rimane neanche poi così male) se un motore ibrido, seppur super performante, di suo non “canta” come dovrebbe e, per appagare i sensi, ha maledettamente bisogno di sistemi elettronici che dietro hanno approfonditi studi d’ingegneria del suono. La macchina ha forse definitivamente superato l’uomo? Qualcuno potrebbe obiettare che in un certo senso è sempre stato così, ma non c’è dubbio che una volta il confronto era, se non altro, ad armi pari. Perché per tirare fuori il massimo da alcune auto (quelle davvero “cattive”, s’intende) bisognava saperci fare davvero.

C’È CHI NELL’AUTO CONTINUA A VEDERE ARTE. Domarle era una fine arte che oggi appartiene a pochi appassionati e vecchi nostalgici, e sono forse loro, che rappresentano una piccola, ma non trascurabile parte della popolazione automobilistica, a scuotere il capo per il mancato arrivo nel Vecchio Continente di una macchina come la Nissan Z. Per chi nelle vene sin da piccolo sente scorrere più benzina che sangue, e magari oggi una Nissan Z se la sarebbe comprata davvero, il disappunto è difficile da nascondere. Anche perché la casa madre l’ha messa al mondo con le intenzioni migliori, onorando e rispettando una tradizione lunga più di mezzo secolo. E chiedendo ai suoi ingegneri d’infonderle il dono, sempre più raro e prezioso da reperire in un veicolo a motore, di rendere chi guida fisicamente partecipe delle fortissime emozioni che – siamo sicuri – sarà in grado di generare.

Come si vede da questa immagine, la nuova Nissan Z eredita alcuni stilemi dalla prima coupé della serie, la 240Z prodotta dal 1969 al 1973.

TUTTA COLPA DELL’OMOLOGAZIONE. Per colpa di chi, quindi, un oggetto così intriso di passione e magia meccanica (e che, ebbene sì, si guida con il cambio manuale: l’automatico a 9 rapporti è optional) non è sbarcato dalle nostre parti? L’ostacolo è, banalmente, di natura burocratico-economica, perché per realizzare il sogno di (tutto sommato) pochi appassionati europei la Nissan avrebbe dovuto sostenere i costi di omologazione di un nuovo motore (lo stesso 3.0 V6 bi-turbo a benzina d 405 CV della coupé Infiniti Q60) per un unico modello. Il gioco, come si dice, probabilmente non valeva la candela. Un problema che, per fortuna, non sfiora nemmeno la Toyota Supra, che della Nissan Z rimane la rivale più naturale e diretta e sotto il cofano ospita un 6 cilindri in linea di derivazione BMW. E che ora, notizia di qualche settimana fa, sarà offerta anche con il cambio manuale. Non tutto è perduto, forse…