La Lamborghini Bravo ritorna (digitalmente) ai giorni nostri
Non venne mai prodotta in serie, ma la Lamborghini Urraco Bertone Bravo arrivò vicina al sostituire la Urraco, la piccola della casa del Toro. La meccanica di base era proprio quella, sia per quanto riguarda il telaio che il propulsore, un 3.0 litri V8 aspirato con quattro alberi a camme in testa e 280 cavalli, quindici in più rispetto alla Urraco P300. Il peso a secco della Bravo non toccava gli undici quintali, la velocità massima testata fu di 272 km/h e il cambio era un cinque marce con differenziale autobloccante. Questa concept è appetibile già così, ancor prima di soffermarci sulla particolarissima linea. Siamo negli Anni ’70, dove tutto è squadrato in contrapposizione alle morbide forme della decade prima, e la Bravo non fa eccezione: profilo a cuneo, fari quasi quadrati e un frontale minimalista, ispirato alla Countach così come i passaruota posteriori.
SEMBRANO WAFFLE. Ciò che tuttavia rendeva inconfondibile la Bravo era la quantità smisurata di feritoie e sfoghi per l’aria presenti sul cofano anteriore e posteriore, un reticolato unico nel suo genere; tuttavia, per quanto moderna, la Bravo non vide mai la luce, scalzata dalla poco conosciuta e venduta Lamborghini Silhouette. Una seconda occasione per la supercar rimasta allo stadio di concept arriva da un emergente designer italiano, Marco Maltese, che per omaggiare Marcello Gandini (designer della Bravo per conto di Bertone) ha creato dei rendering ipotizzandone una versione attuale. Il risultato non è forse personale come l’originale, ma è molto interessante: le proporzioni restano molto simili, e anche i tratti distintivi della Lambo Anni ’70 vengono ripresi e interpretati in chiave attuale.
VETRATURA DA ACQUARIO. Le intricate prese d’aria sull’anteriore e sul posteriore restano – quaranta per la precisione – e anche la tipica linea di Bertone che seziona il profilo dell’auto è stata mantenuta, seppur meno evidente. I cerchi non ricordano quelli a cinque fori della Countach ma si affidano ad un design a stella molto ampio, il passaruota posteriore invece trae più liberamente ispirazione alla supercar italiana. Bellissima la vetratura nera che fascia la parte superiore e il piccolo finestrino posteriore dalla stranissima forma; è un dettaglio ripreso dalla Bravo e con un po’ di immaginazione può sembrare l’elsa di una spada e la relativa lama che va a toccare il frontale.
LAMBO, PRENDI NOTA. La Bravo era basata sulla Urraco, il rendering di Maltese potrebbe benissimo usare come piattaforma la nuova Temerario, anche se il designer ipotizza di utilizzare una versione rivista della monoscocca in carbonio della Aventador e il suo V12 alimentato a sensualità e dinosauri. Gli interni sono moderni e minimalisti allo stesso tempo, una cascata di arancione a contrasto con tonalità scure. I sedili sono fissi – praticamente dei pad appoggiati sul telaio – mentre la plancia è formata da un lunghissimo e stretto schermo davanti alla quale si trovano un tablet fluttuante e un sottile volante. L’idea di Maltese, oltre a riportarci alla memoria un concept apprezzato meno del dovuto, è davvero curiosa e ben realizzata… chissà che Lamborghini non possa prendere spunti per il futuro.