La Dacia Sandrider scalda i muscoli per la Dakar

La Dacia Sandrider scalda i muscoli per la Dakar

Negli ultimi anni la Dacia si è costruita una buonissima reputazione sul mercato. Il segreto del suo successo? Auto oneste, al giusto prezzo. Il che potrebbe avervi fatto venir voglia di fare un salto in concessionaria per ordinare una Sandero, una Jogger o, per essere alla moda, una Duster.

UNA DACIA CHE NON T’ASPETTI. Una Dacia che tuttavia non troverete dal rivenditore più vicino a voi è il bisonte da deserto che vedete nelle immagini a corredo di quest’articolo: la Sandrider. Il nome è tutto un programma: con questo prototipo, infatti, la casa romena controllata dal gruppo Renault punta a conquistare la classe FIA ‘Ultimate T1 +’ della Dakar, inserita nel Campionato Mondiale Rally-Raid. L’obiettivo è a dir poco ambizioso, ma a livello di meccanica e team la Dacia non è certo indietro rispetto alle avversarie.

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PRONTA A DAR BATTAGLIA. La Dacia Sandrider è relativamente compatta (perlomeno nei suoi 414 cm di lunghezza, dato che la larghezza è di ben 229 cm!) ed è mossa da un 3.0 V6 biturbo a benzina con 360 CV scaricati su tutte le maxi-gomme grazie alla trazione integrale e a un cambio sequenziale a sei rapporti. La carrozzeria è in fibra di carbonio e l’escursione degli ammortizzatori può arrivare fino a 35 cm, mentre gli sbalzi anteriori e posteriori sono rispettivamente di 59 e 55 cm; parrebbe una combinazione piuttosto efficace per affrontare le insidiose dune del deserto. L’estetica si rifà al concept Manifesto ed è piuttosto futuristica e più squadrata di un righello, eccezion fatta per le ruote di scorta che spuntano da sotto le prese d’aria laterali.

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IL CAMPIONE, LA PROMESSA E L’EXTRATERRESTRE. I test della Dacia Sandrider sono cominciati a maggio in Galles, per poi continuare al Chateau de Lastours in Francia, luoghi stupendi ma insidiosi e tappezzati da rocce; per le dune il team dovrà invece aspettare il Marocco, tra due settimane. A proposito di team, nella scelta dei piloti la casa non ha badato a spese: Nasser Al-Attiyah (due volte vincitore del Campionato Rally-Raid e per ben cinque volte dominatore della Dakar), Cristina Gutierrez Herrero (giovane pilota con all’attivo otto partecipazioni alla Dakar e una vittoria nella classe T3) e, infine, il “marziano” Sébastien Loeb, nove volte campione del mondo di rally e ancora un fulmine al volante, nonostante vada per i 50.

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ATTREZZATA PER SUPERARE OGNI OSTACOLO. La Dacia Sandrider vanta numerose accortezze per sopravvivere al deserto. In primis l’impianto elettrico è stato tarato per resistere alle condizioni estreme del luogo, i sedili Sabelt sono rivestiti di tessuto antibatterico e anti-sudore, gli attrezzi sono facilmente raggiungibili mentre una specifica parte della carrozzeria vicina alle ruote è magnetica, così da attaccarci dadi e bulloni mentre si lavora (non sarebbe certo una cosa simpatica perderli nella sabbia…). Il peso dell’auto è calato di 15 chili e la resistenza aerodinamica del 10%, inoltre la fibra di carbonio attorno all’abitacolo è cosparsa di pigmenti contro i raggi del sole, in modo da non “cuocere” piloti e navigatori. La prima gara ufficiale della Sandrider sarà il Rally del Marocco a ottobre, nel frattempo godetevela in volo nelle immagini della nostra fotogallery.

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