Jari Matti Latvala: “No all’elettrico nei rally”
AUTO TROPPO COSTOSE. Il rally è più sostenibile dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico. Le auto del mondiale di specialità impiegano carburanti sintetici e, nella classe regina, sono anche plug-in. Solo che sono troppo care. “Una macchina dell’RC3 costa, per regolamento, fino a 125.000 euro e una per l’RC2 al massimo 250.00. In teoria per l’RC1 si dovrebbe arrivare a mezzo milione di euro, ma questa cifra non si avvicina a quella reale, che è di molto superiore”, riflette Jari Matti Latvala, team principal del Toyota Gazoo Racing. “I privati non si possono permettere di gareggiare”, sintetizza il tre volte vice campione del mondo di specialità, la prima volta con la Ford Focus RS nel 2010 dietro a Sébastien Loeb e le altre due con la Volkswagen Polo R (2014 e 2015) preceduto da Sébastien Ogier, del quale oggi è il “capo” nel team Toyota.
GRANDE PILOTA, GRANDISSIMO MANAGER. Jari Matti Latvala, finlandese, 38 anni, è diventato nel 2021 il numero uno (ha preso il posto del 4 volte iridato Tommi Mäkinen) della scuderia giapponese che ha la sede in Finlandia. Ha vinto 18 rally ed è salito complessivamente 67 volte sul podio. Il suo poco invidiabile primato è quello di essere il pilota più vittorioso a non aver mai vinto un mondiale: “Adesso che vedo le cose con una certa distanza le percepisco in modo diverso. E capisco gli errori”, spiega senza ombra di rimpianto. Come dirigente non avrebbe potuto cominciare meglio: sei titoli (piloti, navigatori e marche) in due stagioni, il massimo.
NO ALL’ELETTRICO PURO. È un peccato che i costruttori impegnati nel mondiale di rally siano solo tre: “All’inizio, quando correvo io, erano solo due. Ma c’erano i privati, che adesso non ci sono quasi più perché un mondiale costa troppo – precisa – e con la FIA ci stiamo chiedendo cosa fare. Dobbiamo trovare le risposte in fretta per capire cosa fare già con il 2026”. In discussione c’è la stessa opzione tecnologica della propulsione ibrida: il motore elettrico vale 100 CV in più. “La potenza aggiuntiva piace ai piloti, ma tecnicamente è una soluzione che ci ha creato più problemi di quanto credessimo. In funzione dell’ambiente abbiamo già adottato i carburanti sintetici e forse dovremmo chiederci se non sia il caso di fare un passo indietro rispetto al plug-in”, argomenta Jari Matti Latvala. Ed esclude la completa elettrificazione: “Il nostro è un pubblico di appassionati che la macchina la vuole ‘sentire’: abbiamo bisogno dei motori convenzionali”, taglia corto.
RAZZA DI RALLYSTI. Latvala arriva da un paese nel quale la gente è abituata a condizioni estreme, come quelle che spesso affrontano coloro che seguono i rally. Con 5,5 milioni di abitanti la Finlandia è il paese che ha dato più campioni mondiali alla specialità: addirittura 8. Lo scorso anno, il giorno dopo il suo 22esimo compleanno, Kalle Rovanperä è diventato il più giovane in assoluto, abbassando di oltre un lustro il record che apparteneva a Colin McRae (27 anni e 89 giorni). Nel 2021 aveva strappato allo stesso Latvala anche il primato del più giovane vincitore di un rally mondiale. “Kalle è destinato a vincere ancora molto, ma credo che smetterà di competere in questa specialità attorno ai trent’anni: ha altri interessi, tipo il drifting”, sottolinea.
FRANCESI LONGEVI. I campioni finlandesi sono meno “longevi”: i due Sébastien francesi, Loeb (9 titoli mondiali) e Ogier (8) sono ancora in attività. “Credo sia una questione di attitudine, anche se guardando al rally, Kalle finirà con avere un impegno quasi della stessa durata, perché lui ha cominciato molto prima”, azzarda. “Se penso a me stesso, vedo che per continuare a vincere ci vogliono determinate caratteristiche, che Loeb e Ogier hanno – prosegue – mentre io mi esaltavo per le vittorie, ma perdevo poi la consapevolezza di me e finivo con il pretendere più di quello che potevo dare. E così commettevo errori. Loeb e Ogier hanno la grande capacità di sapere dove sono in grado di fare la differenza e la fanno quando serve”.
INVERSIONE DI RUOLI. Jari Matti Latvala è di un anno e mezzo più giovane di Ogier, del quale è stato compagno di squadra e che adesso “guida” in qualità di Team Principal, una condizione decisamente insolita. Il finlandese sorride e ricorda: “Mi aveva chiamato quando aveva saputo della mia nomina, anche per scusarsi perché aveva appena avuto un incidente. Gli avevo risposto di non preoccuparsi, perché io, di macchine, ne avevo distrutte più di lui”. Alla domanda se ci sia qualcosa da insegnare a un fuoriclasse come Ogier, Latvala risponde da filosofo: “In quella telefonata avevo detto anche non avrei potuto spiegare a lui come si facesse a vincere, perché lui aveva vinto molto più di me, ma che lo avrei sostenuto e supportato”.
COSA MANCA ALL’ITALIA. All’interrogativo su chi sia il più grande tra Loeb e Ogier, Jari Matti Latvala ammette che i pareri sono contrastanti: “Loeb si è aggiudicato più titoli, ma Ogier ha vinto i suoi con tre case diverse. Ma solo Henri Toivonen sapeva prendersi certi rischi”. Che l’Italia non sia rappresentata ad alti livelli nell’automobilismo dispiace anche al campione finnico: “Non capisco, perché avete molti campionati e ci sono tanti appassionati. Servirebbe un costruttore nazionale – azzarda – e forse anche una struttura organizzativa che sia a fianco dei giovani piloti e che permetta loro di crescere come succede in altri paesi”.