Il sogno Radford è destinato a finire?

Il sogno Radford è destinato a finire?

Speriamo sinceramente che il progetto della Type 62-2 si sia solo arenato, ma per la Radford pare che le cose non stiano girando affatto bene.

SEMBRAVA UN DREAM TEAM. Tre anni fa il pilota Jenson Button, il presentatore televisivo Ant Anstead, Mark Stubbs e Roger Behle rispolverarono il nome Radford, atelier di lusso famoso a cavallo tra gli anni ’40 e ’60 per le sue carrozzerie speciali dedicate alle Bentley, alle Rolls-Royce e alle Mini. Col benestare e l’aiuto della Lotus, la nuova Radford optò per un approccio decisamente più sportivo, presentando la Type 62-2, omaggio alla Lotus Type 62 su base Evora: sempre un bel V6 volumetrico, cambio manuale, potenze comprese tra i 430 e i 608 CV, livrea John Player Special e una linea di quelle che non passano inosservate.

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QUESTIONI POCO LIMPIDE. A livello mediatico il successo era stato immediato. L’idea era ottima, portata avanti da figure di spicco e con una valida base meccanica. Nel 2022 la Type 62-2 fa il suo debutto dinamico al FOS di Goodwood – in un seducente color borgogna – e nel 2023 arriva persino prima di classe alla Pikes Peak. Poi le cose iniziano ad andare male. Nonostante le ottime premesse, fondi e clienti latitano, per arrivare alla dichiarazione di fallimento degli scorsi giorni. Le motivazioni riguarderebbero questioni economiche, ma anche delle pesanti rimostranze verso Anstead e Dan Bednarski (responsabile finanziario della Radford), accusati di aver utilizzato in maniera impropria il denaro della compagnia.

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UNA LUCE IN FONDO AL TUNNEL? L’istanza di fallimento non equivale necessariamente alla fine per la Radford. La produzione era avviata, l’interesse c’era, ma all’orizzonte si prospettano tempi bui e un rocambolesco giro di poltrone ai vertici della società. Bednarski ha spiegato che il tribunale ha dichiarato insufficienti le prove mosse contro lui e Anstead, e che la “ristrutturazione dei debiti” servirà solamente a rendere la Radford più stabile e solida in futuro. Certamente ci sarà un cambio di proprietà, parziale o totale, il che significherà ricercare nuovi capitali, ma prima di tutto sistemare le cose a livello legale prima di poter riprendere in mano il progetto. Tutti e 62 gli esemplari previsti dall’azienda meritano di vedere la luce, e ci auguriamo che possano farlo il prima possibile, in acque… meno torbide. 

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