Il ritorno della Ferrari a Le Mans è stato sensazionale
SUCCESSO STORICO. C’è stato molto rosso nel tricolore che ha sventolato a Le Mans, dove la 24h del centenario è stata vinta dalla Ferrari al suo ritorno nel World Endurance Championship (WEC). È quello un po’ scarlatto dei bolidi ibridi del Cavallino Rampante che continuano a deludere in F1, ma che nella maratona automobilistica più famosa al mondo hanno centrato un successo non solo prestigioso (il decimo assoluto per la casa di Maranello), ma anche storico.
OBIETTIVO: APRIRE UN CICLO. Non accadeva dal 1965 che Ferrari trionfasse alla 24h di Le Mans, dove peraltro due soli costruttori hanno vinto di più (Porsche 19 volte e Audi 13). Le monoposto italiane avevano chiuso in quell’anno un ciclo si sei successi consecutivi e con la scuderia AF Corse la casa italiana conta di aprirne un altro visto che il programma è pluriennale ed è anche cominciato nel migliore dei modi. Insomma, la storia Ferrari a Le Mans non finisce qui.
TOYOTA NELLA SABBIA. La bandiera a scacchi ha sventolato per la 499P pilotata dal 39enne piemontese Alessandro Pier Guidi, che ha condiviso l’abitacolo con Antonio Giovinazzi e con il britannico James Calado. L’allungo decisivo della Ferrari a Le Mans è arrivato proprio con Giovinazzi alla guida, a poco più di un’ora dalla fine della maratona: il pugliese non ha commesso errori, mentre il rivale giapponese Ryo Hirakawa che lo inseguiva con la Toyora GR010 Hybrid è finito nella sabbia.
E ORA ATTACCO AL WEC? Il divario tra i due è così lievitato da una dozzina di secondi a oltre 3 minuti e venti. La scuderia del Sol Levante arrivava da tre successi nel WEC 2023 e, soprattutto, da cinque affermazioni di fila a Le Mans. Le correzioni al Balance of Performance hanno appesantito di 37 kg le hypercar nipponiche, ma hanno avuto il merito di contribuire a rendere equilibrata una sfida quasi d’altri tempi, caratterizzata da diversi sorpassi e da una lotta finalmente di nuovo serrata. Alla fine, però, sul trionfo della Ferrari a Le Mans ha inciso l’errore di Hirakawa, che ha vanificato la prova dei compagni Sébastien Buemi e Brandon Hartley: i tre sono comunque ancora ampiamente in testa alla graduatoria generale del WEC, mentre l’equipaggio italo britannico è balzato in seconda posizione.
ITALIANI DA PODIO. In qualche modo, soprattutto se rapportata alla F1, quella della Ferrari a Le Mans è sembrata (il futuro dirà se è stata solo un’impressione) un’affermazione di squadra, anticipata da pochi proclami e portata avanti da piloti che hanno fatto i conti con la propria carriera e le proprie ambizioni. Una vittoria, forse, addirittura umile. L’automobilismo nazionale non celebra tuttavia la sola Ferrari, ma anche i piloti: Pier Guidi e Giovinazzi entrano d’autorità nell’albo d’oro della 24h di Le Mans quali primi italiani dopo Rinaldo Capello, il popolare “Dindo”, pure lui piemontese, vincitore dell’edizione del 2008 assieme al pluridecorato danese Tom Kristensen (9 volte sul gradino più alto del podio francese) e allo scozzese Allan McNish.
CADILLAC AL TERZO POSTO. Il podio della classe regina (una hypercar costa non meno di 2,5 milioni di euro) è stato completato dalla Cadillac del terzetto anglofono composto dai britannici Alex Lynn e Richard Westbrook e dal neozelandese Earl Bamber. La seconda Ferrari, la 50#, quella che aveva conquistato la simbolica Hyperpole con Antonio Fuoco, è arrivata quinta dietro alla seconda Cadillac. Poi, nell’ordine, le due Glickenhaus, la prima Peugeot 9X8 (altro ritorno) e la migliore della Porsche 963.