Il restomod colpisce anche la Panda 4×4
RINNOVAMENTO ALLA MODA. La moda dei restomod dilaga? E allora perché non cavalcarla, puntando su un grande classico e mettendo sul tavolo un’idea davvero originale? Se lo sono chiesti gli artigiani di Inglorious Basterds Cycles. Che a San Giuseppe, nel Ferrarese, tutti i giorni rimettono a nuovo moto e auto d’epoca da sogno e ora hanno in ballo un nuovo, grande progetto: ripensare da zero la prima generazione della Fiat Panda 4×4, mettendo mano a un mito che ha superato da un pezzo l’auto e non ha bisogno di presentazioni nemmeno fuori dai nostri confini.
CITAZIONI NOBILI. L’idea è di farla un po’ più grande e grossa, la Panda a quattro ruote motrici, ma senza farle perdere le doti di piccola grande arrampicatrice con cui spesso riesce ad avere la meglio su mezzi molto più costosi e specializzati. E i rendering che vi presentiamo lo testimoniano. Spazio quindi a parafanghi più larghi, fatti di lamiera battuta a mano, come facevano i battilastra di una volta, e ispirati nel disegno a quelli di un’altra icona senza tempo di casa nostra, la Lancia Delta Integrale Evoluzione. E il portellone è sdoppiato e tagliato in orizzontale, come quelle delle Range Rover. Poi serviva un frontale più alto e possente, et voilà, ecco una bella citazione alla Fiat Campagnola, con quella tipica bombatura centrale sul cofano e i fari circolari a LED, solo una delle tante concessioni alla modernità del restomod di Inglorious Basterds Cycles, che prevede una potente iniezione di tecnologia anche all’interno, dove salta immediatamente all’occhio il grande schermo digitale, che si estende per tutta la larghezza della plancia.
PIÙ FORTE DI PRIMA. La carrozzeria, rifinita in tinte che si rifanno ad alcuni dei più celebri colori della vecchia Panda, come il verde Lattementa e il bordeaux delle versioni 4×4 Sisley, riprende i paraurti e i fascioni laterali “a gradini” delle Panda 30 e 45, ma anche in questo caso i pezzi, sempre in metallo, sono realizzati da zero, con le nude mani. I telai delle auto donatrici non solo vengono risanati da cima a fondo, ma anche rinforzati in vista di un utilizzo gravoso del veicolo: a mo’ di sandwich, nella barra trasversale centrale e nei longheroni che corrono dal montante A al montante C vengono inserite speciali lamiere stampate con fori imbutiti. I cerchi sono più grandi, da 15’’, per riempire meglio i passaruota, e l’altezza da terra oscilla tra i 35 e i 38 cm, risolvendo uno dei classici punti deboli della vettura originale, soggetta ad arenarsi nelle salite e nelle discese più ripide per via dei modesti angoli d’attacco e uscita. Per proteggere il sottoscocca, in ogni caso, ci sono due piastre, una davanti e una dietro, mentre i piccoli urti accidentali non sono un problema grazie a una coppia di robustissimi bull bar.
PIÙ PEPE SOTTO IL COFANO. Modifiche importanti riguardano anche la meccanica. Ad Amilcare Artioli, il guru dei cambi che ha messo a punto, tra gli altri, quello manuale delle supercar Pagani, è stato chiesto di studiare un differenziale posteriore autobloccante per permettere all’auto di tirarsi fuori anche dalle situazioni più critiche. La trazione posteriore, invece, rimane inseribile con un comando meccanico. Il motore originale è stato abbandonato in favore di un’unità più brillante, ma sempre Fire e sempre quindi di derivazione Fiat. Si tratta, in origine, del 4 cilindri 1.2 a benzina da 75 CV della Fiat Punto di prima generazione, che viene rifatto da zero e modificato con pistoni forgiati, valvole coniche di nuovo disegno e testata fissata con otto bulloni anziché sei, per evitare le tipiche perdite d’olio a cui, a lungo andare, è soggetto questo motore. In più è abbinato a un sistema ibrido tipo Kers, prodotto dall’italiana Newtron, che accumula energia in frenata e la cede in accelerazione. Anche per questo, la potenza realmente disponibile dovrebbe aggirarsi intorno alla novantina di cavalli. E, comunque, rispetto alla prima Panda 4×4 ci sono in più il servosterzo e il climatizzatore. Così rivisitata, questa Panda 4×4 dovrebbe pesare circa 670/680 kg, cioè una cinquantina in più rispetto al modello originale.
UN VERO SALOTTINO. Dando uno sguardo più approfondito nell’abitacolo ecco spuntare un’altra citazione al progetto iniziale di Giorgetto Giugiaro: i sedili, sottilissimi, di origine Ford, si ripiegano su loro stessi, andando a formare una superficie completamente piatta molto simile a quella che il designer torinese aveva immaginato per la “sua” Panda. L’accento sul lusso, in generale, è evidente un po’ dappertutto. Questione di rivestimenti e materiali pregiati, certo, ma anche di piccoli dettagli inimmaginabili sulla vecchia e spartanissima Panda. Come l’ombrello che fuoriesce dal montante centrale, in pieno stile Rolls-Royce. Ma a differenza delle ammiraglie con lo Spirit of Ecstasy sul cofano, con questa piccola fuoristrada nulla sembra impossibile.
IN PREPARAZIONE. Il primo esemplare della Panda 4×4 di IBCycles dovrebbe venire completato entro la prossima primavera. Il prezzo base so aggirerà intorno ai 50 mila euro, ma la cifra salirà in base al livello di personalizzazione, che sarà elevato. E sono già allo studio anche alcune varianti: una trasformazione per l’offroad vero, l’allestimento Country con guarniture esterne in legno e la versione cabriolet.