Formula 1: grandi o piccine, purché… quasi vere!
Siamo ormai oltre la metà della stagione 2023 di Formula 1 e nelle bacheche dei collezionisti delle monoposto della massima serie si sta completando la griglia di partenza del 2022 con le dieci monoposto dei 22 piloti alternatisi sui bolidi che hanno dato vita al campionato più lungo della storia. Per effetto degli accordi di esclusiva che legano alcune marche di automodelli ad alcuni team non tutte le riproduzioni, per lo più in scala 1/43 e 1/18 sono pronte allo stesso momento. Per esempio, le Ferrari F1-75 sono già state realizzate dalla BBR in scala 1/18 nelle varianti dei GP del Bahrain e d’Australia (gare vinte de Leclerc) e dalla Burago in scala 1/18 e 1/43 (quest’ultimo formato è proposto nelle versione più curata per collezionisti e in quella giocattolo, più semplice), anche nella versione del Gran Premio d’Italia caratterizzata dal cupolino color oro. Già pronte, firmate Solido e in scala 1/18, anche le Alpine A522 di Alonso e Ocon, sia nella livrea di inizio stagione a prevalenza di rosa per via dello sponsor BTW (Best Technology Water) sia in quella del resto dell’anno a fondo Bleu Alpine con fasce rosa. Nel caso delle Alpine sono in arrivo in 1/18 e 1/43 e in entrambe le livree anche le più sofisticate riproduzioni della Minichamps, a un prezzo ben superiore però. La Burago e la Solido proporranno anche le McLaren M36 e le Sauber-Alfa Romeo: la prima in 1/18 e 1/43 e la seconda solo in 1/18.
CAMBIA ANCHE LA MESCOLA. La McLaren sarà riprodotta anche dalla Minichamps che presenterà le monoposto di Ricciardo e Norris in almeno quattro varianti cromatiche, sfruttando le diverse livree vestite dal team di Zak Brown durante la stagione. Non mancherà neppure la versione dei test pilotata da Oscar Piastri, il discusso pilota australiano a lungo conteso tra il team inglese e l’Alpine. Quello delle versioni-gara sempre un po’ differenti (sfruttando anche le diverse mescole delle gomme Pirelli e i relativi differenti colori sulle spalle dei pneumatici) è uno stratagemma con cui soprattutto Minichamps cerca di giustificare le sue serie limitate, aumentando la tiratura complessiva ottenuta da uno stesso stampo: per la RedBull campione del mondo sono previste quasi tutte le varianti di ciascuno dei 23 Gran Premi tra modelli in resina e in metallo pressofuso. Tornando alla Burago, nel catalogo sono presenti anche la stessa RedBull RB18 e la Mercedes-AMG W13 E-Performance di Russell e Hamilton in 1/18 e 1/43; la monoposto del team di Toto Wolff figura anche nel catalogo Minichamps in diverse varianti gara ma in questo caso con l’1/43 sempre in resina e l’1/18 sempre in metallo pressofuso. Nel caso della monoposto anglo-tedesca i più accorti non si lasceranno sfuggire il modellino della monoposto di Russell vittorioso in Brasile, il primo successo per il pilota inglese.
E I TEAM MINORI? Sempre grazie a Minichamps è possibile completare lo schieramento di partenza anche con le monoposto meno competitive della stagione 2022, come Williams, Alpha Tauri, Aston Martin e Haas; in questo modo ci si possono assicurare le miniature di Sebastian Vettel del suo ultimo Gran Premio e quelle dell’addio con pochi rimpianti di Mick Schumacher e di Nicolas Latifi.
RISERVATEZZA E SPIONAGGIO. Ma come mai le monoposto di Formula 1 (e anche le auto da rally dei team ufficiali WRC, per la verità) arrivano sul mercato un anno dopo la loro prima apparizione in pista? Ci sono ragioni tecniche e di riservatezza nello stesso tempo. Per riprodurre questi modelli occorrono, come per le auto di serie, le cosiddette “matematiche”, ossia i disegni tridimensionali dell’originale che consentono poi di realizzare le medesime forme con le stesse curvature e gli stessi dettagli, soprattutto aerodinamici. E questa documentazione non viene concessa a campionato in corso, vista la facilità con cui sarebbe trasferibile da un eventuale collaboratore poco fedele. Diciamo che, pur protetti da accordi contrattuali particolarmente “protettivi” nei confronti dei team di Formula 1, questi ultimi sono molto più riservati e accorti rispetto ai Costruttori di auto stradali che, quando commissionano la realizzazione di una replica in miniatura iperdettagliata alle maggiori aziende produttrici di automodelli, devono concedere le “matematiche” per poter disporre del modellino nello stesso giorno del lancio internazionale, per le abituali operazioni di marketing.
QUANDO BASTÒ UN KIT TAMIYA. Del resto nella storia della Formula 1 troviamo alcuni casi di spionaggio industriale portato avanti proprio con i modelli in miniatura. È il caso della Tyrrell 009 del 1979: quando venne svelata, la monoposto del team del “boscaiolo” Ken Tyrrell rivelò le sue forme del tutto identiche a quelle della Lotus 79 campione del mondo 1978 con Mario Andretti. Cosa era successo? A quanto pare il progettista Maurice Philippe aveva comprato il kit in scala 1/12 della Tamiya dedicato alla monoposto iridata l’anno prima (grazie alla particolare efficienza ed efficacia dei tubi Venturi laterali sigillate dalle “minigonne”) e l’aveva fatto riprodurre 12 volte più in grande per avere rapidamente una macchina vincente o quasi. Ne saranno prova i quattro podi ottenuti con altrettanti terzi posti da Didier Pironi e Jean-Pierre Jarier con la 009, mentre la Lotus nel 1979 esasperò senza profitto i concetti aerodinamici che avevano portato al successo la 79 creando la disastrosa Lotus 80 che nulla poté contro le pur goffe Ferrari 312 T4 di Jody Scheckter e Gilles Villeneuve.