Dall’Isoscooter alla Grifo, un ISO-mondo tutto da scoprire
Catapultato nel traffico odierno delle nostre città, l’Isoscooter 125 appare piccolo e indifeso. Eppure quel simpatico due tempi senza fronzoli e tutto praticità, negli Anni ’50 troneggiava per statura meccanica. Ancorato al telaio tubolare “monoculla” borbotta un motore a cilindro sdoppiato: i due pistoni sono messi uno davanti all’altro ed è un unico carburatore ad alimentare le camere di scoppio, ciascuna con il proprio tubo di scarico. Una soluzione tanto inconsueta quanto geniale: da un lato garantiva una risposta più vivace ai bassi regimi, dall’altro un significativo risparmio di carburante, oltre a una minor usura della candela. Ma è soltanto una delle innumerevoli innovazioni firmate Iso Rivolta che la mostra ISO-Avventura, aperta al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino fino al prossimo 11 giugno, racconta in un percorso espositivo che ha l’enorme pregio di mettere ordine in una produzione sconfinata e di rara varietà.
UNA GRANDE STORIA ITALIANA. Passione, intuizione, estro, inventiva, ambizione: dentro la storia della Iso Rivolta è racchiusa la parte migliore della cultura del saper fare italiano applicato all’industria dei motori. E pensare che l’avventura di questa piccola fabbrica-gioiello, che con le sue granturismo da sogno ha deliziato celebrità come John Lennon e Barbara Hutton, cominciò nel 1939 nei capannoni di uno stabilimento di frigoriferi e termosifoni, la Isothermos di Bolzaneto. Tre anni più tardi Renzo Rivolta trasferì l’attività a Bresso, alle porte di Milano, sancendo l’inizio di una parabola industriale in cui ogni scooter, ogni moto, ogni gatto delle nevi, ogni automobile è una pietra miliare di innovazione e coraggio di osare.
CONTROCORRENTE. Sfidare le convezioni. Accartocciare come fogli di carta straccia le consuetudini. Da questa regola non scritta, ma che nei reparti della Iso Rivolta era legge per tutti, in pieno boom economico, quattro anni prima della Fiat 500 nacque la Isetta: simbolo per eccellenza della mobilità democratica e originalissima con quel suo enorme portellone anteriore da cui si accedeva all’abitacolo piccolo ma pratico e accogliente, l’antesignana di tutte le microcar fu prodotta su licenza anche dalla BMW, che tra il 1955 e il 1962 ne sfornò più di 160.000.
ALLA PERENNE RICERCA DELLA PERFEZIONE. Di tutt’altra razza, seppur originate dallo stesso estro creativo e dallo stesso ingegno, sono le vetture sportive, tutte belle da togliere il fiato e tutte mosse da potenti motori V8 americani. Disegnata da Giorgetto Giugiaro, la Iso Rivolta 300 filava come una Ferrari 250 o una Maserati Mexico, ma vantava una silenziosità di marcia completamente sconosciuta alle più famose rivali emiliane, consentendo al guidatore e ai passeggeri di chiacchierare anche a 160 km/h senza doversi per forza gridare nelle orecchie. Cenni di un’eleganza sussurrata da forme senza tempo, ma fatta anche di una ricerca quasi ossessiva della perfezione. Perfezione che progettisti e meccanici non si stancavano mai d’inseguire. Dopo intere giornate di test in pista, se qualcosa non li convinceva, si tornava in officina e si alzava la macchina sul ponte, tutti con la torcia in mano. Per scovare e risolvere quel piccolo difetto che poteva fare la differenza tra un’ottima auto e un’auto straordinaria.