Dakar 2021, un bastimento carico carico di…
La scena è questa: il porto di Marsiglia, in una giornata d’inverno. In piena pandemia. Tutto ti immagineresti, ma non questi assembramenti di camion, moto truccate e auto pistolate. Roba che se fossimo in America penseresti subito alla Cannonball e invece qui, in questo sud della Francia affacciato sul Mediterraneo, sa subito di miraggio. O di oasi nel deserto. Insomma, di Dakar.
DAKAR, ARABIA SAUDITA. Ormai ci siamo abituati che Dakar non è una città del Senegal affacciata sull’Atlantico, ma un posto dell’anima, che ogni anno, o quasi, scompare da una parte per riapparire da un’altra. Come fanno le emozioni. Dopo tanti anni di America del sud, come sai dalla passata edizione Dakar è tornata da questa parte dell’oceano. Certo, quella che si sta correndo adesso avrebbe dovuto sconfinare anche in Egitto e limitrofi, ma il Covid ci ha messo il solito zampino e alla fine il campo di battaglia di questa coloratissima carovana si è ristretto all’Arabia Saudita. Ristretto si fa per dire, perché si passa dal livello del mar (Rosso) ai mille metri di altezza, con annessi e connessi (leggi, soprattutto vento: che a 150 km/h sembra la Bora triestina).
IL DESERTO E I SUOI PROFESSIONISTI. Partita il 3 gennaio da Jeddah, ci ritornerà il 15. Se vuoi aggiornamenti in tempo reale ti consiglio di seguirla online. Lì trovi dati, date e numeri. Nella gallery arricchita qui sotto invece, vivrai un’emozione. Quella dell’attesa, su una banchina del Mediterraneo, in un anno tutto nuovo, ma appesantito, per non dire ammorbato, dalla contagiosa eredità del vecchio, fatto di tutti a casa, zone gialle, rosse e mascherine varie e eventuali. Del resto dal 2020 il mondo è cambiato, si sa, là fuori non è più una giungla, ma è diventato un deserto. E per fortuna che ci sono i professionisti della materia.