Corte dei conti Ue: mancano le colonnine
Green Deal europeo? Bello, ma la lunga marcia è ancora lunga e anzi il traguardo appare ancora un sogno. Almeno per quanto riguarda le infrastrutture legate alla mobilità elettrica. Parola delle Corte dei conti Ue che ha fatto il confronto tra il documento guida dell’Unione sulla transizione elettrica e l’economia circolare e sostenibile e lo stato dell’arte attuale. Il responso è stato impietoso: manca una tabella di marcia e la rete delle di punti di ricarica per le vetture elettriche è ancora molto indietro, con profonde differenze tra paese e paese.
LONTANI DAGLI OBIETTIVI. Secondo il rapporto della Corte dei conti europea diffuso il 13 aprile, i paesi dell’Ue sono tuttora molto lontani dal raggiungere l’obiettivo di avere un milione di colonnine entro il 2025 e l’Unione nel suo complesso non dispone di un piano strategico scadenzato generale per la mobilità elettrica. Nonostante alcuni passi in avanti, tipo la promozione di uno standard comune Ue per i connettori di ricarica dei veicoli elettrici e il migliorato accesso alle diverse reti di ricarica, gli ostacoli agli spostamenti con veicoli elettrici nell’Unione restano numerosi.
COME SI PAGA? La Corte ha sottolineato che la disponibilità di stazioni di ricarica accessibili al pubblico “varia notevolmente da Paese a Paese”, che i sistemi di pagamento “non sono armonizzati” e che “non sono disponibili informazioni in tempo reale” per gli utilizzatori. Peggio ancora: le infrastrtture non tengono dietro all’evoluzione del mercato, notanoi giudici contabili. Nel 2020, nonostante il generale calo delle immatricolazioni di nuovi veicoli dovuto alla pandemia, sottolinea il rapporto, il segmento dei veicoli elettrici e ibridi ricaricabili ha visto crescere considerevolmente la propria quota di mercato. Non le reti di ricarica però, che non si stanno sviluppando allo stesso ritmo e con differenze di accessibilità molto marcate tra i vari paesi dell’Unione. Per gli auditor spetta proprio alla Commissione europea sostenere una copertura della rete in tutta l’Ue e garantire che i fondi Ue vadano là dove sono maggiormente necessari.
MANCA UN PIANO COMUNE. L’Unione, infatti, sostiene gli Stati membri nella realizzazione di infrastrutture di ricarica elettrica mediante strumenti di intervento, coordinamento e finanziamenti. Secondo il rapporto non è stata realizzata però un’analisi soddisfacente del deficit infrastrutturale e un obbiettivo di stazioni di ricarica accessibili al pubblico, la loro ubicazione e gli standard di potenza. Per i magistrati contabili, i finanziamenti forniti mediante il meccanismo per collegare l’Europa (Mce) non sono sempre andati là dove erano maggiormente necessari, e non vi erano valori-obiettivo chiari e coerenti né requisiti minimi in materia di infrastrutture a livello Ue. Non solo. Sistemi informativi e di pagamento differenti rendono più difficile la vita degli automobilisti, notano i giudici, con scarso coordinamento tra le reti sui dati di ricarica e sui dettagli di fatturazione. Insomma, la strada per una mobilità sostenibile e integrata a livello continentale è ancora lunga e se l’Europa è fatta, manca di fare gli europei. Anche quelli in versione elettrica.