Citare la storia ha davvero senso?
Che cosa hanno in comune il vecchio Volkswagen Samba e il nuovo ID.Buzz? Nulla a livello meccanico e niente a livello di spirito. Il primo era la versione passeggeri di un veicolo commerciale popolare, diventato famoso grazie alla cultura hippy degli Anni ’60, mentre il secondo è uno shuttle 100% elettrico con un prezzo alla portata di pochi (poco meno di 70.000 euro), in cui difficilmente vedremo dei capelloni fumare e praticare l’amore libero.
PARAGONI ESTREMI. Certamente il paragone è un pochino estremo e bisognerebbe dire anche che tra i due mezzi balla oltre mezzo secolo di storia, ma questa è la realtà dei fatti. Due veicoli che non c’entrano nulla vengono messi in relazione grazie al nome e ad una vaghissima somiglianza estetica. Volkswagen ha sfruttato e sfrutta questa connessione sia nella comunicazione che riguarda l’ID.Buzz, sia nella strategia di vendita. Naturalmente è in buona compagnia e in casa nostra abbiamo il caso più lampante di questa dinamica con la Fiat 500.
500 E MINI. Tuttavia nel caso della citycar made in Stellantis una relazione con la progenitrice c’era sul serio, se non altro per quanto concerne la versione del 2007, che era si più cara della Panda da cui derivava, ma il cui acquisto era comunque alla portata di molti. Un discorso simile vale anche per la prima Mini firmata Bmw, che infatti è stata un grande successo, mentre quelle successive sempre più grandi e costose, lo sono state molto meno. Insomma, ispirarsi a un modello del passato, tanto più se iconico, è un’operazione molto delicata.
DS E VIGNALE. Ne sanno qualcosa i creatori del marchio DS, che dopo tredici anni di vita e grandi inversimenti è ancora fermo a una quota di mercato (europeo) dello 0,4%. Ne sanno qualcosa anche in Ford, con la deludente operazione Vignale. La morale è che prima di scomodare un glorioso nome del passato, bisogna capire se davvero ne vale la pena. Negli ultimi anni questa dinamica si è innescata molto più spesso e quasi sempre riguardo alle auto elettriche. Qualche esempio?
FIAT, FORD E RENAULT. Fiat ha riportato in auge nomi come “600” e “Topolino”, Ford lo ha fatto con la Mustang e Renault si prepara a farlo con la “5”, ma forse anche con la “4” e con la Twingo. Se queste saranno o meno storie di successo, sarà solo il tempo a stabilirlo, ma intanto noi registriamo il fatto che per auto mosse dalla tecnologia del futuro si scelgono dei nomi che rimandano al passato. Un passato dove peraltro l’industria lavorava per rendere la mobilità davvero di massa, mentre ora vuole produrre e vendere meno ma guadagnare di più.
MOTIVI DI ACQUISTO. Per quale motivo oggi un automobilista dovrebbe comprare un’auto elettrica? Per risparmiare sul prezzo di acquisto o forse su quello di gestione? Perchè l’energia elettrica è più economica dei combustibili fossili, oppure più sostenibile? Per rispettare l’ambiente e utilizzare infrastrutture di ricarica all’avanguardia che gli facilitano la vita? Tutte domande a cui nella comunicazione pubblicitaria e nelle strategie di vendita si tende a non rispondere. Davvero le migliori menti del marketing pensano che qualcuno acquisterà la nuova R5 elettrica perché nostalgico della vecchia?