C’era una volta il Centro Ricerche Fiat
Nelle ultime settimane Stellantis è stata molto spesso al centro dell’attenzione per una serie di questioni politico-industriali-occupazionali, fino ad arrivare alla notizia clamorosa degli ultimi giorni, ovvero il cambiamento di nome dell’Alfa Romeo Milano, che è diventata Junior. Astenendomi dal commentare quest’ultimo fatto, anche perché si commenta da solo, vorrei invece sottolineare i quaranta esuberi previsti al Centro Ricerche Fiat.
A CASA. Considerando che questi esuberi fanno parte di un pacchetto ben più grande, che ne prevede inizialmente duemila ma in totale settemila, forse quaranta posti di lavoro possono sembrare poca cosa, ma sarebbe un’impressione sbagliata. Questi quaranta ingegneri e tecnici, infatti, fanno parte di un centro ricerca che con il suo operato ha cambiato la storia e il mercato dell’auto, sicuramente quello europeo e probabilmente anche quello mondiale.
COMMON RAIL. Per chi se lo fosse scordato, dal Centro Ricerche Fiat sono uscite due invenzioni di poco conto come il motore turbodiesel a iniezione diretta e il common rail. Due tecnologie che hanno portato il Diesel a dominare il mercato europeo, prima di cadere malamente per il Dieselgate e le sue conseguenze. Naturalmente non bisogna dimenticare che il common rail fu venduto alla Bosch per completarne l’industrializzazione e che questo è stato un madornale errore strategico. Tuttavia il valore dell’invenzione resta.
BREVETTI. Tanto per dare delle unità di misura, il CRF ha registrato quasi 3.000 brevetti nella sua storia, e ha sviluppato competenze strategiche nel manufacturing, nello studio dei materiali funzionali, nell’Ict e nell’elettronica. Poi ci sono i laboratori all’avanguardia, tra cui quello di compatibilità elettromagnetica e il simulatore dinamico di guida in realtà virtuale immersiva. Insomma, questo centro è stato un vero e proprio punto di riferimento tecnologico per quasi 50 anni.
DECLINO. Un riferimento che diventerà sempre meno intenso in seno a Stellantis. La politica del gruppo franco-italo-americano, infatti, fa della riduzione dei costi un mantra imprescindibile e questo cozza fortemente con il concetto di ricerca e sviluppo. Del resto abbiamo visto quello che sta accadendo con i reparti sportivi dei singoli brand: le nuove Abarth e HF elettriche vengono sviluppate in Francia. In altre parole, il depotenziamento del Centro Ricerche Fiat è un altro segnale inequivocabile del declino dell’auto italiana.