Bmw (ri)scopre il suo lato cruiser con la R 18
Forse non sai come funziona. Ma quando viene presentata una nuova moto, le Case mandano un comunicato stampa ai giornalisti. Una roba agiografica che decanta le virtù del nuovo prodotto, ricostruendo alberi genealogici con ascendenti e discendenti blasonati. “Vedi questo dettaglio? Si ispira a quello della storica Pinco Palla”, o “guarda quest’altro, è quello della mitica Vattelapesca…”. Insomma, cercano di vendere al meglio il loro prodotto. Logico.
DAI SALONI ALLE CONCESSIONARIE, PASSANDO PER UN FLOP. È bastato che la R 18 diventasse realtà che, tac!, arrivasse l’immancabile comunicato. Con tanto di foto, video, fanfare. Interviste a guru del manubrio che spiegano l’insostenibile leggerezza della brugola o la fenomenologia del raggio cromato. Niente di nuovo. Di questa R 18, poi, la moto che monta il più grande motore boxer ‘made in Bavaria’ di sempre, si dice soprattutto che è ispirata alla mitica R 5 (degli Anni ’30). Ci sta. Ma facciamo un passo indietro. Perché devi sapere che una volta era diverso, i comunicati erano stampati e se ti veniva un’idea, un dubbio, dovevi fare un lavoro più certosino e ti toccava leggerli tutti. Dall’inizio alla fine. Oggi per fortuna sono pdf: basta chiedere e ti sarà detto. Per esempio, vuoi sapere quante volte viene citata la fantomatica R 5? 22. Non poche, in 28 pagine di spiega. Ma se sei uno che negli Anni ’90 motociclizzava già, allora ti potrebbe venire un’altra curiosità: e la R1200 C? Zero. Riproviamo, metti mai. Ancora 0. C’era da immaginarselo. Nonostante il modello nato nel 1997 come anti-Harley l’avessero piazzato pure sotto il sedere di 007 (per la precisione, le natiche erano quelle di Pierce Brosnan in Tomorrow never dies) e fosse finito pure al Guggenheim di Bilbao, quella bicilindrica vagamente chopper non è mai stato uno dei fiori all’occhiello della produzione dell’elica. A metà tra una Aprilia Red Rose troppo cresciuta e una colata di metallo mal rappreso, la linea overdesigned (un modo elegante per dire pasticciata), non l’ha resa il sogno ricorrente di bmwisti di lungo corso. Né di nessun altro: per questo fu mandata in pensione nel 2004, dopo solo sette anni (che per i tedeschi è niente), con la scusa che il motore non permetteva ulteriori sviluppi. Roba da crederci, se gli stessi bavaresi non fossero quelli della GS… Per questo che a Monaco si saranno detti, “sai cosa? E noi non citiamola neanche come riferimento di questa cruiser, chi vuoi che se la ricordi?”.
QUASI QUATTRO QUINTALI DI BOXER. DA SBARCO. A onor del vero la R 18 è un’altra cosa. Se la R1200 era una mossa difensiva, le Harley allora le volevano anche gli automobilisti che in tutto quel cromo al massimo intravedevano giusto un juke-box a due ruote, questo boxerone di quasi 2 litri è una vera e propria offensiva. Anzi, un panzer/cruiser da sbarco, progettata per il mercato d’oltreoceano, in chiave custom (cioè portata alle personalizzazioni). Ecco allora marmitte Vance & Hines e selle Mustang Seat, o manubri Ape Hanger in stile easy rider (giuro). Ma se il gusto è opinabile, la meccanica è una scienza esatta e quel 1802 cc, otto valvole e doppia accensione, che da solo pesa 110,8 chili è decisamente un monumento all’ingegneria teutonica. Ne vuoi ancora? Be’ allora sappi che la coppia massima è di 158 Nm a 3000 giri e che la trasmissione finale, rigorosamente cardanica, è lì in bella mostra (e che, per esaltarne la bellezza, è stata pure trattata con una speciale nichelatura). Ultimo dettaglio, che sa di effetto speciale: il telaio a doppia culla ti dà l’illusione di essere rigido come quello della R 5 (guarda dietro, sembra quasi che non ci sia la sospensione). Tra i gadget, optional, che ci sono ma non si vedono: retromarcia assistita (la bestia pesa 345 chili, non so se mi spiego) e assistenza per partenze in salita (ricordati che è fatta per gente, gli americani, per cui anche quei kamikaze dei giapponesi devono riprogettare elettrodomestici in versione semplificata…). Per sapere se questa Cruiser due la vendetta piacerà, rimaniamo d’accordo così: diamoci appuntamento fra venti anni. E così vedremo se in listino, oltre all’immarcescibile GS, i bavaresi avranno ancora una moto custom, evoluzione di quella mitica R 18…