BMW M3 E30, la belva di Manhart (e cuore Alpina)
Cosa può spingere il proprietario di una BMW M3 di prima generazione ad alterarne carrozzeria e prestazioni, considerando che, a oltre 35 anni dal debutto, la più potente delle Serie 3 E30 è insieme la più ricercata tra le BMW classiche moderne e la vettura più costosa del brand Motorsport nel mercato delle auto da collezione? Secondo l’autorevole banca dati tedesca di Classic Analytics, una BMW M3 E30 come appena uscita di fabbrica può valere fino a 90.000 euro, mentre la quotazione media di un esemplare da rimettere in sesto si attesta intorno ai 25.000 euro. Ma non mancano eccezioni “al rialzo”: il prezzo richiesto per una Sport Evolution 2.5 del 1990 ha raggiunto 255.000 euro, più del doppio – a titolo di paragone – della cifra necessaria per portarsi a casa una Alpina B6S 3.5, il cui valore non supera i 110.000 euro.
TUTTA DA GUIDARE. Non possiamo dirlo con certezza, ma probabilmente il restomod di questa BMW M3 E30 può essere stato un modo per dare nuova vita a un esemplare incidentato. In ogni caso, il risultato finale è una macchina tutta da guidare, con prestazioni e una dinamica di guida sulla carta superiori rispetto all’auto d’origine. Premesse (e profitto) a parte e qualsiasi sia la fonte d’ispirazione, il tuner tedesco Manhart ha deciso di modificare una BMW M3 prima serie per rendere più veloce e, da un certo punto di vista, ancora più accattivante nell’estetica questa autentica “regina del traverso”.
SEI AL POSTO DI QUATTRO. Nel trasformare questa BMW M3 E30 Manhart ha cominciato con l’abbandonare il quattro cilindri originale da 2,3 litri di cilindrata, un motore aspirato a 4 valvole per cilindro, sostituendolo con un sei cilindri in linea da 3,5 litri turbocompresso di derivazione Alpina B7 S Turbo. Messa a punto a Buchloe, questa unità forniva una potenza massima di 330 CV e un picco di coppia di 500 Nm, ma Manhart ha deciso di intervenire sul turbocompressore e l’intercooler per ottenere 405 CV e 650 Nm. Praticamente il doppio di prima alle voci “potenza” e “coppia”.
LE MARCE LE CAMBI TU. Il nuovo motore fa il paio con un cambio manuale a cinque marce, mentre un differenziale Drexler aiuta a scaricare a terra i tantissimi cavalli sempre a portata di piede destro anche quando la strada si fa tutta curve. Il tuner non ha dichiarato i tempi di accelerazione dell’auto, ma considerando che l’auto pesa meno di una BMW M3 E30 standard, che ferma l’ago della bilancia poco oltre i 1130 chili, è possibile che la M3 preparata da Manhart possa dare filo da torcere persino a una M3 dei giorni nostri.
FRENA MEGLIO. Ma le modifiche apportate da Manhart non si fermano qui. La BMW M3 E30 messa a punto dal preparatore tedesco ha guadagnato anche un nuovo impianto di scarico e freni più potenti, con all’anteriore pinze Brembo a quattro pistoncini che mordono dischi forati da 330 mm (dietro, invece, le pinze sono rimaste quelle originali, mentre i dischi sono più grandi). Sono state installate anche molle H&R per ridurre la luce a terra e rendere la vettura più agile ed efficace tra le curve.
DENTRO PROFUMA UN PO’ D’ITALIA. Le modifiche sono completate da una serie di aggiornamenti esterni e interni. Per cominciare, la vettura è rifinita in una splendido verde scuro opaco con accenti rossi e adotta ruote in lega Manhart Concave One da 8,5Jx19” davanti e da 9,5Jx19” dietro. Nell’abitacolo spiccano i sedili sportivi rivestiti in Cardinal Red, un volante Momo a tre razze e un pomello del cambio in legno, con la strumentazione supplementare digitale al posto di una delle due bocchette del climatizzatore originali.
LA CONTROPARTITA È… Sul costo della trasformazione non sono state diffuse stime né comunicati listini. Certo bisogna mettere in conto, oltre che di sborsare cifre a cinque zeri, anche di perdere quel “gioiello” che è il quattro cilindri della M3 originale, un motore che ha permesso alla sportiva rimasta forse più famosa della casa bavarese di conquistare innumerevoli successi nella gare di turismo e una vittoria nel Mondiale rally al Tour de Corse del 1987.