Auto e Moto d’Epoca Padova: visita guidata per centauri
A Padova non hanno tirato giù la claire neanche l’anno scorso quando nelle città di aperto c’erano rimasti giusto i bancomat. Questo per dire che la passione per le ruote non riesce a smorzarla neanche una pandemia. Immaginati quest’anno che l’allarme non è (ancora) rosso. Morale, se nel 2020 non sei venuto nella città dello spritz, fino a domenica 24 fai a tempo a rimediare. Ci sono due modi per avvicinarsi alla fiera Auto e Moto d’Epoca: col coltello tra i denti, e cioè pronti ad attaccare il primo mezzo che capita sotto gli occhi, o in pace, con l’aria sognante di chi fa un giro a una mostra dove sa che tanto non potrà mai permettersi le opere esposte. In ogni caso, hai bisogno di una guida, per non perdersi in cianfrusaglie. Eccola.
VESPA E LAMBRETTA. Le più amate dagli italiani, e non solo. E se lo scooter di Pontedera è rappresentato benissimo da una rassegna più unica che rara di esemplari (o repliche) di Vespa da battaglia. Tripudi di lamiere rivettate, carenate e pistolate per le gare di endurance che furono. Come per sbaragliare i nemici a suon di cannonate (letteralmente). Delle Lambretta, invece, la più interessante è il motocarro Lambro, con tanto di scritta delle Poste Italiane sul cassone. Ovviamente la patina è inclusa nel prezzo.
LE MOTO DEI MANICI. Le vedi lì, in bella mostra (esposizione che si intitola “L’Italia che vince le corse”). Una sfilza di bestie da pista che racconta l’evoluzione dei bolidi tricolori da competizione. Da quei monumenti alla meccanica applicata che sono le Benelli Bialbero 4 valvole (ce n’è una della ex collezione Morbidelli…) o la Parilla 250 con la campana che carena anche la ruota anteriore. E poi le bicilindriche, Rumi (questo 125cc è del 1956) e Moto Guzzi (questa del 1951, è l’ultimo esponente di quella specie di mattatrici che nel 1935 misero tutti in riga al Tourist Trophy). Quindi la replica della tre cilindri MV Agusta con cui Agostini vinse 7 dei suoi 8 titoli mondiali nella classe regina. Per finire con la quattro cilindri di Arcore, la Gilera 500 GP. La moto che fece scoprire al mondo le potenzialità di questa soluzione ingegneristica (iridata da 6 titoli mondiali).
DI TUTTO UN PO’. E poi c’è il tendone di Ruote da Sogno. Che è un po’ come andare a fare le vasche in centro quando sul più bello incontri qualche vecchia fiamma, come la Ducati MH900e (che anticipò le mezze carene di oggi di quasi 20 anni…). O la Monster 900 Club Italia. Per non parlare delle bombe sexy che fecero ingrifare già nonni e papà e che non hanno perso niente di quella carica: visto che fanno ancora girare le teste. Come la Moto Morini Settebello 175. Una collezione di buchi con la carena intorno.
