Aston Martin Vanquish: la V12 della nuova era

Aston Martin Vanquish: la V12 della nuova era

Alla fine, forse, non dovevamo disperarci più di tanto. Vero, il mondo dell’auto è cambiato a gran velocità, e l’onda “green” ha finito per affondare alcuni modelli e alcuni schemi meccanici che tanto amavamo, ma almeno per ciò che riguarda i grandi motori plurifrazionati, possiamo stare tranquilli: i V12 sono qui per rimanere. Lo ha affermato a gran voce Lamborghini con la Revuelto, lo ha fatto Ferrari con la 12Cilindri e ora è la volta di Aston Martin che con la sua nuova punta di diamante, la Vanquish, annuncia anche una nuova generazione del suo dodici cilindri. Sempre biturbo, sempre da 5,2 litri, ma in sostanza tutto nuovo per erogare più cavalli che mai – 835 CV e 1000 Nm di coppia – ed essere a prova di normative attuali e future per permettere ai fortunati proprietari di continuare a godere di un V12 sotto il cofano.

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E CHE COFANO! Sì, perché V12 a parte – ne torniamo a parlare tra un attimo – la nuova Aston Martin Vanquish punta proprio su questo elemento per essere ancora più bella e desiderabile. Il passo è cresciuto di ben 8 cm, tutti concentrati tra le ruote anteriori e il montante A per enfatizzare le proporzioni tipiche delle gran turismo inglesi con un lunghissimo cofano e l’abitacolo “accucciato” sulle ruote posteriori, mentre dal punto di vista dell’ispirazione, il design della nuova Vanquish reinterpreta e unisce gli stilemi delle GT che l’hanno preceduta, sia di serie che limitate: e così le linee sinuose della DBS Superleggera e della precedente Vanquish vengono racchiuse nelle forme più nette e “taglienti” delle special come la Victor e la Valour, ispirate alle Aston degli Anni ’80. Una filosofia estetica particolarmente evidente al posteriore, dove troviamo un inedito design a coda tronca molto aggressivo, ma come nella migliore tradizione Aston Martin anche molto ben proporzionato rispetto al resto della vettura. 

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ALL’INTERNO. Nessuna sorpresa all’interno, ma una grande riconferma di come dalle parti di Gaydon stiano lavorando giorno dopo giorno per trovare il giusto mix tra stile e funzionalità, senza cadere più nella tentazione di utilizzare schermi e sistemi operativi di terze parti. E così nessun dettaglio stona in un abitacolo sapientemente rivestito in pelle: c’è tutta la tecnologia che ci si attende da un’auto della nostra epoca, ma anche tanti bei comandi fisici sulla consolle centrale, per avere sempre a portata di mano tutte le funzioni più importanti senza perdersi nei meandri dei menù dell’infotainment. Degna di nota, poi, la zona dietro i sedili, dove fa bella mostra di sé una bellissima struttura in fibra di carbonio e pelle, fatta apposta per accogliere bagagli su misura che aumentano notevolmente la capacità di carico.

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160 CAVALLI LITRO. Ma torniamo a parlare di cilindri e pistoni perché per ottenere il V12 di serie più potente della sua storia (Valkyrie a parte) Aston Martin ha rivisto gran parte del gruppo moto propulsore: nuovo il blocco cilindri e le bielle rinforzati, le teste cilindri sono state ridisegnate con alberi a camme riprofilati, nuovi anche i condotti di aspirazione e scarico. Le candele di accensione sono state riposizionate, mentre i nuovi iniettori di carburante con maggiore portata promettono di ottimizzare la combustione. Anche i turbocompressori sono inediti: grazie a un’inerzia ridotta e a una velocità massima più alta (+15%) forniscono un flusso d’aria più elevato al motore.

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BOOST RESERVE. Inoltre per donare al V12 biturbo tempi di risposta al pedale del gas simili a quelli di un aspirato è stata introdotta una particolare funzione chiamata Boost Reserve: la pressione della sovralimentazione del turbocompressore è in quasi tutte le situazioni di guida superiore rispetto a quanto normalmente richiesto per una determinata accelerazione, in modo che sia pronto a scattare quando è necessaria la massima potenza. Gli ingegneri inglesi spiegano che “questo avviene durante le richieste di accelerazione parziale, in modo impercettibile per il guidatore, bilanciando la posizione del flap dell’acceleratore (per limitare il flusso di aspirazione) e la valvola wastegate intelligente nel turbo (per regolare con precisione l’aumento della pressione di aspirazione) in modo che corrisponda a ciò che il guidatore si aspetta. Quando il conducente richiede la massima potenza/coppia, l’acceleratore si apre di scatto consentendo alla pressione della sovralimentazione in eccesso, insieme al carburante, di essere rilasciata nel motore per una risposta immediata.”

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CUORE DI ALLUMINIO. Per quanto riguarda il comparto telaistico e sospensivo, la nuova Aston Martin Vanquish sfrutta come in passato un leggero telaio in alluminio con pannelli della carrozzeria in fibra di carbonio, ma rispetto alla DBS Superleggera la rigidità laterale è aumentata del 75%. Le sospensioni con ammortizzatori a controllo elettronico sono a doppio braccio all’anteriore e multilink al posteriore, dove troviamo anche un inedito differenziale autobloccante a controllo elettronico. I freni carboceramici di serie utilizzano dischi da 410 mm all’anteriore e 360 al posteriore e vantano un sofisticato sistema di gestione elettronico che, tra le altre cose, permette alla Vanquish di rimanere stabile e facile da gestire anche quando si frena a ruote sterzate.

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PER POCHI. Chiudiamo con alcuni dati salienti sulle performance: la nuova Aston Martin Vanquish scatta da 0 a 100 km/h in 3,3 secondi e raggiunge i 345 km/h di velocità massima. Il suo peso a secco è di 1774 kg, mentre il baule ha una capacità di 248 litri. La Vanquish è già ordinabile e arriverà su strada alla fine dell’anno: non sarà però facile vederne una; la produzione di questo modello sarà molto limitata con la Casa inglese che si aspetta di produrne circa un migliaio all’anno. Il prezzo di listino, almeno per il momento, non è stato annunciato, ma ipotizziamo che possa aggirarsi attorno ai 400.000 euro. 

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