Aston Martin DB5, sessant’anni da star
Chi ha qualche primavera in più sulle spalle se la ricorda bene, perché era uno dei modellini preferiti da chi negli Anni ‘60 era bambino.
DIVA DEL GRANDE SCHERMO. Stiamo parlando dell’Aston Martin DB5 dell’agente segreto 007, James Bond. Un prodigio della tecnica. Di allora, ovvio. Con questa vettura, Bond poteva fare qualsiasi cosa: seminare gli inseguitori spargendo chiodi e fumo sulla strada, aveva sedili eiettabili e dai rostri dei paraurti anteriori spuntavano minacciose, all’occorrenza, temibili mitragliatrici. Ebbene, proprio questo mese ricorrono i 60 anni dalla nascita dell’Aston Martin forse più celebre, e che, grazie anche alle mirabolanti avventure di James Bond, è diventata nel corso del tempo un oggetto di culto da parte dei collezionisti.
GRIFFE ITALIANA. L’Aston Martin DB5 nacque per sostituire la DB4: era un’affascinante gran turismo realizzata in collaborazione con la carrozzeria Touring di Milano, e rispetto alla DB4 il suo sei cilindri in linea bialbero presentava numerose modifiche. Innanzitutto, la cilindrata passava da 3.670 a 3.995 cc, con una potenza massima che cresceva da 240 a 282 CV, per una velocità massima di 240 km/h. Al motore era accoppiato un cambio ZF dapprima a 4 e poi a 5 marce. Le sospensioni adottavano nuovi ammortizzatori posteriori regolabili, mentre i freni vennero potenziati con l’introduzione di un nuovo impianto Girling. La DB5 aveva fascino da vendere: richiamava le forme della progenitrice ed era una elegante coupé 2+2 con un classico frontale in stile british, fari anteriori carenati e una coda dal taglio decisamente originale. Sessant’anni dopo, la DB5 resta una pietra miliare per la casa inglese, in primis da un punto di vista dello stile: le forme raffinate ed eleganti della sua carrozzeria, infatti, hanno ispirato intere generazioni di coupé Aston Martin, compresa, ovviamente, la nuovissima DB12 ritratta accanto alla nobile antenata nelle immagini a corredo del nostro articolo.
GIOIELLI TRA I GIOIELLI. Dell’Aston Martin DB5, inconfondibilmente “Made in England” erano anche gli interni, impreziositi da rivestimenti in pelle e contraddistinti dai classici strumenti circolari Smiths a dominare la scena sulla plancia. Tra gli accessori a richiesta, il tetto apribile l’autoradio. Prodotta dal 1963 al 1965 in 1.033 esemplari, nonostante la scritta “Superleggera” che distingueva i modelli griffati dalla carrozzeria Touring, era costruita in Inghilterra su licenza. Nel corso della sua carriera la DB5 venne proposta con altri allestimenti e in versioni speciali, come la potente DB5 Vantage, i cui 314 CV venivano generosamente “dissetati” da un tris di carburatori Weber, o ancora la bella cabriolet Volante, allestita in 123 esemplari, e la rarissima Shooting Brake, subito ribattezzata “Estate” e costruita in appena 12 unità.
AMATISSIMA DAI VIP. Una curiosità: la versione Shooting Brake dell’Aston Martin DB5 nacque per volontà dell’allora proprietario della casa di Gaydon, David Brown. Essendo appassionato cacciatore, Brown era alla ricerca di una sportiva abbastanza capiente per trasportare gli adorati cani e i fucili. I soldi, si sa, non danno la felicità, ma qualche problemino lo risolvono: così Brown fece modificare la carrozzeria della DB5 dando di fatto vita a un modello nuovo. L’auto piacque moltissimo a Brown, e non solo a lui: oltre a James Bond (o forse proprio grazie a Bond…) la DB5 finì nel garage di molti vip dell’epoca, da Paul McCartney e George Harrison dei Beatles a Mick Jagger dei Rolling Stones, solo per citarne alcuni tra i più celebri.
