Aprilia Tuareg, una sella con vista Dakar
Conosco gente che la stava aspettando da più di trent’anni. Oltre a me, ovviamente. Perché? Perché l’Aprilia Tuareg è stato il modello che ha messo in moto i dakariani in erba. Gli ennesimi ragazzini appassionati di piste. Ma questa volta nel deserto. Un breve ripasso della puntata precedente ti farà ricordare che quando il mondo dei centauri ha cominciato ad appassionarsi alle massacranti gare africane (siamo a metà degli Anni ‘80), i produttori sfornavano ancora tuboni e motorette che ormai avevano perduto tutto il loro sex appeal. Almeno per chi, in differita e a orari folli, vedeva saltare tra le dune i veri oggetti dei propri desideri. E fu così che in quel di Noale, alle porte di Venezia, quel visionario di Ivano Beggio decise di avverare i sogni degli adolescenti. Inventando la Tuareg. Cosa la rendeva unica? No. Non era quel serbatoio maggiorato che sapeva di avventura, ma che sostanzialmente camuffava una normalissima, si fa per dire, enduro Aprilia (la ET). L’elemento rivoluzionario era un altro. Il motore monocilindrico, di 50 e 125cc, che la rendeva possibile per chi, in TV, era costretto a veder moto, soprattutto giapponesi, con cilindrate off limits almeno fino alla maggiore età… L’idea fu così azzeccata che ben presto all’intuizione geniale seguirono le grafiche iconiche (quel lilla che invoglia fece scuola) e il design da vere moto da deserto. Qualche dettaglio: il doppio faro davanti con tanto di griglia, le forcelle a steli rovesciati, il cupolino integrato col serbatoio extra large e, per finire, il codone panciuto con dentro l’ennesimo serbatoio (quello dell’olio della miscelazione separata).
PROSSIMAMENTE, NEI CONCESSIONARI PIÙ VICINI A TE. E adesso finalmente è tornata. Anzi, sta tornando, visto che le prenotazioni dell’Aprilia Tuareg 660 si aprono il 3 novembre (ovviamente online). La Tuareg degli Anni ‘20 monta il motore bicilindrico da 660 cc noto agli estimatori delle moto di Noale (RS e Tuono). Ovviamente poi, questa enduro da 187 kg e 80 cv, vanta una tecnologia super contemporanea. E la mette a disposizione di tutti, visto che i controlli elettronici dell’APRC sono di serie (e includono controllo di trazione, cruise control e le mappature del motore). E siccome nel suo DNA c’è quello di rendere l’off road una meta raggiungibile per ogni centauro, questa tuttoterreno veneta è disponibile anche per i neopatentati. Dai che ormai ci siamo, manca davvero poco al grande ritorno. E quel giorno è meglio che ti fai trovare pronto. Se ti stessi domandando come si chiama la livrea ispirata alle Wind che furono, be’, segnatelo: è Indaco Tagelmust.