Alma Sprint Restomod: la rivincita dell’Alfasud

Alma Sprint Restomod: la rivincita dell’Alfasud

Alfaholics a parte – quei pazzi inglesi che rivoltano divinamente vecchie Giulia e Duetto – non sono molte le aziende che creano restomod su base Alfa, difatti quasi tutti sono concentrati su 911 e Delta. Alla brevissima lista del biscione va ad aggiungersi la ‘Mecanica Alma’, una ditta portoghese che ha creato qualcosa di davvero speciale… partendo da un’Alfasud. La piccola Alfasud è da molti considerata la sorellina brufolosa della GTV: meno potente, meno attraente, meno performante; tuttavia la Alma vuole instillare in essa la scintilla della 6C Sprint, un prototipo (basato proprio sull’Alfasud) costruito ad inizio anni ’80 per il Gruppo B, con un V6 Busso montato dietro i sedili, carrozzeria gonfiata e trazione posteriore.

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MECCANICA LIBIDINOSA. Non aspettatevi una bestia con il V6 della 147 GTA sbattuto nel baule, la Alma – nota per i suoi restauri di Alfa classiche – ha lasciato la trazione e il propulsore lì dov’erano, intervenendo su tutto il resto. Sotto il cofano si cela un quattro cilindri boxer portato a 1.8 litri e 160 cavalli (contro gli 1.7 litri e i 118 cavalli della 1.7 Sprint QV originale), fiero di avere carburatori doppio corpo Dellorto, teste ridisegnate, pistoni forgiati, camme più cazzute e uno scarico artigianale in inox. Le sospensioni sono regolabili, i freni montano componenti derivati dal Motorsport e il cambio è un cinque marce a corsa corta con differenziale autobloccante. Aggiungete alla ricetta 880 chili a secco e otterrete un’Alfasud dannatamente eccitante, col rapporto CV/ton della prima Lotus Elise.

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SFIDA VINTA. Ora passiamo al design. Gli amici di Rafael Soares (fondatore della Alma) avranno ipotizzato una prematura forma di pazzia per l’aver basato un progetto così audace su un’Alfasud, due volumi che è – specialmente nella versione a due fari e cinque porte – bruttina tanto. Eppure non riesco a togliere gli occhi di dosso alla Alma Sprint: fiancate allargate, paraurti ridisegnati, portellone ispirato alla 6C, alcuni dei più bei cerchi che possiate piazzare sotto ad un’Alfa, doppio scarico, specchietti più snelli e una griglia frontale rivista che integra moderni fari Hella. Il risultato è maschio ma ancora classico e distinto. Gli interni sembrano quasi originali, eppure sono stati impreziositi da un volante Momo a tre razze, leva del cambio in alluminio, sedili corsaioli in Alcantara, cinture Sabelt a quattro punti e Bluetooth. Chapeau.  

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PREZZO QUASI UMANO. La Alma Sprint è un restomod coi controfiocchi, non snaturato e implementato sotto ogni aspetto che ha trasformato la snobbata Alfasud in un oggetto dei desideri. L’azienda portoghese ne produrrà solamente 20 esemplari a partire dall’autunno, ad un prezzo base che pare aggirarsi attorno ai 50.000 euro oltre all’auto donatrice. La cifra – calcolando i prezzi stratosferici che girano nell’ambiente – è per una volta ragionevole, basta non farsi prendere la mano con le numerose personalizzazioni estetiche e meccaniche a disposizione dei clienti. Mai avremmo pensato di trovare così attraente un’Alfasud…

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Un commento su “Alma Sprint Restomod: la rivincita dell’Alfasud”
  • Stat ha scritto:

    Brufoloso sarà lei. Come si permette di definire così la bellissima coupé di Giugiaro che, solo per fare due esempi, a differenza della sorella maggiore brillava per l’equilibrio e le proporzioni della linea e le qualità del cambio pienamente all’altezza delle tradizioni del marchio ?

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