Alfa 33 che passione: a 40 anni è più amata che mai
Arese (MI), domenica 19 febbraio 2023, ore dieci del mattino circa. Il pellegrinaggio degli alfisti al Museo Storico Alfa Romeo comincia sotto un sole timido. L’aria è frizzante, ma un caldo tepore si leva dal nastro d’asfalto, mentre le marmitte fumanti delle Alfa 33 borbottano in sottofondo ai capannelli di appassionati e curiosi. In tanti sono arrivati da lontano, guidando sull’autostrada deserta tutta la notte per non perdersi la grande festa, come gli affezionati soci del club Alfa Roma. Quando varcano i cancelli della piccola pista del museo per assaggiare l’asfalto, le loro 33 sono calde abbastanza per accarezzare la zona rossa del contagiri senza il timore di “disturbare” cilindri e pistoni. Non serve tendere l’orecchio, per sentirle arrivare in uscita da un tornante: coricate su un fianco, con il muso sollevato che già punta alla prossima curva, le macchine sfilano veloci. E il rombo inconfondibile del boxer Alfa sussurra all’anima di chi ha il Biscione nel cuore.
DA CATANIA CON UNA CABRIO UNICA AL MONDO. Le note metalliche della meccanica e gli ampi respiri dei corpi farfallati si fondono, e la melodia finale che si spande dai tubi di scarico rientra a pieno titolo in quella schiera di sensazioni quasi mistiche che gli alfisti conoscono bene e sono molto difficili da tradurre con il linguaggio delle parole. Forse per questo, nel tempio del Biscione, si fa meglio a parlare col cuore, ma Orazio Pennisi e Francesco Li Volsi, presidente e vicepresidente del Catania Club Alfa Romeo, giunti al museo a bordo dell’unica 33 cabriolet al mondo, hanno un bel viaggio da raccontare: “Abbiamo caricato la macchina sulla nave a Palermo, siamo sbarcati a Genova, ed eccoci qui, in mezzo a tanti amici che condividono la nostra stessa passione”. Perché l’Alfa 33? “È un connettore sociale incredibile – ci spiegano -: sta facendo avvicinare al marchio tanti giovani che desiderano scoprirne le glorie e viverlo come tanti anni fa hanno fatto i loro genitori e i loro nonni”.
ALBUM DI FAMIGLIA. Quella per l’Alfa 33 è una passione di famiglia per il quarantenne Agostino Caroli, che per mestiere ripara le parti in carbonio e vetroresina delle Alfa Romeo 33 da corsa degli anni ’60 e ’70. Al party per i primi quarant’anni dell’ultima, gloriosa erede dell’Alfasud si è presentato al volante della 33 1.3 S bianca ereditata dal nonno: “Ci corro anche in pista, è in casa dal 1986…”, ci racconta con un velo di commozione nella voce prima di posare per una foto ricordo accanto al papà. Il suono inimitabile del motore, il comfort e la tenuta di strada, che ti dà tanta sicurezza: queste le doti della 33 che più hanno fatto innamorare l’Agostino bambino e convinto quello adulto a metterne addirittura quattro nel suo garage: “Le altre tre sono tutte Sport Wagon e una la uso tutti i giorni per andare a lavoro”.
IL MOTORE DEI RICORDI. Ad Arese Walter Mancuso è giunto in treno da Battipaglia, dove – come molto spesso gli capita nelle sue “puntate” in giornata al museo dell’Alfa – ha fatto ritorno a notte fonda: “Sono un alfista sfegatato e a mia discolpa posso dire che possiedo anche una Arna”, scherza prima di scappare in stazione. Da Zurigo, accompagnato dalla moglie Caterina, è arrivato Andrea Santarsiero: “Ogni volta che posso vengo al museo. A trasmettermi il virus Alfa è stato mio zio. Oggi guido una Giulia Veloce moderna, ma nel box ho anche una 75 Turbo prima serie. La 33 avrà sempre un posto speciale nel mio cuore: fino a otto anni fa ho avuto una Quadrifoglio Verde 1.7 sedici valvole. Quella macchina mi manca da morire. La sogno ancora di notte e, se oggi sono qui, lo devo anche a lei”. (Foto di: Alessandro Vago)