Al “Mauto” un viaggio oltre i confini dell’auto
PIANETI DIVERSI MA VICINI. Vi siete mai chiesti cosa accade quando designer automobilistico esce dal suo “campo d’azione” abituale e mette la sua fantasia a disposizione di mondi “culturalmente” lontani da quello dell’automobile? Per trovare una risposta esaustiva (e sorprendente) a questo quesito, vale senz’altro la pena di staccare un biglietto per il Museo Nazionale dell’automobile di Torino, dove fino al prossimo 26 febbraio rimarrà aperta la rassegna “Dna. I geni dell’automobile nell’industrial design”. Il percorso della mostra, a luci soffuse, accompagna il visitatore alla scoperta di due universi apparentemente distanti e incompatibili ma, in realtà, inclini a una contaminazione reciproca che ha stimolato spesso idee geniali e quasi sempre capaci di cambiare il nostro quotidiano.
UN VIAGGIO OLTRE L’AUTO. Potrà sembrare quasi inspiegabile, ma a Paolo Martin, il genio silenzioso nascosto dietro la Ferrari Modulo, disegnare una supercar da mille e una notte, un motoscafo offshore o un asciugacapelli da parete procura la stessa emozione. È il bello della creatività pura applicata al design, che per avere successo, al di là della sua applicazione, deve sì appagare l’occhio, ma prima di tutto funzionare bene. Una regola che ha applicato con risultati straordinari anche Giorgetto Giugiaro. Non tutti, forse, sanno che il “papà” della Panda, dell’Alfasud e della Golf si è occupato con enorme soddisfazione anche di industrial design: digitate su Google “Nikon F3” e confrontatela con la F2, cioé la precedente fotocamera della casa giapponese: vi farete un’idea del salto quantico in termini di stile ed ergonomia che separa questi due pietre miliari della fotografia moderna.
TRA BELLEZZA E FUNZIONE. E Pio Manzù? Figlio di Giacomo, uno dei più grandi scultori italiani del Novecento, con il suo talento creativo e la sua profonda conoscenza del mestiere di progettista, accumulata in nove intensi anni di studio alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, in Germania, riusciva a partorire un giorno un’utilitaria geniale come la Fiat 127 e quello dopo una bottiglia Cinzano. Chissà quante altre meraviglie ci avrebbe regalato, lui che riusciva a rendere semplici sfide per i più impossibili, se un destino crudele non l’avesse portato via a trent’anni appena compiuti. Di storie come queste, in cui l’opera dell’ingegno umano è il risultato dell’incontro spesso inatteso tra bellezza e funzione, tra la ricerca della forma e della funzionalità, le sale del Mauto ne ha davvero tante da raccontare.
ASSE TORINO-MILANO. La mostra dedicata alle opere extra-auto dei più importanti car designer e progettisti del panorama internazionale, curata dal giornalista Giosuè Boetto Cohen, nasce da una collaborazione tra il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e l’ADI Design Museum – Compasso d’Oro di Milano. Nella sede espositiva, fino al prossimo 8 gennaio, rimarrà in esposizione anche una Cisitalia 202, identica a quella conservata al MoMA di New York, dove fu esposta per la prima volta nel 1951. “Una scultura in movimento”: così la definì Arthur Drexler, storico curatore, a cavallo tra gli anni ’50 e ’80, del più importante museo di arte moderna al mondo.