Aiuto mi hanno hackerato l’auto!
E se la cosa migliore che un malintenzionato potesse fare alla vostra auto fosse solo rubarla? È lo scenario pratico e più immediato che apre una recente inchiesta sulle auto più tecnologiche e connesse condotta dal New York Times. Si tratta di questo: le auto di nuova generazione sono fragilissime da un punto di vista informatico ed esposte agli attacchi degli hacker più di tanti altri sistemi e con conseguenze potenzialmente disastrose tanto sulla privacy quanto sull’incolumità fisica delle persone a bordo. Infatti, non stiamo parlando di un furto ‘tradizionale’, ma di pericoli ben più gravi a danno di un singolo veicolo, ma anche a intere flotte in un colpo solo. Un malware inserito nella centralina elettronica di un veicolo potrebbe farla accelerare improvvisamente, spegnersi o perdere potenza frenante, così come un veicolo elettrico hackerato potrebbe mandare in tilt la rete una volta messa in carica. Il tutto passando ‘semplicemente’ dalla connessione internet in vettura con sim telefonica.
È GIÀ CAPITATO. E non bisogna guardare al futuro perché esempi di attacchi informatici di questo tipo diventino realtà: già nel 2015, per esempio, alcuni ricercatori armeggiando su un laptop a 15 chilometri di distanza causarono la perdita di potenza di una Jeep Cherokee, il cambio della stazione radio, l’accensione dei tergicristalli e dell’aria fredda. FCA fu costretta a richiamare 1,4 milioni di veicoli per riparare la falla. L’anno scorso, Consumer Watchdog, un’associazione senza scopo di lucro a Santa Monica, in California, ha hackerato a scopo dimostrativo una Tesla entrando nei suoi sistemi. Ancora, in Sud America una ditta di autotrasporti ha dovuto invece fare i conti con ladri ipertecnologici che avevano alterato il sistema di tracciamento della flotta per rubarne il carico in tranquillità.
COME LE TECH FIRM. Le Case auto sono consapevoli dei pericoli e si stanno attrezzando, aumentando i livelli di sicurezza e di controllo sia in fase di costruzione sia prevedendo aggiornamenti continui dei software di bordo. I produttori sanno che la vera sfida del futuro è quella della sicurezza informatica dei veicoli, oltre che della protezione dei dati degli automobilisti, come ha dimostrato il recente caso delle Tesla vietate ai militari cinesi per timori di uso indebito di dati personali e informazioni ambientali (qui per saperne di più). Una sfida che fa assomigliare sempre più le Case automobilistiche a delle compagnie tecnologiche, mettendo ancora una volta in secondo piano i parametri classici con i quali si valuta una macchina. Per capire la complessità della sfida, basta pensare che i veicoli attuali impiegano circa 150 centraline elettroniche e circa 100 milioni di righe di codice – destinati a triplicarsi con la guida autonoma – mentre un aereo di linea ne conta solo 15 milioni. Partita persa in partenza? No, tutta da giocare. A dimostrazione che il modo dell’auto non è finito, si sta solo trasformando ad una velocità inimmaginabile solo qualche anno fa.