A Volkswagen va di traverso il pesce d’aprile

A Volkswagen va di traverso il pesce d’aprile

Non è la prima volta che Volkswagen fa giochetti di parole per lanciare campagne marketing – come quando nel 2003 ribattezzò in Golfsburg la sua sede storica di Wolsburg -, ma il finto annuncio del passaggio in America al marchio Voltswagen sta costando un po’ troppo caro al gruppo tedesco. Come minimo l’arrabbiatura della stampa e del mondo finanziario in un paese dove le relazioni sono state per anni non idilliache a causa dello scandalo emissioni. 

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VOLTSWAGEN. A causare l’imbarazzo e la necessità di scuse è stato un macchinoso pesce d’aprile che è iniziato il 30 marzo, quando la società ha pubblicato sul suo sito un comunicato nel quale si annunciava  il cambio di nome della branch americana, da Volkswagen (macchina del popolo) a Voltswagen – macchina dei volt, dell’elettrico e cioè del futuro popolo dato che il futuro è elettrico, era l’arzigogolata spiegazione – per sottolineare lo sforzo dell’azienda sulla transizione all’EV. Il comunicato era stato poi subito oscurato facendo credere che si fosse trattata di una comunicazione pubblicata in anticipo, suggerendone di fatto l’autenticità. Confermata successivamente dal cambio di nome ufficiale sul profilo Twitter e sul sito internet aziendale americano, dove il comunicato era riapparso.

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SEMBRAVA VERO. E così, dopo qualche scetticismo iniziale, la notizia è stata considerata vera da diversi media internazionali, da molti consumatori e persino da alcuni analisti finanziari che hanno scritto come il cambio di nome segnalasse “gli enormi sforzi del gruppo per la produzione di veicoli elettrici nei prossimi anni”. Tanto che lunedì il titolo Volkswagen ha fatto scintille in borsa per poi ritracciare mercoledì quando Volkswagen ha ammesso che si trattava di un pesce d’aprile anticipato. Ma perché una boutade del genere? “Volkswagen of America ha sviluppato e implementato una campagna di marketing per attirare l’attenzione con occhiolino sull’offensiva del gruppo sull’elettrico e il lancio sul mercato di ID.4 negli Stati Uniti”, ha spiegato la società, che ha negato fermamente intenzioni di speculazioni borsistiche. 

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LE CRITICHE. L’ammissione è arrivata solo quando la Casa madre è intervenuta per riprendere in mano una situazione che era andata oltre le intenzioni, suscitando più clamore del voluto e non nella direzione desiderata. Il peggio è che negli Usa sono fioccati i paragoni con lo scandalo delle emissioni, tornato alla ribalta proprio la settimana precedente, quando i il gruppo ha dichiarato che avrebbe perseguito l’ex amministratore delegato Martin Winterkorn e l’ex capo Audi Rupert Stadler per i danni causati dall’incidente. Insomma, una trovata marketing sfuggita di mano, che non sembra abbia divertito (quasi) nessuno. Almeno negli States. 

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