Ecco come si arrivò alla prima, mitica, Mille Miglia
“Le nostre case non corrono più” — disse — “macchine da corsa non ce ne sono e, se vogliamo fare dello sport, non ci resta che acquistare macchine straniere, o meglio delle Bugatti, il quale praticamente è il solo che le fabbrica e le cede alla clientela. Se non troviamo qualcosa di nuovo, abbiamo l’impressione che nessuno più si interesserà di automobilismo sportivo e tutta la nostra tradizione sarà dimenticata. Bisogna fare qualcosa” ripetè. Ma che cosa? Bisognava trovare, ideare, una manifestazione che interessasse le case per il suo significato tecnico e per le sue ripercussioni propagandistiche; il pubblico per la sua novità e la sua rinomanza, i piloti per la sua difficoltà e il suo prestigio. Si discusse a lungo […].
Tutti eravamo d’accordo in una sola cosa! che era necessario opporsi a quello stato di inerzia e di passività, che stava attraversando lo sport automobilistico italiano.
Si pensò ad una ripresa del circuito di Brescia, ma l’idea venne scartata subito […].
Per di più, se veramente si volevano richiamare le case costruttrici alla attività sportiva, bisognava orientarsi, non tanto verso una manifestazione per vetture da corsa, ma verso una gara per le vetture sport, che erano o potevano essere alla portata di un maggior numero di sportivi. Castagneto ed io, quasi per trarne ispirazione, avevamo steso sulle nostre ginocchia una carta d’Italia e, volta a volta, respingevamo le idee che sorgevano alla nostra mente. Si avanzò l’idea di organizzare una Brescia-Roma; era di moda a quel tempo far confluire tutto alla capitale (ed è una moda che è tuttora rimasta); ma neppure essa piacque, giacchè alla fine Brescia, da una gara del genere, non avrebbe avuto che un vantaggio relativo.
“E perché non si fa una Brescia-Roma-Brescia?”
La cosa cominciava a concretarsi e tutti ci polarizzammo attorno a questo progetto […].
Indubbiamente gli sportivi sarebbero stati attirati in modo particolare dal carattere avventuroso di una gara siffatta e poi si trattava di una manifestazione originale, che avrebbe interessato le strade di mezza Italia e, volere o no, offriva anche quello spunto politico, che in quel momento era necessario, se si volevaa arrivare ad una conclusione positiva […].
“E come la chiamiamo?” Brescia-Roma-Brescia era troppo lungo e faceva pensare all’orario ferroviario […]
Ad un certo punto Mazzotti chiese a me e Castagneto che stavamo conteggiando sulla carta geografica le distanze: “Quanto è lunga?” “Più di mille chilometri: all’incirca 1.600 chilometri”
“Ossia mille miglia” osservo Mazzotti […].
“E perché non la chiamiamo Coppa della Milie Miglia?
Qualcuno obbiettò: “Non ti pare troppo americana questa denominazione?”
“Affatto — ribattei — dopotutto i romani misuravano appunto in miglia le loro distanze; siamo quindi nella “tradizione romana”. E a quei tempi anche questo contava.
“E allora vada per “Coppa delle Mille Miglia”, decretammo d’accordo.
Nasceva così questa nostra grande ed originale manifestazione, che doveva rapidamente conquistare le folle sportive italiane e sollevare tanto entusiasmo in tutto il mondo sportivo.
Carlo Dolcini
Giorgio Nada Editore
Prezzo: 50 euro