TVR Tuscan: un proiettile con sei colpi in canna
Un amico, la sera dopo il test, mi chiede con innocente curiosità quale fosse il colore della Tuscan provata il giorno prima. Eh… gran bella domanda. Quella fenomenale verniciatura perlacea cambia più rapidamente dell’umore di una donna, il che rende la risposta problematica: tendenzialmente azzarderei un blu con tracce di acquamarina, se non fosse che girate attorno al baule e l’altra fiancata è verde; guardate più da vicino il cofano e vi pare viola, nel frattempo giurereste di aver visto un passaruota brillare con dei riflessi gialli. Si vocifera che i carrozzieri abbiano procedure d’emergenza standard per fuggire all’estero, nella remota possibilità che alla loro porta si presenti una TVR. Per accontentare suddetto amico scartabello qua e là e riesco a scovare il nome di questa tinta, nota come ‘Halcyon Atlantis’. Probabilmente è un incubo da replicare ma alla vista è sbalorditiva, specialmente quando il sole ravviva quel caleidoscopio di colori che a sua volta esalta una linea sensuale e bombata quanto Kate Upton.
ALIENA. Le TVR avevano fama di essere un po’ le Maserati o Alfa Romeo d’oltremanica: una meccanica pronta a farvi andare in fibrillazione, linee vietate ai minori di quattordici anni e un’affidabilità inversamente proporzionale al fascino. Oggi faremo le giuste verifiche. La linea è certamente erotica, un rincorrersi di morbidi volumi che ricordano – ancor più con queste sfumature assurde – le onde dell’oceano, rilassanti finché non tentano di affogarvi. I terminali di scarico potrebbero benissimo esser stati rubati ad una due ruote supersportiva, la griglia anteriore forata e i fari da insetto invece non sembrano aver superato lo stadio di prototipo. Personalmente ne sono invaghito da sempre, fin da quando venne presentata nel 1999; all’epoca doveva apparire come una specie di UFO e ancora adesso – dopo un quarto di secolo – non c’è persona che le resti indifferente. Un altro trucchetto visivo è la totale assenza di maniglie o appendici, sia per favorire l’aerodinamica sia perché in quel di Blackpool probabilmente erano patiti di rebus e crittografia.
LA CURVA DI APPRENDIMENTO. La Tuscan ha stranezze ovunque: per aprire la liscissima portiera bisogna premere un pulsante nascosto sotto lo specchietto, riaprirla dall’interno richiede la pressione di un tasto che pare appartenere alla radio (assolutamente privo di simboli), le bocchette dell’aria in ottone sembrano altri pulsanti finché non capite che ruotano e per agganciare il tettuccio è necessario far uscire dei puntoni… tramite due comandi posti nel baule. Dimenticavo, dalla forma il posacenere – anch’esso in ottone – potrebbe benissimo essere scambiato per una palla da tennis annegata nel tunnel centrale e per trovare il contagiri, beh, buona fortuna. I tecnici di Blackpool, mentre costruivano questa escape room su ruote, si sono gentilmente ricordati di inventarsi anche un motore, denominato Speed Six, che a differenza del resto non cela la sua funzione primaria: incutere timore. Il sei cilindri in linea da 4.0 litri ha una potenza di fuoco compresa tra 350 e 400 cavalli, e non fa differenza che estremo copra la vostra TVR. Con soli 1.100 chili da smuovere le prestazioni sono costantemente preoccupanti, 0-100 sotto i 4 secondi e velocità di punta sulla soglia dei 300 orari, sufficienti a mettere in ombra M3 E46, C55 AMG e 996 4S. Niente male per una supercar assemblata in un vecchio edificio di mattoni nel Lancashire.
TU E LEI SENZA FILTRI. A fine anni ’90 la Tuscan ha un look sensazionale, va come un canarino lanciato da una catapulta e regala un coinvolgimento raro, visto che in TVR disdegnano quelle sempre più invasive diavolerie elettroniche; niente ABS, niente controllo di trazione o ESP, solo i vostri arti e dell’eventuale manico. Conviene approcciarsi per gradi alla muscolosa inglese, pena il finire vittima di una selezione naturale fai da te. I costi elevati e il mercato ristretto non aiutarono la TVR a decollare, ecco perché l’azienda creata da Trevor Wilkinson fallì nel 2006, dopo esser passata in mano ad un facoltoso russo solamente due anni prima. Attualmente i diritti della TVR appartengono all’imprenditore Les Edgar che nel 2017 presentò la nuova Griffith, progetto sfortunatamente arenatosi da tempo.
MUSCLE D’OLTREMANICA. Per festeggiare il quarto di secolo della Tuscan sono riuscito a scovare un esemplare a sud di Bologna, acquistato dal proprietario Maurizio che se ne innamorò perdutamente durante un raduno di supercar. Pochi anni dopo l’evento quella stessa Tuscan (destino?) appare su Autoscout e la folgorazione torna irrefrenabile: corsa ad Arona, trattativa serrata ed una TVR che si aggiunge alla già nutrita collezione di Maurizio, appassionato che la sfrutta sia per giornate in pista che per concorsi di eleganza (dove l’inglesina puntualmente fa la sua lurida figura). Dopo un servizio fotografico travagliato riesco finalmente a guadagnarmi il posto di guida, pronto a farmi schiaffeggiare da questo incrocio tra una Lotus e una muscle car.
DIAMOLE DEL LEI. L’abitacolo unico della Tuscan sembra ideato da un gioielliere, non troverete certo la qualità sartoriale di una Pagani eppure alluminio, ottone e pelle riescono a dare un’atmosfera valida, i sedili inoltre sono inaspettatamente comodi. Serviranno. Le zone collinari qua attorno avrebbero anche delle strada piacevoli dove poter distendere lo Speed Six, peccato che l’asfalto sia in condizioni vergognose, più crateri della superficie lunare e delle spaccature che creerebbero complessi di inferiorità alla faglia di Sant’Andrea; in Italia già le aspettative sono basse, ma così… Le sospensioni a doppi triangoli sovrapposti della Tuscan stanno facendo gli straordinari non pagati, tanto più che gli ammortizzatori sono oramai stanchi e il telaio tubolare nasce piuttosto rigido; su un passo svizzero l’assetto si mostrerebbe per ciò che è in realtà, più morbido e accondiscendente, qua semplicemente lotta per sopravvivere. Nonostante le avversità la TVR non si fa certo impressionare da una strada italiana, ma io sì. Spalancare tutto su un tratto ben asfaltato è allarmante, su uno tanto conciato è inquietante: lo Speed Six ha una schiena d’acciaio sotto i 4.000 giri e oltrepassata quella soglia si inasprisce lanciandosi verso il limitatore come se volesse scrollarsi di dosso un peso… o voi. Fortunatamente il pedale destro (scelta voluta, a Blackpool non sono dei completi sadici) ha un paio di metri di corsa ed è un fido alleato per modulare con tatto quel perlaceo retrotreno, in uscita di curva o persino sul dritto.
RUDE E MASCHIA. Non dovete pregare due volte la Tuscan per far sì che il posteriore si intraversi, la trazione è anche buona ma non può molto rispetto al rapporto rabbia/tonnellata della vivace supercar, che allarga senza troppi convenevoli sia che vogliate lasciare un incrocio in maniera scenografica (non ho potuto resistere) o nel mezzo di un tornante da seconda. Il piccolo sterzo ha tanta immediatezza dalla sua parte e permette di percepire la Tuscan virtualmente più compatta dell’effettivo, il contro è che – colpa anche delle gomme anziane – si rivela vago e molto meno connesso del desiderato; altra cosa, si trova a destra. Le Tuscan guida a sinistra sono una manciata, forse 60 in tutta Europa, e la guida dalla parte sbagliata ne esalta solo il fattore esotico. Di conseguenza il cambio è alla vostra sinistra, una rude e maschia trasmissione non certo sciolta (dovete sudarvele quelle cambiate) però precisa; le cose troppo perfettine e accondiscendenti alla lunga annoiano, e la leva della Tuscan non vi farà mai correre questo rischio.
SEMPLICEMENTE WOW. Le prime tre marce su queste colline bastano e avanzano, mentre rassicuro me stesso raccontandomi che le cifre visibili sul tachimetro non sono in miglia orarie bensì in chilometri. Il motore anteriore-centrale regala una reattività a doppia lama alla Tuscan, che salta letteralmente sulle sconnessioni più indecenti, pompandovi i bicipiti nello sforzo di domarla. E’ una guida a metà tra il raffinato e l’impositivo, imperfetta, eccitante, con il costante latrato dello Speed Six in sottofondo. Il sound della Tuscan è quello di un sei in linea che ai bassi si sente un po’ V8, basso e gutturale, per poi esplodere agli alti con un ringhio più sporco e graffiato rispetto ad una M3 E46 o ad una classica E-Type; la vecchia Jaguar è un soft porn, la TVR sfocia in una categoria decisamente più spinta e scandalosa. Ogni secondo mi gusto il respiro acuto dell’aspirazione, ciliegina sulla torta di questo sound violento.
GUARDIAMOLA DA VICINO. I freni sono talmente duri da non sembrare servoassistiti, una pressione poco decisa e rallenterete come se aveste messo la mano fuori dal finestrino, per avere effetti considerevoli vanno esercitate decine e decine di chili sul pedale, incernierato in basso come acceleratore e frizione. É davvero un peccato che TVR non abbia avuto più successo: le tre lettere sono sì diventate famose in tutto il mondo ma in maniera altalenante e discontinua come una superstar con problemi di droga. Tornati al garage convinco Maurizio a scoperchiare il motore della Tuscan, operazione dove non tirate una levetta et voilà, bisogna far scattare una clip – incandescente in questo momento – per sollevare la copertura delle ventole dei radiatori, svitare quattro viti e poi sollevare con cura il cofano (in due per precauzione) appoggiandolo su qualche superficie morbida. Ed eccolo lì, ben dietro all’asse delle ruote anteriori, lo Speed Six che attualmente sonnecchia con fare innocente e finto, come a dire: “Chi, io? Ero qui a ronfare, non posso aver attentato alla tua vita”. Invece l’ha fatto, e per fortuna.
PER FAVORE RITORNA. La Tuscan è un miscuglio di emozioni forti, nel bene e nel male, impegnativa, scorbutica ma vibrante di passione, una roulette russa per masochisti: continuereste a guidarla sperando nel meglio, solo per avvicinarvi sempre più ai suoi limiti e cercare di trarne ancor più brividi. Les Edgar se stai leggendo (si sa mai) non mollare: ibride, elettriche e politiche imbarazzanti non nascondono il fatto che questo periodo stia brillando di hypercar, restomod e ottani, e non vediamo perché nel mezzo non potrebbe incastrarsi anche una nuova TVR.
Un ringraziamento a Maurizio Cesari per la sua stupenda Tuscan