Revuelto: il primo Toro V12 “facile” al limite
Qualche giorno vi abbiamo raccontato come va in pista la nuova Lamborghini Revuelto, soffermandoci su quanto ci abbia stupito il mix tra prestazioni e facilità di guida. Mai ci era capitato di andare così veloci tra i cordoli con una tale facilità. Naturalmente stiamo sempre parlando di un’auto lunga quasi cinque metri, che pesa più di 18 quintali e scarica a terra oltre 1000 CV, ma il modo in cui lo fa non mette mai in apprensione il pilota, anzi lo fa sempre sentire in controllo della situazione.
TUTTE LE LAMBO V12. Con questo stupore ancora fresco nella mente, abbiamo ripensato alle Lamborghini V12 delle generazioni precedenti, che abbiamo avuto la fortuna di guidare poco tempo fa, partendo dalla Miura fino ad arrivare alla Aventador. Quello che possiamo dire con certezza è che rispetto a quest’ultima la Revuelto ha fatto un salto in avanti davvero grande. Senza dubbio ha perso un po’ di quel carattere brutale della sua antenata, ma il guadagno in termini di fruibilità è davvero evidente.
UN SOLO PUNTO IN COMUNE. In ogni caso, l’unica cosa che lega davvero tutte queste V12 è l’altezza da terra ridottissima, che definisce un abitacolo con pochissima altezza sopra la testa, anche se con la Revuelto la situazione è molto migliorata. Mettersi al volante della Miura, per esempio, è un vero e proprio tuffo nel passato. Scordatevi la frenata così come la conoscete e dimenticate una posizione di guida vagamente normale: i pedali sono praticamente sotto il volante, ma il sedile è lontano, quindi gambe rannicchiate e braccia stese.
DALLA MIURA ALLA COUNTACH. Lo sterzo è pesante in manovra e piuttosto vuoto al centro. Il gas, invece, è molto sensibile mentre la frizione non è troppo pesante e il cambio si gestisce senza troppi problemi. La frizione della Countach, invece, è dura come un macigno. Servosterzo e servofreno sono assenti e il cambio richiede azioni decise e precise. La ciliegina sulla torta è un pedale del gas iper-reattivo che trasforma anche l’uscita da un parcheggio in un’operazione complessa. Portarla al limite è un sogno per pochi.
DALLA DIABLO ALLA MURCIELAGO. Anche la Diablo è una supercar della vecchia scuola, senza nessun tipo di aiuto elettronico. Rispetto alla Countach è più potente, veloce e pesante. Quindi bisogna darle del “voi” e finché c’è aderenza a disposizione è tutto molto suggestivo e divertente. Il discorso cambia drasticamente quando una o più gomme iniziano a scivolare: serve davvero tanto manico. Alla Murcielago, invece, è sufficiente dare del “lei”, perché è la prima Lamborghini V12 moderna. Lo sterzo è diretto, ma non troppo, preciso ma comunque un po’ filtrato.
FINO ALLA AVENTADOR. La frenata è potente, ma se stacchi forte non rischi di sbattere la faccia sul volante. Anche l’assetto, per quanto duro e composto, non sembra mai estremo. Quest’ultimo aggettivo, al contrario, è perfetto per la Aventador. Il V12 ha una spinta impressionante e l’innesto di ogni marcia sembra una fucilata per via del cambio a frizione singola. Inoltre le decelerazioni di cui è capace sono impressionanti e i trasferimenti di carico sono limitati. Per esplorare il suo altissimo potenziale serve portarla in pista e avere capacità non comuni, ma dà grandi soddisfazioni anche su un passo di montagna, purché sia lontana dal suo limite.