Portfolio Lamborghini/3: al volante della Aventador
L’ULTIMO V12 DELLA “VECCHIA SCUOLA”. Dopo avervi raccontato che cosa voglia dire guidare le due Lamborghini più famose in assoluto – cioé la Miura e la Countach – è ora di parlarvi di quella che ha portato il V12 aspirato la massimo livello di sviluppo, visto che la nuova Revuelto è una ibrida plug-in. Naturalmente siamo parlando della Aventador, qui in versione LP 780-4 Ultimae Roadster, tanto per godersi l’urlo del dodici cilindri senza il filtro di un tetto rigido. Il suo nome spiega il suo destino, ma non il fatto che la Ultimae mette insieme le prestazioni della SVJ e l’eleganza della S.
NUMERI DA BRIVIDO. Il V12 di 6,5 litri di questa Aventador eroga 780 CV a 8500 giri e 720 Nm a 6750 giri, scaricando la potenza su tutte e quattro le ruote. La monoscocca in fibra di carbonio e l’ampio uso dello stesso materiale in tutta la carrozzeria portano a un peso a secco di 1550 kg. Ne conseguono un rapporto peso-potenza di 1,99 kg/CV, un’accelerazione da 0 a 100 in 2,9 secondi e da 0 a 200 in 8,8 secondi e una velocità massima di 355 km/h. Quando poi è ora di fermarsi, grazie all’impianto frenante con dischi carboceramici, bastano solo 31 metri da 100 km/h.
TECNICA SOPRAFFINA. Per quanto riguarda la parte telaistica, ci sono il retrotreno sterzante e lo sterzo dinamico, che con due attuatori separati reagisce in 5 ms alle sterzate. Tutti i sistemi sono gestiti dall’elettronica che elabora le informazioni in tempo reale, mentre l’alettone posteriore del sistema aerodinamico attivo è orientabile in tre posizioni – chiuso, carico basso o carico alto – e lavora insieme ai generatori di vortici inseriti sulla parte anteriore e sul retro del fondo piatto. Il quadro tecnico è completato dal cambio robotizzato a frizione singola e 7 rapporti che opera in soli 50 ms.
FACILE E AMICHEVOLE. Le modalità di guida che permettono di selezionare non solo le opzioni dinamiche predefinite Strada, Sport e Corsa, ma anche di scegliere i propri parametri nella modalità EGO. Conclusa la teoria, passiamo alla pratica, che vuol dire svegliare il V12 e cercare di domarlo. La verità è che di tutte le vetture che abbiamo guidato per il nostro Portfolio Lamborghini, la Aventador è quella più facile, alla portata di qualsiasi guidatore, purché non abbia la pretesa di andare oltre un’andatura brillante.
MA SE IL GIOCO SI FA DURO… Nelle manovre da fermo i sensori vengono in aiuto, mentre nella guida normale ogni comando è preciso, esente da vibrazioni e restituisce il giusto feeling. Anche le dimensioni dell’auto non mettono troppo in soggezione. Ma se si decide di esplorare la parte alta del contagiri, allora tutto cambia. Il V12 ha una spinta impressionante e l’innesto di ogni marcia sembra una fucilata. Così la Aventador accumula velocità in un attimo e ogni curva arriva molto prima del previsto. Bisogna modificare rapidamente tutti i punti di riferimento e non avere paura di pestare forte sul pedale del freno.
I DURI INIZIANO A GIOCARE. Così facendo la Aventador è capace di decelerazioni impressionanti e i trasferimenti di carico sono tutto sommato limitati. Invece bisogna stare molto attenti al fondo stradale, perché bastano poche sconnessioni per far toccare il fondo piatto e perdere aderenza rapidamente. Certamente per esplorare il suo altissimo potenziale serve portarla in pista e avere capacità non comuni, ma la Aventador Ultimae riesce a dare grandi soddisfazioni anche su un passo di montagna, quando è lontana dal suo limite.