Mazda RX-8: un triangolo da 9500 giri al minuto

Mazda RX-8: un triangolo da 9500 giri al minuto

Tutto bellissimo, ma essere ad un buffet senza poter assaggiare nulla non è piacevole. Stiamo parlando di ASI in Pista, evento di cui vi abbiamo raccontato il fascino qualche settimana fa e che per nostra gioia non abbiamo vissuto solo da spettatori. La soluzione alle nostre voglie è stata, infatti, una fiammante Mazda RX-8, gentilmente concessaci in prova dal proprietario Simone che solo pochi mesi fa ha acquistato l’ultima vera testimonianza del Wankel. Vedrò di non graffiarla.

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AMATA SÌ, MA… La Mazda RX-8 è sempre stata giudicata una vettura controversa: innovativa nel design, mai banale, una buona coupé Gran Turismo nonché baluardo di una tecnologia particolarissima, messa in ombra dalla difficile manutenzione e dalla scarsa affidabilità. Immaginate il Renesis 13B-MSP (il motore rotativo che equipaggia la RX-8) composto da un ovale (lo statore) all’interno della quale ruoti un triangolo (il rotore), anche se tecnicamente parliamo di forma epitrocoidale a due lobi e triangolo di Reuleaux; quest’ultimo nel girare eccentricamente sull’albero motore forma tre camere di scoppio negli spazi restanti dello statore, scoprendo e coprendo sistematicamente le luci di aspirazione e scarico della miscela di benzina e aria. Il risultato sono tre cicli Otto in contemporanea, sfalsati di 120° come tempistiche; geniale, ma oltre ai vantaggi (leggerezza, semplicità e elevato rapporto CV/litro) vi sono inevitabili svantaggi, come una precoce usura del rotore, una conseguente perdita di compressione e consumi elevati sia di benzina che di olio, ecco perché si dice sarcasticamente che le Mazda RX-8 vadano a miscela.

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NON PASSA INOSSERVATA. Ma la GT Mazda non si perde d’animo e le tenta tutte per entrare nelle vostre grazie: da una cilindrata teorica di 1,3 litri – buona per un temperamatite nel segmento delle coupé sportive – la versione High Power ricava 231 cavalli e 212 Nm, ha un limitatore posto a 9.500 giri, l’estetica ancora oggi è davvero personale (costellata di riferimenti al rotore sia dentro che fuori) e le porticine posteriori controvento non smetteranno mai di fare scena. Per testarla a tutto tondo non mi dirigo verso la pista, abbandono la scelta ovvia in favore di una tortuosa e variegata strada che collega l’autodromo a Solignano, un tratto che adoro nonostante l’asfalto non sia proprio un morbido petalo di rosa. Appena acceso il quadro della Mazda RX-8 un rivolo di sudore percorre il mio collo: si vocifera che 100.000 chilometri (a stare generosamente larghi) senza rifare un Wankel siano un terno al lotto, e la strumentazione digitale mi fissa con uno snervante 105.000; fortunatamente ci metterò poco a capire di non dovermi preoccupare.

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IL SUONO TI CONQUISTA. Il Renesis ha poca coppia, lo si sa, e ai bassi la spinta contro il sedile è simile a un pacioso treno a vapore che lascia la stazione, tra i 3.000 e i 6.000 giri il carbone inizia a fare il suo dovere e tra i 6.000 giri e il limitatore la caldaia si infiamma, la velocità aumenta e finalmente percepite una dignitosa pressione sulle spalle accompagnata da un sound unico. La nota vocale della Rx-8, anche con lo scarico originale rimontato da Simone, agli alti è penetrante, perforante e soprattutto inconfondibile, come un trapano che da grande vorrebbe fare la vettura da corsa. Il timbro del Wankel – e la scarsa coppia ai bassi – vi invoglia a tenere alti i giri del birotore, una zona dove volente o nolente devo galleggiare se voglio ottenere la miglior esibizione possibile dalla giapponese.

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CON LA T MAIUSCOLA. L’insidiosa superficie che scorre sotto i cerchi da 18’’ mette subito in luce la condizione degli ammortizzatori posteriori di questo esemplare, stanchi di vivere e desiderosi di essere già in pensione, ecco perché mi trovo con dell’indesiderato sottosterzo, di certo superiore a quello di fabbrica. Nulla di tragico, ma la cosa mi urta abbastanza per un semplice semplice motivo, il telaio della Rx-8 – derivato in parte dalla Mx-5 NC – è uno di quelli con la T maiuscola, un portento. Il corpo vettura è progressivo, accondiscendente e piantato come una sequoia centenaria: sarà che il Wankel ha un’erogazione graduale e non furiosa ma il telaio si giostrerebbe dormendo altri cento cavalli. In percorrenza la Mazda (che a secco non va lontana dai 14 quintali) è posata e neutra, potete affidarvi senza troppe ansie al bilanciamento della giapponese il cui retro allarga difficilmente anche senza controlli, diligentemente concentrato sul generare trazione.

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COSA CI HA CONVINTO. Il fatto di dover tenere in tiro quel frenetico triangolo mi costringe a utilizzare spesso il cambio, altro grande pregio della giapponese. La trasmissione della RX-8, pur non raggiungendo gli stratosferici livelli di goduria di una S2000 (qui la prova) o di una Type R, ha lo stesso genuino feeling della più piccola Mx-5, è ancora più sciolto e la corsa è similarmente corta. Vorrei qualche brivido in più, lo ammetto, eppure la Rx-8 sta svolgendo il suo ruolo di GT sportiva in maniera ottimale: la posizione di guida è studiata il giusto, l’abitacolo è comodo e gli ammortizzatori – beh, quelli dietro meno – stanno cooperando bene con il perverso asfalto della zona; non è così massacrato da impedirvi di andar forte, ma è un banco prova difficile e rivelatorio per ogni sportiva guidata da queste parti. La frenata inizialmente gommosa si rassoda man mano che affondate il piede, quindi più andrete forte più apprezzerete il pedale centrale.

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BUTTARE IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO. Con questa scusa chiedo un ultimo sforzo al famigerato Wankel, maltratto il telaio – che resta poco meno imperturbabile di una guardia inglese – e racimolo ogni km/h che la Mazda possa darmi. Il risultato è un saporito minestrone di comfort, giuste prestazioni e rarità. La Mazda RX-8 non è sconvolgente a livello assoluto, in relazione al suo prezzo invece diventa particolarmente invitante, specialmente perché (nel bene o nel male) una cosa che non potrete mai rimproverarle sarà l’assenza di carattere. Per una cifra contenuta – tra i 10.000 e i 15.000 euro – avrete modo di acquistare una coupé dal look accattivante, con un motore che incuriosirà anche il seminario della vostra città e capace di piacevoli sensazioni di guida. Certo, dovrete donarle più amore di una vecchia Alfa e una vecchia Ducati messe insieme, ma pensare che il proprietario la utilizza come daily (!) potrebbe darvi il coraggio necessario per aprire Autoscout e cominciare la vostra ricerca. 

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