Maserati Ghibli Trofeo: una (rumorosa) lettera d’addio

Montare un motore di derivazione 3,9 litri V8 biturbo Ferrari che anima la Roma e la Portofino e persino una supercar come la F8 Tributo, sotto al cofano di una grande e lussuosa berlina di rappresentanza, diciamolo, non ha molto di razionale. In un mondo automobilistico che – almeno a giudicare dagli slogan – ha fatto della sostenibilità l’obiettivo focale del suo sviluppo, fa strano mettersi al volante di un’auto che – se guidata con un certo brio – non esita a segnare 3 km/l sul computer di bordo. Ma oggi non siamo qui per parlare di massimi sistemi, perché – come ci sta abituando – l’universo a quattro ruote è e sarà sempre più poliedrico con tante facce di una stessa medaglia, che siano esse termiche oppure elettriche. Questo è il caso della Maserati, che proprio con la Ghibli ha dato il via a quella che sarà l’elettrificazione dell’intera gamma (qui per saperne di più), ma che allo stesso tempo ci regala un’auto che forse tra pochi anni sarà soltanto un lontano ricordo: la Ghibli Trofeo. Già, perché come annunciato lo scorso anno in occasione della presentazione della MC20, d’ora in avanti la Maserati se li costruirà da soli i motori, tagliando quel cordone ombelicale con la Ferrari che lega la Casa di Viale Ciro Menotti a Maranello dall’era di Montezemolo.

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DIAMO I NUMERI. Lasciando da parte passato e futuro, il presente del Tridente vede una rinnovata gamma Trofeo, che dopo aver vitaminizzato la suv Levante è andata a ‘colpire’ la Quattroporte e la Ghibli. Ed è proprio per quest’ultima che la novità è di grande peso, perché mai fino a questo momento la berlina più piccola (si fa per dire) della Maserati – quella ‘da guidare’ – aveva beneficiato dell’otto cilindri. La ricetta è la stessa della Quattroporte, con un V8 di derivazione Ferrari abbinato al cambio automatico a otto marce ZF e la trazione posteriore. Nessun sofisticato sistema di trazione integrale ma un ‘caro e vecchio’ differenziale autobloccante meccanico. Tradotto in numeri, stiamo parlando di 580 cavalli a 6750 giri e 730 Nm di coppia costanti tra i 2250 e i 5250 giri, abbastanza per far scattare i 1969 kg di questa Ghibli Trofeo da 0 a 100 km/h in 4″3 e farle raggiungere l’impressionante velocità massima di 326 km/h. Ma come si traduce questa ricetta fusion ‘Modena – Maranello’ nella guida?

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IL SUONO È GLORIOSO. Dal momento che schiacci il tasto di accensione e con una lieve pressione dell’acceleratore prendi il via si ha la sensazione di avere tra le mani qualcosa di speciale. Di berline ‘tutte muscoli e cavalli’ ce ne sono tante, ma il suono, l’erogazione e il ‘prendere giri’ di questo 3.9 fa subito capire di avere a che fare con un quello che di norma appartiene a filanti coupé e supercar. Basta un filo di gas e l’abbondante coppia già presente dai bassi regimi per farvi viaggiare in relax, ma bisogna utilizzare tutto il contagiri perché la Ghibli Trofeo mostri davvero i muscoli, in un crescendo costante di raffinata cattiveria. Abbinare a un simile motore un classico cambio automatico con convertitore di coppia a qualcuno potrebbe sembrare un’eresia, ma con le competenti trasmissioni di oggi e la loro impeccabile taratura si riesce a combinare il meglio dei due mondi: ovvero cambiate fluide e quasi impercettibili quando si va piano, ma abbastanza secche e veloci quando si decide di usare le grandi palette montate sul piantone dietro al volante. Lo scarico – con valvole elettroattuate – fa il resto, ancora meglio se siete in un tunnel. 

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L’ELETTRONICA TI AIUTA. Al capitolo assetto, la Maserati Ghibli Trofeo mette sul piatto gli ammortizzatori regolabili elettronicamente – e disaccoppiabili dalla modalità di guida per avere un risposta più morbida sulle buche anche con un’impostazione più aggressiva del motore – e grandi gomme posteriori da 285 mm. Nessuna modifica alla rigidità di telaio, ma un’elettronica di controllo rivista per sfruttare al meglio tutta la potenza in gioco. Più nello specifico è arrivata una nuova modalità di guida: si chiama Corsa e oltre a rendere più pronto il V8 e il cambio automatico, rallenta e di un bel po’ l’entrata in azione dei controlli di trazione e stabilità, permettendo di scaricare tutti i 580 cavalli sulle ruote dietro senza tagli o esitazioni, ma in tutta sicurezza. 

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UNA GT TRAVESTITA DA BERLINA. A leggere la scheda tecnica si potrebbe pensare che la Maserati abbia trasformato la Ghibli in un’arma ‘mangia curve’, ma la verità è un’altra: la Trofeo è la perfetta rappresentazione di quello che in Viale Ciro Menotti hanno sempre saputo fare meglio, le gran turismo. Una GT con due porte in più che sfrutta tutto il suo potenziale sotto al cofano per andare forte sì, ma in souplesse. Le sospensioni non sono mai troppo rigide da compromettere il confort e lo sterzo – preciso – non è mai né pesante né nervoso, neanche in Corsa. Lo stesso vale per i sedili in morbida pelle, più votati al confort che a trattenere il vostro corpo quando le forze g in curva aumentano e per l’impianto frenante, efficace sì, ma di tipo tradizionale con dischi in acciaio forati. Senza l’optional di un sistema di tipo carboceramico, dopo qualche staccata ‘forte’ è naturale che con circa due tonnellate di peso da fermare il pedale del freno inizi a farsi più leggero. Lasciate i passi di montagna e dirigetevi verso una strada più aperta e scoprirete che da vera gran turismo è la stabilità con cui affronta le curve ad alta velocità: solo i numeri sul tachimetro vi fanno percepire quanto forte state andando e se abitate in Germania potrete accorgervi di quanto sia facile avvicinarsi alla sua velocità massima. 

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UNA QUESTIONE DI PASSIONE. Quando si parla di un’italiana di questa categoria, non si può poi non soffermarsi sul design. La Ghibli non è certo una novità – sul mercato c’è dal 2013 – ma gli aggiornamenti mirati con nuovi fari e fanali a Led l’hanno resa ancora molto attuale. Fianchi larghi, il cofano lungo e quella mascherina che fa sempre sognare sono ancora più belli quando sono abbinati a preziose finiture in carbonio, grandi cerchi in lega da 21″ e una vernice così. Lo stesso vale per gli interni, dove la pelle ricopre quasi ogni centimetro dell’abitacolo e si abbina a eleganti dettagli in alluminio satinato e carbonio, in un mix ricercato di eleganza e sportività. Qualche piccolo dettaglio meno curato, come su tutte le altre Ghibli, c’è, ma non detrae nulla dall’esperienza di vivere con lei. Ci sono berline più veloci quando la strada si molto tortuosa, ci sono auto elettriche con potenze anche superiori, ma da vera italiana, la Maserati Ghibli Trofeo non cerca sfidanti e concorrenti, ma chi si innamori di lei. A prima vista.

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