La Alpine A110 torna sulle sue strade. Da vincente

La Alpine A110 torna sulle sue strade. Da vincente

Ci sono strade di montagna. E poi c’è il Col de Turini. Se questo nome non vi fa venire la pelle d’oca, o siete troppo giovani e sognate solo le auto elettriche, mannaggia a voi, o siete già sotto terra.. Vuoi perché teatro di una delle tappe più difficili del Rally di Montecarlo, vuoi perché scolpita di una bellezza irresistibile nel cuore delle Alpi Francesi, il Col de Turini è una strada leggendaria, dove la sinuosità della natura ha permesso all’uomo di creare una serie infinita di tornanti e di curve, perfette per mettere alla prova qualsiasi mezzo a motore e i loro conducenti. Dal 1973, anno in cui fu istituito il Campionato Mondiale di Rally, la gara di Montecarlo ha quasi sempre aperto la stagione, e il primo Costruttore a trionfare fu proprio Alpine, un’azienda francese fondata da Jean Rèdèlè nel 1955, con la Alpine A110, leggerissima vettura dotata di carrozzeria in vetroresina. Il nome della piccola vettura francese è stato scritto più volte nell’albo d’oro della Rally di Montecarlo, e proprio nel 1973 è avvenuto il miracolo di ben tre equipaggi sul podio del Turini, che ha poi portato alla vincita del titolo Mondiale nello stesso anno.

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EVIDENTEMENTE PIACE. Per festeggiare i 65 anni della fondazione di Alpine, abbiamo ripercorso le stesse strade che videro vittoriosa la Alpine A110, con la sua versione 2.0, presentata e commercializzata nel 2017. Caratterizzata da uno schema meccanico simile (trazione posteriore e motore centrale, più avanzato rispetto all’antenata) e ispirata dalla stessa filosofia di leggerezza, la nuova A110 si è subito ritagliata una nicchia nel cuore degli appassionati che erano cresciuti giocando col modellino in scala, dell’inconfondibile colore azzurro, tanto che la produzione è stata incrementata proprio negli ultimi tre mesi per far fronte alle richieste troppo numerose (in Giappone sono stati aperti ben 13 punti vendita specializzati): la fabbrica di Dieppe infatti è più simile a una gioielleria che a un impianto industriale e quasi il 10 per cento degli operai lavorava già li nel 1976, sulla prima A110. Sono oltre 7000 gli esemplari già prodotti, di cui circa 150 venduti in Italia. L’arrivo della versione S proprio in questi giorni, potenziata fino a 292 cavalli e ulteriormente affinata nell’assetto e nella componentistica, completa la gamma disponibile in Italia.

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PRONTI, PARTENZA… VIA! Ma torniamo alla nostra esperienza, che è cominciata nel cuore di Milano per un trasferimento tutto autostradale fino a Montecarlo: belli idea direte voi, guidare un’auto del genere in autostrada. E invece il senso c’è eccome, perché un’auto del genere può anche essere usata per viaggiare a lungo, o per raggiungere mete straniere in minor tempo. Superato lo scoglio del bagaglio (ci avevano prospettato scenari catastrofici di vani adatti solo a borsette) e riempiti i due spazi a disposizione, uno anteriore molto grande ma poco profondo (valige su misura ne abbiamo, Alpine? Sarebbero perfette) e uno dietro al motore più profondo ma meno grande (e decisamente più caldo), accendiamo il piccolo quattro cilindri turbobenzina da 252 cavalli della Alpine A110, innestiamo la prima del cambio automatico Getrag, e partiamo in direzione Genova e poi Ventimiglia. Beh, che dire, il comfort è davvero strepitoso: se escludiamo i fruscii aerodinamici a velocità decisamente ‘barely legal’, l’assorbimento delle sospensioni è eccellente e la posizione di guida ideale anche per le persone di statura elevata, che potranno distendere le gambe mantenendo le braccia in posizione corretta e il volante ben vicino. I sedili sono gusci di materiale leggero realizzati dalla Sabelt in un pezzo unico e l’inclinazione è ottimale; pure l’imbottitura è adeguata. Quello che invece massacra le gambe è la bocchetta per l’aria condizionata posta nel tunnel centrale, non orientabile, che congela inesorabilmente le rotule di pilota e passeggero. Una semplice chiusura sarebbe davvero auspicabile. Si viaggia come si viaggerebbe su una Clio o una Megane, e non si ha mai un senso di costrizione o di abitacolo claustrofobico.

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CON NIENTE ADDOSSO. L’altra pecca che abbiamo rilevato nei due giorni di utilizzo e la mancanza, inspiegabile, di vani portaoggetti: pensiamo a un semplice cassettino davanti al passeggero (lo spazio c’è), o a dei piccoli pozzetti nei pannelli delle portiere, in grado di contenere almeno un telefono cellulare, delle chiavi, o un portafogli. Passano i chilometri e abbiamo modo di apprezzare la qualità dell’audio di bordo, targato Focal, con tanto di subwoofer dietro la schiena: fa un po’ tamarro, è vero, specialmente per la grigliatura che ricopre gli altoparlanti e che potrebbe essere un po’ più sobria, ma almeno è un prodotto studiato appositamente. L’entertainment è una versione specifica per la Alpine A110, al momento priva sia di Carplay sia di AndroidAuto, ma dotata di un sistema proprietario dalle capacità decisamente limitate, una sorta di MirrorLink ante litteram (o forse post…). Anche il funzionamento dello schermo touch non è propriamente intuitivo, con icone piccole e seminascoste, ma non è certo questo il motivo per cui stiamo viaggiando in direzione Montecarlo. Prova autostrada superata a pieni voti comunque, e quando arriviamo a destinazione, dopo 320 km e tre ore di strada, scendiamo in ottime condizioni.

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È ‘ROBA’ LORO. E SI VEDE. La mattina successiva la sveglia suona presto, e dobbiamo ammettere che un pochino sentiamo la tensione: il navigatore è già impostato con destinazione il piazzale che si trova in cima al Col de Turini e finalmente avremo l’occasione di guidare l’auto su strade più consone. Anzi, sulle ‘sue’ strade. Svicoliamo facilmente dal traffico mattutino di Monaco, sommersi dagli apprezzamenti e dalle occhiate di positività dei francesi, che riconoscono la Alpine A110 come un italiano riconoscerebbe una Stratos (che guarda caso, con Munari, fu proprio la vettura che rubò alla Alpine le successive vittorie al Montecarlo), e c’involiamo prima verso l’Escarene e poi Luceram, col traffico che via via diminuisce per lasciare spazio a poche vetture e qualche ciclista. La strada si restringe e iniziano i tornanti, e noi pensiamo a quando i pionieri dell’automobilismo sportivo sfrecciavano probabilmente più veloci di noi di notte, sulla neve. Giochiamo con il tasto rosso posto sul volante, per aumentare la reattività di sterzo e cambio, ma tra la modalità Sport e quella Track, a parte il rumore di scarico, non troviamo sostanziali differenze avvertibili su strada. In uscita dai tornanti l’ottimo grip meccanico consente di affondare l’acceleratore senza patemi, senza dover temere sovrasterzi improvvisi, tenuti a bada dall’ESP in modalità track, appunto, e dal sistema elettronico che simula un differenziale autobloccante (assente, peccato, ma forse non ce n’è davvero bisogno) usando i freni, e l’assetto comodo, che avevamo tanto apprezzato nel lungo trasferimento, incredibilmente non rende l’auto ballerina o poco controllabile. Anzi, giocando coi trasferimenti di carico, permette persino di migliorarne l’agilità. Su strade aperte al traffico, difficile desiderare (e andare) di più. Il cambio è una fucilata, e quando si va al limite è consigliabile usarlo in manuale perché in automatico tende a buttare sempre una marcia di troppo. Peccato per le palette, fisse e un po’ troppo corte, che a volte obbligano a staccare le mani dal volante nelle manovre più strette e impegnative.

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L’ASSETTO GIUSTO. La Alpine A110 sembra essere nata su queste strade e non è difficile capire perché, danza da una curva all’altra come se la fisica non esistesse, e deve questo suo fantastico comportamento all’eccellenza del suo telaio, realizzato in Italia, che la rende leggera e prevedibile, mai pericolosa o invadente. In pista forse si potrebbe desiderare un assetto più rigido e preciso, ma su strada, come già detto, è perfetta così e anzi, rappresenta un eccellente compromesso.

BELLA TROVATA. Può tranquillamente essere una daily car, la Alpine, se si è disposti a scendere a compromessi con i suoi piccoli difetti (che in alcuni casi sono delle caratteristiche) per godere dei suoi pregi. E per noi, il pregio più grosso, è rappresentato dagli ideali, sportivi e tecnologici, che questa piccola vettura tiene accesi nel cuore dei suoi proprietari. In un mondo in cui l’auto è demonizzata e ridotta a elettrodomestico da noleggiare, oggetti come la A110 ricordano a tutti, anche a quelli che la vedono per strada e la riconoscono, che non tutto è perduto.

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