In Marocco con la nuova Toyota Land Cruiser
A novembre, un vento fresco di querce e di pini soffia senza sosta tra gli arbusti secchi e le rocce aguzze che punteggiano le steppe del Medio Atlante. In questa desolata area montuosa del Marocco, il solo modo per cogliere un segno di vita è avventurarsi per chilometri e chilometri su impervie mulattiere in cui s’incontrano molti più muli che automobili. Da queste parti, le sparute casette sparse qua e là sono poco più che capanne, e viaggiare su una Peugeot 205 sgangherata è già una gran fortuna. Non è difficile rendersene conto, incrociando lo sguardo malinconico dei pastori berberi che sonnecchiano all’ombra di un albero o il sorriso pieno di meraviglia dei bambini che sventolano le mani e quasi esultano, al passaggio della nostra Toyota Land Cruiser.
MISSIONE “OFF-ROAD”. Sono viaggi come questo che arricchiscono il cuore e fanno riflettere su quante cose diamo troppo spesso per scontate. Sono viaggi come questo che fanno capire come la felicità, per chi dalla vita ha sempre avuto poco o nulla, si trova in un pasto o in un maglione caldo, ma pure in cose più effimere. Proprio come una fuoristrada nuova fiammante che passa e che va. Da Ifrane, cittadina che si è guadagnata il soprannome di “piccola Svizzera” per il suo aspetto ordinato e pulito, viaggiando spediti su una strada tutta sassi e buche seguiamo il navigatore verso il percorso “off-road” che la Toyota ha preparato per farci provare sul campo le doti dell’ultima nata di una stirpe di 4×4 con più di settant’anni di storia.
PROFUMA DI STORIA E DI AVVENTURA. Una nuova Toyota Land Cruiser, dalle nostre parti, non si vedeva da un po’, ma c’è da dire che l’attesa è valsa la pena: non serve essere un avventuriero di professione né soffrire di mal d’Africa, per subirne il fascino. È grande, forte, imponente. E tutte quelle liaison con il passato – dai parafanghi trapezoidali ispirati a quelli della BJ40 del 1960, alla squadrata carrozzeria che ricorda le Serie 70 wagon degli anni ’80 – accendono una sete d’avventura capace di scaraventare giù dal divano persino chi, come sabato sera tipo, ha maratona di serie TV, calze antiscivolo e popcorn al cioccolato sul divano. Per noi la cosa è diversa: una bella manciata di noci e un paio di datteri più dolci del miele è quello che ci vuole, prima di metterci al volante e vedere di che pasta è fatta questa nuova Serie 250.
NON TI LASCIA MAI DA SOLO. Sarà il gilet da esploratore color sabbia, che fa tanto Indiana Jones ed è pure in pendant con la nostra auto, sarà la massiccia dose di elettronica che rende tutto straordinariamente facile, dal posto di guida della Toyota Land Cruiser, ma i primi passaggi sono un gioco da ragazzi. Il grande cofano, rialzato ai lati e scavato al centro, favorisce la visibilità, e dove non arriva l’occhio arrivano le telecamere a 360º. Le cui immagini (pure quelle sotto l’auto) vengono trasmesse dal display del sistema multimediale fino ai 12 km/h. Le prime rampe sterrate non richiederebbero l’uso delle marce ridotte, che si azionano ad auto ferma con un click da una levetta nell’ampio tunnel centrale. Ma è un test pensato per saggiare tutto il “pacchetto tecnico” dell’auto, quindi seguiamo i suggerimenti degli istruttori e lasciamo che il 2.8 turbodiesel da 205 CV, con la sua voce roca, accompagni le nostre salite dando alle ruote più potenza del normale, a scapito della velocità.
TUTTO SOTTO CONTROLLO. Intorno alla leva del cambio (un fluido automatico a 8 rapporti che va a nozze con il quattro cilindri a gasolio, che ha coppia da vendere e raggiunge il picco di 500 Nm già a 1.600 giri) ci sono tutta una serie di tasti utili nella guida in fuori strada. Detto ciò, non ci troviamo mai realmente in situazioni in cui sia indispensabile bloccare i differenziali centrale e posteriore. Unica eccezione, il famigerato twist, quel simpatico (o increscioso: dipende dalla propria vocazione “off-road”…) esercizietto in cui le cose si complicano un po’ perché, nel superare una sequenza di montagnole sfalsate, una o più ruote si staccano completamente dal terreno. Volendo, attivando un’apposita modalità di guida e preimpostando la velocità, l’auto può fare tutto da sé. Ma ovviamente la soddisfazione vera è dosare l’acceleratore con il piede destro e cavarsela “da soli”. Le virgolette sono d’obbligo, perché i sistemi di assistenza alla guida sono talmente tanti e talmente ben tarati che cacciarsi nei guai è difficile.
I NUMERI CONTANO, MA NON DICONO TUTTO. Se vogliamo, gli unici limiti evidenti, scheda tecnica alla mano, sono i 21,5 centimetri di altezza da terra e gli angoli d’attacco e uscita di 32º e 17º. Tutte le dirette rivali vantano numeri migliori, ma “toccare il fondo” con la Toyota Land Cruiser rimane un’eventualità abbastanza remota. Persino nel fuori strada più impegnativo, dove sotto i 25 km/h si può anche scollegare la barra antirollio anteriore per dare più libertà di movimento verticale alle ruote. Peccato che questa nuova funzione sia disponibile solo per la più ricca Lounge che abbiamo guidato (90.500 euro) e la “base” Adventure, che costa 6.500 euro in meno e ha ruote di 18” con la spalla un po’ più alta (quindi più adatte al fuori strada), ne sia sprovvista.
L’ASFALTO? NON È UN PROBLEMA. Un’altra novità è lo sterzo con servoassistenza elettrica, che si traduce in un triplice vantaggio: consente di adottare tutti i più moderni aiuti elettronici alla guida, riduce i contraccolpi sul volante sui fondi dissestati e rende l’auto un po’ più precisa nei cambi di direzione sull’asfalto. Quest’ultimo non è l’habitat naturale di un’auto come la Toyota Land Cruiser, ma la piacevole sorpresa è che l’accoppiata tra il robusto telaio a longheroni e traverse (più rigido del 50% rispetto a quello del vecchio modello) e le sospensioni (a quadrilatero davanti, a ponte rigido dietro, con bracci longitudinali e trasversali che ne guidano il movimento) regala un comfort inaspettato per una fuoristrada pura, al netto di un certo “dondolio” tra le curve. Con un baricentro così alto e un peso di 2.330 kg a vuoto, d’altronde, pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca sarebbe un po’ troppo.
CHE SIMPATICHE SCIMMIE. Puntiamo i fari verso il nostro hotel poco prima che gli ultimi raggi di sole scompaiano all’orizzonte. Ha un che di magico e scintillante, prima dell’imbrunire, la luce in Marocco. In uno spiazzo erboso, alcuni turisti chiacchierano con un gruppetto di gente del posto in mezzo a un paio di cani sciolti, un cavallo nero e una banda di macachi perfettamente integrata in un contesto in cui siamo noi, con la nostra Land Cruiser fresca di fabbrica, l’elemento “insolito”. Regaliamo il nostro pranzo al sacco e un po’ di frutta fresca a dei ragazzi marocchini che ci riempiono le mani di noccioline da dare alle scimmie, che le afferrano, sgusciano e divorano con impressionante rapidità . Fanno una gran simpatia, mentre scorrazzano a quattro zampe e saltano di ramo in ramo, ma non dimentichiamo che queste curiose bestiole sono maestre in furto con destrezza. Le chiavi della nostra Toyota, meglio tenerle in tasca. Non sia mai che a qualcuna venga voglia di farsi un giro…
Foto: Francesco Di Lembo, Toyota