I biocarburanti? Li abbiamo provati. E…
Milano AutoClassica ci ha piacevolmente colpiti quest’anno: tre padiglioni, spazi molto ampi, una gran varietà di classiche e sportive moderne e tutto il tempo per godersi ogni stand. Tra una Miura qua e una F40 là c’erano anche club, ricambisti, modellistica e eventi. Uno di questi eventi, organizzato dall’ASI, l’Automotoclub Storico Italiano, verteva sui biocarburanti e prevedeva anche un breve test drive al volante di vetture d’epoca alimentate a biofuel, nello specifico Sustain Classic, un biocarburante prodotto dalla inglese Coryton.
LA BASE È L’INDUSTRIA AGRICOLA. È evidente che l’elettrico non è né probabilmente sarà mai l’unica soluzione per un mondo più pulito, e che le nostre amate auto a benzina non sono le uniche colpevoli dell’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Proprio per questo la Coryton ha deciso di produrre qualcosa di indiscutibilmente valido, e di mettere d’accordo anche i più scettici tra gli ambientalisti. Super 80 – il carburante che abbiamo testato – promette di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 65% rispetto ai tradizionali combustibili fossili, con picchi di quasi l’80% secondo alcuni studi inglesi. Come? In sostanza Sustain Classic è un biocarburante di seconda generazione, prodotto partendo da biomasse e scarti dell’industria prevalentemente agricola. Da qui si genera bioetanolo, che – tramite un processo chimico chiamato ETG e aggiungendo ulteriori affinamenti e additivi – viene trasformato in biocarburante.
UN PROCESSO CICLICO. I combustibili fossili bruciando aggiungono ulteriore CO2 all’atmosfer. Super 80, invece, è prodotto tramite CO2 “riciclata”. In pratica, mentre le piante crescono assorbono anidride carbonica (e acqua) per il loro nutrimento, la stessa Co2 che poi verrà nuovamente immessa nell’atmosfera durante la combustione dei Bio-Fuel, senza che così ne venga aggiunta altra. Sustain Classic Super 80 ha un numero di ottani pari a 98, e può essere utilizzato in qualsiasi auto classica o moderna che si rifornisca alla pompa. Il costo al momento è alto (4,75 sterline in Inghilterra, pari a circa 5,4 euro al cambio attuale). Ma col crescere della produzione la cifra scenderà sensibilmente.
GROSSI V8 PER UN FUTURO MIGLIORE. Ad AutoClassica mi sono ritrovato al volante di una Corvette C4 di metà Anni ’80, una sportiva mossa da un V8 L98 5.7 litri Small Block, praticamente l’equivalente di un tre cilindri ibrido per gli americani. Linea a cuneo, cerchi scintillanti, posizione di guida bella sdraiata e soprattutto… biocarburante nel serbatoio. Un contrasto molto forte vista l’anima in teoria poco green del grosso V8. Il test drive è stato di pochi chilometri – niente donuts nei parcheggi o spari ai semafori – ma la Corvette si è accesa senza esitazioni, ha mantenuto perfettamente il minimo e anche chiamando a raccolta i 240 cavalli del motore l’erogazione era senza macchia. Il tutto inquinando decisamente meno di una Tesla.
LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL? Dato che il solo produrre un’auto elettrica inquina il doppio rispetto alla produzione di un’auto a benzina, e contando che l’elettricità viene comunque generata in gran parte tramite combustibili fossili, è lampante che i biocarburanti possano essere un’alternativa concreta nella ricerca della sostenibilità. La strada è ancora lunga, ma la Coryton si sta avvicinando al traguardo a balzi sempre maggiori. Un traguardo dove ogni appassionato non verrà visto come un criminale per la propria sportiva, classica o moderna che sia, così, forse, il mondo si concentrerà di più sulle vere cause dell’anidride carbonica nell’atmosfera.