Alpine A110 GT: gran turismo di nome e di fatto
Prima dell’arrivo della A110 R, R come Radicale, l’Alpine A110 GT si trovava esattamente a metà strada tra la più basica A110 da 252 CV e la più frizzante A110 S, l’unica che prevede come optional l’ala posteriore. Di quest’ultimo allestimento, la GT riprende il motore da 300 CV e 340 Nm di coppia e il pacchetto tecnico ma ingentilisce il tutto con finiture da autentica granturismo, a cominciare dai sedili anatomici Sabelt in morbida pelle trapuntata di color marrone chiaro, tinta e materiale ripresi anche dagli inserti sulle porte che ben si abbinano con il blu scuro metallizzato della carrozzeria e dei profili in materiale sintetico sui fianchetti.
CITAZIONI E RICHIAMI AL PASSATO. Anche e, forse, soprattutto in questa variante, l’Alpine A110 GT si conferma un’icona di stile: ben riuscite appaiono le citazioni dell’Alpine Renault A110 degli Anni ’60 e ’70, protagoniste tanto alla 24 Ore Le Mans (almeno nelle loro classi di cilindrata) quanto al Rallye Monte-Carlo (vittoria assoluta nel 1971 e 1973, anno in cui la Casa di Dieppe si aggiudicò il titolo iridato). Di fatto, l’attuale modello reincarna al 100 percento il predecessore, del quale riprende le proporzioni e le forme, dalle svasature sulle porte ai quattro fari circolari (carenati quelli esterni), dal rigonfiamento al centro del cofano anteriore al marchio della “A” stilizzata a forma di freccia e a tanti altri dettagli. Cambia il formato, invece: qui siamo a quota 418 cm di lunghezza per 180 cm di larghezza e 125 cm di altezza, il che si traduce in misure di abitabilità più umane, anzi, generose.
SPORTIVO, NON ESTREMO. Detto che nell’abitacolo occorre calarsi, l’ambiente con cui ci si ritrova a convivere è accogliente e relativamente spazioso, almeno per chi non deve fare i conti con una corporatura da “gigante del basket”. L’appassionato (se non lo si è, difficile accostarsi alla A110, del resto!) proverà gusto nel trovare il tunnel a ponte con il pulsante rosso di avviamento e i tre tasti RND per gestire, assieme alle levette al volante, verticale (un po’ piccole), il cambio a doppia frizione e 7 rapporti. Il freno di stazionamento è elettrico, a pulsante (sob!), e alle sue spalle c’è il tasto per impostare il cruise control o il limitatore di velocità. Alla base del tunnel si trovano una vaschetta portaoggetti (che trattiene ben poco nella guida sportiva avendo i bordi esterni solo accennati) e due prese USB. Belli il pulsanti “stile pianoforte” sulla consolle, sovrastata dal monitor di un sistema di infotainment dall’aspetto essenziale, con grafiche comuni a vari modelli Renault. La strumentazione digitale prende via all’avviamento e modifica la disposizione degli indicatori secondo una logica prefissata quando si preme il pulsante rosso sotto la razza destra del volante per impostare la modalità Sport, che andrebbe sempre tenuta attiva per gustare appieno la sonorità del 4 cilindri turbobenzina da 1798 cc, lo stesso della Mégane RS, anche se qui è disposto dietro l’abitacolo, in posizione centrale per favorire una equilibrata distribuzione dei pesi.
PESO PIUMA = PIACERE DI GUIDA. A proposito di pesi: sulla bilancia, la A110 GT fa fermare l’ago a 1119 kg a vuoto, valore sempre più raro da incontrare a meno di cercare conforto nelle schede tecniche di Caterham e Radical. Basta questo numero per scatenare sogni di gloria e in effetti sono sufficienti pochi chilometri su una strada di montagna per cogliere tutti i vantaggi e i benefici della leggerezza della Alpine, agile come poche altre nel destreggiarsi nel misto stretto di un valico alpino con un ottimo livello di comfort, però sconosciuto alla sua progenitrice di mezzo secolo fa. Su strada il primo ghigno felice arriva dalla risposta del pedale del freno: è dura ma ben modulabile, al punto che sembra manchi la servoassistenza. Il controllo è massimo e la resistenza alla fatica notevole, favorita peraltro dai 12 quintali in ordine di marcia (3 in meno rispetto alla Porsche 718 Cayman) e dall’impianto Brembo che mostra di sapere il fatto suo. Incidentalmente va ricordato che è possibile richiedere le pinze colorate (oro, bianco, blu, giallo e rosso) attingendo dal programma di personalizzazione Atelier Alpine, che spazia dalle ruote in lega (bianche, nere o alluminio naturale, con diverse fogge e disegni delle razze) ai colori speciali della carrozzeria (ne sono previsti 22). Lo sterzo è diretto e pure comunicativo; rivela un buon compromesso tra la leggerezza indispensabile tra i tornanti e la solidità necessaria nel misto-veloce, una via di mezzo che riguarda anche le sospensioni, non così granitiche da consentire un viaggio sulle statali-groviera italiane con un minimo di assorbimento ma neanche così cedevoli da indulgere in deleteri fenomeni di rollio.
UNA SONORITÀ INEBRIANTE. Il sound del 4 cilindri turbo è delizioso, specie se si procede in modalità Sport; gli scoppiettii in rilascio e soprattutto in scalata sono una delizia per i palati più fini e la risposta più diretta del motore porta con sé un coinvolgimento alla guida ancora maggiore. Tutta da godere: galleria, finestrini semi-aperti, giù due marce, un brontolio deciso e poi il “milleotto” Alpine sale rapidamente di giri e chiede la marcia superiore, salvo arrivare a limitatore per poi lasciar fare all’elettronica. Un’esperienza inebriante che soprattutto chi ha il culto della guida sportiva saprà apprezzare. A differenze delle turbo “prima maniera” la A110 GT (al pari della Mégane RS) può contare su un allungo imperioso, con i 340 Nm di coppia massima costanti tra 2400 e 6000 giri/minuto, mentre la potenza massima di 300 CV è espressa appena oltre, a quota 6300 giri.
DUE ANIME, POCHI COMPROMESSI. Sotto tutti questi aspetti la “nostra” A110 GT (messa a disposizione da Alpine Centre Milano) rivela sua anima da granturismo, veloce (250 km/h) e brillante in accelerazione (4,2 secondi da 0 a 100 km/h) ma capace di mantenere un livello di comfort tale consentire lunghe permanenze a bordo, concedendosi qualche “licenza” allorché le condizioni del traffico e l’andamento del percorso lo consentono o addirittura lo suggeriscono. Un’auto, quindi, specializzata in quanto destinata a un pubblico di intenditori e di cultori del marchio e perciò ancora poco diffusa in Italia (altra faccenda è il mercato interno francese, dove Alpine è nella storia del costume nazionale), ma tutta da scoprire a apprezzare anche da parte di quella clientela non particolarmente sensibile al nome e al marchio Alpine. Al limite o al piccolo trotto. Nella nostra sia pur breve esperienza la A110 GT ha lasciato un ricordo entusiasmante, sotto forma di momenti piacevolemente adrenalinici, comfort sulle lunghe distanze e “coccole” da un abitacolo ben progettato, funzionale e accogliente. I bagagli? Portateli pure con voi. Ci sono due vani pronti ad accoglierli, uno davanti e uno dietro, laddove sulla Alpine Renault A110 degli anni 70 c’era il motore a sbalzo. Complessivamente, tre-quattro borse morbide vi trovano spazio senza difficoltà, per partire senza troppe rinunce.