
Aspettando la Formula 1 con Gian Carlo Minardi
Gian Carlo Minardi è una leggenda dell’automobilismo sportivo e della Formula 1 in particolare. Nato a Faenza il 18 settembre 1947, quando la concessionaria Fiat di famiglia compie i vent’anni di attività, a soli 25 anni fonda la Scuderia del Passatore, attiva in Formula Italia e in Formula 3, ribattezzandola Scuderia Everest nel 1974, quando iniziò a venir finanziata dall’azienda di accessori per auto Everest, proprio nell’anno del debutto in Formula 2.

Pierluigi Martini con la Minardi M185 nel Gran Premio d’Europa del 1985
Nel 1980, cessato l’apporto economico della Everest, nasce il Minardi Team, sempre attivo in Formula 2 e nel 1985 arriva il debutto in Formula 1, con Pierluigi Martini come pilota e una monoposto motorizzata Ford-Cosworth per sognare tra Ferrari, Lotus e McLaren in un’epoca in cui la massima serie automobilistica aveva ancora contorni umani. Con Martini arriveranno i primi punti (1988), la prima pole position (1990) e il settimo posto nel Mondiale Costruttori (1991, stagione in cui il team faentino ebbe i motori Ferrari per le sue monoposto). Una serie di passaggi di proprietà portano Minardi a uscire gradualmente dalla Formula 1 con la cessione del team alla RedBull, che ne fa la squadra satellite Toro Rosso (poi ribattezzata Alpha Tauri e oggi Racing Bulls), per la quale corse e vinse Sebastian Vettel e si mise in luce Max Verstappen. Quale modo migliore di una chiacchierata con Gian Carlo Minardi, per vivacizzare la vigilia del primo Gran Premio di Formula 1 della stagione 2025?

Gian Carlo Minardi
Gian Carlo Minardi: tre motivi per cui un appassionato dovrebbe seguire la stagione di Formula 1 che sta per cominciare.
“Bella domanda! Beh, sul piano tecnico, mi aspetto una sorta di compattamento delle prestazioni dei team, trovandoci all’ultimo anno dell’attuale assetto regolamentare, dunque una condizione che dovrebbe portare a un livellamento delle performance, con un distacco di un secondo, poco più poco meno, tra le monoposto della prima e dell’ultima fila dello schieramento. Sul piano della competizione pura, invece, dall’ipotizzata condizione di equilibrio mi attendo quattro o cinque scuderia in lotta per il titolo Mondiale. Al di là di tutto, da un punto di vista, come dire, umano, l’arrivo di Hamilton a Maranello accenderà un ulteriore motivo d’interesse, non solo per chi tifa Ferrari”.
Per ora, però, di equilibrio si può parlare solo per i test collettivi in Bahrain…
“Le prove negli Emirati si sono svolte in condizioni meteorologiche del tutto impreviste e anomale, che hanno inficiato qualsiasi valutazione rispetto ai singoli tempi sul giro. Solo i long run hanno fornito qualche dato attendibile, con McLaren e Mercedes su tutti davanti a RedBull e Ferrari. Ma ripeto: questi test sono stati poco significativi nell’ottica di una valutazione attendibile e preventiva del valore delle monoposto e dei team. Diciamo che è rimasto un interrogativo: la Williams improvvisamente competitiva si ripeterà in Australia e nel resto del campionato?”
Il calendario ormai va da metà marzo a inizio dicembre, quando un tempo si iniziava in Argentina ai primi di gennaio e si correva molto meno…
“Rispetto all’attuale campionato, articolato in 24 appuntamenti, se penso ai nostri tempi, quando c’era il Minardi Team, si correva 8-9 volte in meno. Ovviamente, con un numero così grosso di gare lo stesso calendario si è dovuto adattare e, oltre alla maggior frequenza degli appuntamenti in pista, si è prevista una sorta di pausa natalizia di tre mesi durante la quale, oltre alle vacanze, ci possa essere tempo per sviluppare le monoposto. Ritengo, comunque, che 24 Gran Premi siano tanti tanti anche per chi, come me, è profondamente innamorato di questo sport. Però il business della Formula 1 porta a questo e non resta che adattarsi”.
Cosa pensa delle sanzioni pecuniarie e delle penalizzazioni in punti previste per i piloti che dovessero utilizzare un linguaggio inappropriato, insomma, se dovessero loro sfuggire le cosiddette parolacce?
“Mi sembra tutto un po’ esagerato! Le conversazioni che vengono diffuse in TV, quelle dei team radio, non sono pubblicate in diretta, quindi la regia avrebbe, anzi ha, tutto il tempo di inserire dei “bip” o di tagliare del tutto le espressioni più colorite o scurrili. Ovviamente i piloti non devo offendere nessuno e in particolare nessuna delle categorie sociali deboli, ma bisogna anche considerare che questi ragazzi viaggiano a oltre 300 orari, si affrontano in corpo-a-corpo potenzialmente pericolosi e sfidano la fisica a ogni curva. Insomma, bisogna avere il buon senso di comprendere la tensione che c’è in pista e in ogni monoposto. Mettere queste multe, che poi si possono tradurre in squalifiche e punti di penalizzazione, mi sembra un po’ come piazzare un autovelox ai 50 in autostrada”.
L’arrivo di Andrea Kimi Antonelli su una monoposto vincente come la Mercedes avvicinerà di più i tifosi italiani alla Formula 1?
“Direi che c’è un’attesa fiduciosa per Kimi. Si è meritato tutto quel che ha sin qui ottenuto e mi auguro che ci sia comprensione da parte di tutti, tifosi, stampa, colleghi, verso di lui e che lo lascino lavorare in pace, evitando di essere pronti a criticare al primo errore. Il mio sogno con l’attuale schieramento di partenza? Vedere un giorno la Ferrari e Kimi entrambi campioni!”.
C’è un pilota che in qualche modo o per qualche motivo le ricorda Antonelli?
“Non mi piace fare paragoni, ogni pilota va valutato e semmai giudicato nel periodo in cui ha corso. Mi piace invece ricordare la bontà del lavoro della federazione, per un 2025 nel quale ci sarà il debutto di Antonelli in Formula 1 e quello di Minì in Formula 2”.
Con questo ritorno di interesse verso la Formula 1, le piacerebbe tornare a farne parte?
“Sono fuori dalla Formula 1 dal 2005, dopo la vendita del team da parte di Paul Stoddard alla Red Bull, non dimentichiamolo. Ripensamente non ne ho mai avuti, a parte un rimpianto tecnico, perché oggi, con la monogomma e i motori uguali, c’è un allineamento delle prestazioni che ai miei tempi non ci si poteva neppure sognare, e che invece avrebbe potuto aiutare un piccolo team come la Minardi. Ci si barcamenava tra difficoltà economiche e inferiorità tecnica pur di raccogliere qualche punticino, con un sistema di punteggi che premiava solo i primi sei su 24, mentre oggi va a punti la metà dei piloti che tagliano il traguardo. E poi mi fa sempre piacere che, a proposito di Toro Rosso, Alpha Tauri o Racing Bulls, si parli sempre di team faentino. In effetti la Racing Bulls impiega oggi 600 persone, in gran parte della zona, nella scuderia, più altre 150 persone circa, indirettamente; per me è un motivo d’orgoglio sapere che quanto ho creato tanti anni fa è ancora un motore attivo per l’economia e la comunità locale”.