
Delage V12 Labourdette: la francese che voleva sfidare le tedesche
Pierre Louis Adolphe Delage, classe 1874, a 19 anni consegue un importante diploma in materie tecniche che gli consente di crescere ed espandersi nell’industria automobilistica. Nel 1905 fonda l’azienda recante il suo ormai altisonante cognome e nel giro d’un anno costruisce la sua prima auto, la Type A equipaggiata con un monocilindrico De Dion-Bouton. Come la maggior parte delle aziende del periodo si dedica anche alle competizioni per promuovere il suo marchio ma solo dopo la fine della Grande Guerra riprende la produzione.
LA COLLABORAZIONE CON DELAHAYE. Con il ritorno della pace Delage diversifica la produzione e volge lo sguardo ai modelli di lusso; le auto da corsa rimangono comunque una importante aspetto dell’attività, a scapito della stessa vendita di modelli di prestigio. Purtroppo le difficoltà economiche arrivano in fretta: le vendite calano e quando le finanze entrano in pericoloso affanno Louis Delage stipula un accordo con la Delahaye fino a diventare, nel 1935, una mera divisione di quest’ultima. Ma l’ingegnere francese continua nella sua strenua difesa del business sportivo.
UNA DODICI CILINDRI DA CORSA CONTRO I PANZER TEDESCHI. È, questo, il periodo della grandeur tedesca e delle imbattibili Silberpfeil in livrea grigio Argento volute da Hitler per imporre anche nelle corse il primato della Germania. Louis Delage raccoglie il guanto di sfida e mette in cantiere l’ambizioso progetto di una coupé aerodinamica per scontrarsi ad armi pari con i missili teutonici: l’obbiettivo è la costruzione di una coupé aerodinamica con un maestoso motore dodici cilindri e l’iscrizione nella nuova Formula Sport dell’Automobile Club de France.
CAMBIO “ELETTROMAGNETICO”. L’idea prende forma nel 1936 cominciando dal motore. Il tecnico Albert Lory disegna l’unità 4D12, un possente V12 di 4,5 litri con apertura della V a 60° e distribuzione con valvole in testa. La potenza ottenuta varia da 150 a 200 cavalli. Per la trasmissione Lory utilizza un cambio a 4 marce Cotal Maag con smistamento delle marce elettromagnetico e leva del cambio sul piantone dello sterzo; non si tratta di una primizia tecnica poiché nel periodo è utilizzato da più costruttori (ad esempio l’americana Auburn). Il telaio piuttosto convenzionale è equipaggiato con sospensioni anteriori a ruote indipendenti e balestre semi-ellittiche; al retrotreno è utilizzato un assale rigido con ammortizzatori a barre di torsione.
PARABREZZA VISTOTAL. La carrozzeria ha una forma in linea con il grande fermento stilistico di questo periodo: le nuove linee direttive del Car Design sono le forme arrotondate sulle quali si concretizzano i primi studi sull’aerodinamica. La Delage Sport 12 cilindri deve esprimere un risultato in chiave di efficienza ma che regali anche un grande fascino grazie a forme voluttuose. È straordinario, insomma, riflettere come, dieci anni prima, le automobili fossero assimilabili a “scatole con le ruote” e ora dominano i parafanghi uniti alla carrozzeria, frontali lunghi e massicci, parabrezza avvolgenti, fiancate sfuggenti e code che sembrano essere modellate dal flusso d’aria. Lo stilista Jean Andreau, già autore della linea della Peugeot 402 N4X presentata al Salone di Parigi del ’35, disegna una tipica figura Streamlined ma accorciata per ottenere un vestito con due sole porte e “caricata” dei medesimi concetti. Su questa affusolata Delage da Gran Prix, però, queste regole sono portate alle estreme conseguenze: è tracciato un corpo vettura elegante, sinuoso, un aereo senza ali e con una possente pinna posteriore con funzione stabilizzatrice. La realizzazione è affidata a Labourdette specialista di carrozzerie di lusso in linea con i dettami della Belle Epoque. Andreau disegna prima un modello in legno in scala che viene studiato e testato per definire i contorni del vestito in lega leggera. La parte più interessante è il parabrezza, dove è implementato il concetto Vistotal, brevettato dall’ingegner Joseph Vigroux nel 1935. Secondo questo principio la grande superficie vetrata è priva di cornice, non si appoggia ai montanti A ed è molto più larga per offrire una visuale più ampia. A tanta suggestione fa da contraltare una notevole complessità tecnica per la progettazione del tetto, che dev’essere molto robusto per sostenere un ingente peso. Grazie agli studi di Vigroux applicati da Andreau si ottiene un coefficiente aerodinamico di 0.25, un risultato straordinario per un’epoca tutto sommato pionieristica.
L’auto completa è pronta in vista del Gran Prix di Francia del ’37 che si sarebbe svolto sulla pista di Montlhery. Durante i test la nuova Sport è molto veloce (può superare 200 km/h), sviluppa un equilibrio complessivo riuscito tra meccanica e design. A causa, tuttavia, di un incidente l’auto è danneggiata e si rende necessario un intervento di ripristino. Riportata nelle officine di Labourdette viene riparata e verniciata in una doppia colorazione Argento e nero che ne esalta proporzioni, eleganza e temperamento sportivo. Viene quindi esposta al Salone dell’Auto di Parigi in vista, finalmente, del tanto atteso debutto sportivo ma questo è ancora clamorosamente mancato. Secondo le fonti, nel 1938 riceve una nuova carrozzeria roadster e durante la seconda Guerra Mondiale è nascosta per proteggerla dalle bombe. Nel 1946 ricompare in una gara a Bruxelles ma questa sembra essere stata l’ultima apparizione prima di scomparire, forse smantellata. Resta un illuminante esempio della bravura di Louis Delage, della creatività stilistica del periodo e dell’ambizione tecnica del periodo anteguerra, alla ricerca del primato sportivo.
RINASCITA IMMINENTE. La V12 Labourdette sta per rinascere grazie al progetto Delage V12 che punta alla ri-costruzione di tutte le parti (telaio, carrozzeria, motore e cambio) grazie alla rilevazione in realtà virtuale di tutti i componenti.