Ligier JS1: la prima della stirpe

Ligier JS1: la prima della stirpe

Guy Ligier, classe 1930, nella giovinezza pratica molti sport; diventa quindi imprenditore e, grazie alla sua energia erculea (era rimasto orfano a 7 anni), diventa un uomo di successo. Nella seconda metà degli Anni ’50 scopre il motociclismo e, in un continuo crescendo di interesse e spirito competitivo, nel ’59 si laurea campione nazionale della Classe 500. Nei primi Anni ’60 la passione per i motori si allarga alle automobili e i campi di espressione sono molteplici: nel ’64 la Formula 2, nel ’65 la 24 Ore di Le Mans (corre con una Porsche 904 e conclude la maratona al 7° posto finale) e nel ’66 la Formula 1, in cui corre come pilota privato (ma è ormai un’epoca in cui il professionismo rende questo sport sempre più costoso: correre soprattutto per passione è un lusso per pochi). Complessivamente disputa tredici Gran Premi tra il ’67 e il ’68 guadagnando un solo punto e in quello stesso anno vince la Dodici Ore di Reims con una Ford GT40 MK II. In questo periodo conosce anche il connazionale Jo Schlesser e instaura con lui un saldo legame di amicizia che guarda a progetti più complessi e ambiziosi. Già nel ’67, infatti iniziano a pensare al salto di qualità e a fondare un marchio costruttore di auto da corsa. Ma nel luglio 1968 Schlesser perde la vita durante il GP di Francia di Formula 1 sul circuito di Rouen (è al volante di una Honda RA302, auto che un esperto come John Surtees si è rifiutato di guidare perché troppo pericolosa) così Ligier, provato per la perdita di un amico e di un futuro socio, abbandona le competizioni e rinuncia al suo progetto imprenditoriale.

Guy Ligier

Guy Ligier

NASCE IL MARCHIO COSTRUTTORE. Tuttavia il suo proverbiale spirito combattivo lo porta, all’inizio del ’69, a riprendere i lavori e fondare la Ligier Automobiles. Guy Ligier forma il suo squadra su consiglio del giornalista/ingegnere Jean Bernardet: tra i tecnici assunti per mettere in piedi il programma c’è l’ingegner Michel Tetù, ex uomo della Renault, diplomato all’Ecole Technique d’Aéronautique et de Construction Automobile (ETACA); questi è nominato Direttore Tecnico e responsabile di tutta l’attività. A lui si affiancano Pierre Bouillard e Roger Nebout. Poi è la volta di Heini Mader, un meccanico svizzero che porta nel gruppo altri tre tecnici dalla McLaren. Tra questi, l’ingegnere delle materie plastiche Don Foster, specialista in materiali compositi. L’articolato schema si sarebbe concretizzato nella partecipazione sia nelle competizioni in pista, sia nei rally. Per dare inizio al business si parte dal progetto di una Gran Turismo a motore posteriore (solo da competizione) per andare allo scontro con la Porsche 904, Alpine A110 e Dino.

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VERSATILE. La Ligier JS1 (la sigla si riferisce alle iniziali del caro amico scomparso) è un’auto “polivalente”, a suo agio in pista e su strada, molto leggera e compatta, equipaggiata con propulsore posteriore. Si parte da una architettura a trave centrale in acciaio irrigidita internamente con schiuma poliuretanica utilizzata nel settore aeronautico: il klegecell. Il motore, a causa della mancanza di unità di origini francesi, è, inizialmente un 4 cilindri Ford FVA bialbero di 1,6 litri, proveniente dalla Formula 2 e preparato dalla Cosworth. È accoppiato a un cambio a 5 marce Hewland in posizione Transaxle. Per la carrozzeria il disegno è affidato alla torinese Frua, che disegna un coupé molto basso e compatto (390 centimetri di lunghezza, 170 di larghezza e soli 102 di altezza). La realizzazione è in fibra di vetro, il peso è inferiore a 700 kg. Grazie alla raffinata progettazione la potenza è di 220 CV e la velocità massima ipotizzabile è di ben 260 km/h.

DEBUTTO SFORTUNATO. La Ligier JS1 è svelata al Salone di Parigi del ’69 (si racconta che l’auto arrivò nello stand solo poche ore dopo essere stata completata). La piccola e prorompente vettura francese è una GT con grandi aspettative. È il risultato del grande coraggio del suo creatore e un omaggio alla memoria di un grande amico. È piccola ma trasuda vigore, agilità e produce quelle emozioni speciali che il valore del design italiano sa come suscitare. Secondo le fonti, dopo la presentazione parigina, all’auto da esposizione si aggiunge un secondo esemplare perfettamente funzionante e sviluppato per correre. Il 23 novembre la JS1 partecipa al Critérium des Cévennes. Ligier è in coppia con Michèle Dubosc ma non riesce a completare la gara a causa della rottura del motore.

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1970, UNA MIGLIORE ANNATA. Il 1970 si apre sotto migliori auspici: la JS1 è iscritta al Mondiale Sport Prototipi nella classe 2 litri e coglie il suo primo successo (una vittoria di classe) in una competizione ad Albi. Nel successivo mese di aprile vince ancora alla Coupé de Vitesse sul circuito di Montlhéry ed è schierata, giorni dopo, alle prove della 24 Ore di Le Mans dove Guy Ligier è affiancato da Jean Claude Andruet. La tornata si svolge senza problemi e il morale è alto. Nei mesi successivi la JS1 corre al Paul Ricard, a Montlhéry e a Magny Course con buoni piazzamenti. Alla maratona sulla pista della Sarthe Guy Ligier e Andruet partono bene e conducono una buona gara ma all’ottava ora sono costretti al ritiro per noie al motore.

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PASSAGGIO AL 6 CILINDRI. Durante l’estate, indicano le fonti, è costruito un terzo esemplare. Le due JS1 sono aggiornate con passo allungato di 25 cm e configurate per accogliere due nuove unità 6 cilindri (abbinate alla trasmissione della Citroën SM): un’unità Ford da 2,4 litri con testate progettate da Harry Weslake e un V6 2.6 della Ford Capri 2600 RS con preparazione Neerpasch; il peso aumenta fino a circa 750 kg. Il successivo settembre le JS1 prendono parte al Tour de France. Sono rispettivamente affidate a Andruet/Behra e Vinatier/Jacob. Ma, nuovamente, non raccolgono risultati: entrambe le si ritirano per noie al propulsore. Complessivamente sono prodotti solo tre esemplari ma, secondo le fonti, ne sopravvive uno solo. Guy Ligier ha, nel frattempo, messo in cantiere l’evoluzione della sua coupé da corsa, la JS2, ora prevista sia in versione da competizione, sia stradale.

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