Gli anniversari da non perdere nel 2025
Nel mondo dell’auto quando non si parla di novità, molto spesso sono gli anniversari i protagonisti dei nostri racconti. Una “scusa” perfetta per tornare a parlare di modelli che per diversi motivi hanno lasciato un segno nel lungo cammino della storia delle quattro ruote e che perciò meritano di essere ricordati. Modelli importanti che hanno guadagnato il rispetto degli appassionati per via delle loro particolari caratteristiche, che si tratti di potenti gran turismo o di semplici utilitarie poco importa, meritano un posto di rilievo nella hall of fame dell’auto. Ecco un rapido elenco delle ricorrenze più importanti di questo 2025.
BMW SERIE 3. È uno dei modelli più fortunati di BMW e nel 2025 festeggia i suoi primi 50 anni di vita. Di che modello si tratta? Beh, della Serie 3 è ovvio. Auto arrivata nel 1975 e che ha cambiato la storia della Casa bavarese. Il suo debutto, nel mese di settembre, al Salone di Francoforte diede inizio alla progressiva uscita di scena della Serie 02. Inizialmente venne venduta solo con carrozzeria berlina tre volumi a due porte. Negli anni, la famiglia della 3 si è arricchita con l’arrivo delle versioni a quattro porte, station wagon, cabriolet e coupé: un ventaglio di offerte generoso che ne sancì il definitivo successo, soprattutto in Europa. Senza dimenticare che a partire dalla seconda generazione nasce una delle icone di BMW: la sportiva M3. Sterminata la gamma motori, con benzina, diesel e ibridi che negli anni hanno segnato la vita delle varie generazioni. Ora è giunta alla settima.
VOLKSWAGEN POLO. Un’altra cinquantenne sta per tagliare il traguardo del mezzo secolo di vita. È la Volkswagen Polo, all’epoca l’entry level della Casa di Wolfsburg. La prima generazione venne introdotta nel 1975 e la base meccanica era quella dell’Audi 50 con la quale condivideva diversi elementi, compreso il nome in codice Typ 86. Il compito della Polo era tutt’altro che semplice: far dimenticare il mitico Maggiolino e allargare il mercato di VW verso il basso, nel segmento delle city car. Per questo la dotazione era piuttosto spartana, per non dire essenziale. Poi nel corso dei decenni la Polo si è evoluta nelle forme, nelle dimensioni e nei contenuti assumendo un aspetto non molto diverso dalla sorella maggiore Golf. Sotto il cofano anteriore hanno trovato posto diversi diesel e altrettanti benzina con frazionamenti a tre e quattro cilindri. Le Polo attuali appartengono alla sesta generazione.
FERRARI 308 GTB. Cinquant’anni fa al salone di Parigi del 1975 (ottobre) la Ferrari mostrava al pubblico la sua ultima novità destinata a sostituire la Dino GT4. Disegnata da Pininfarina ed in particolare da Leonardo Fioravanti, la 308 GTB condivideva la meccanica della Dino GT4, compreso il V8 Dino di tre litri (da qui la sigla 308) con doppio albero a camme in testa per bancata e alimentazione con quattro carburatori doppio corpo Weber. Le 308 destinate all’Europa erogavano una potenza massima di 255 CV a 7700 giri, mentre quelle per il mercato USA si limitavano 240 CV a 6600 per le diverse leggi in materia di norme antinquinamento. Dal 1975 fino al mese di giugno del 1977 la carrozzeria venne realizzata in fibra di vetro, mentre dal 1977 al 1985 Ferrari decise di passare all’acciaio con un aggravio di peso di 150 kg. Per il resto, la lubrificazione inizialmente era a carter secco, poi, dal 1981, passò al carter in umido. Il cambio era manuale a cinque rapporti con prima in basso per una velocità massima di oltre 250 km/h. La 308 venne sostituita dalla 328 nel corso del 1985.
ALFA ROMEO 6C. In realtà più che un compleanno è la celebrazione di una sigla che tra il 1925 e il 1953 ha distinto una famiglia di modelli prodotti da Alfa Romeo. 100 anni tondi tondi a sottolineare la lunga e gloriosa storia di una sigla che ha segnato indelebilmente l’evoluzione dell’Alfa Romeo. Ovviamente la sigla 6C indica il frazionamento dei motori progettati da Vittorio Jano, il celebre tecnico al quale venne affidato lo sviluppo di una vettura leggera, economica e con prestazioni brillanti. La prima 6C nacque dunque su un telaio leggero e resistente, con sospensioni ad assale rigido sia che dietro. Il propulsore era un sei cilindri in linea con albero a camme in testa di 1500 cm3 e potenza di 44 CV. In seguito, la cilindrata venne dapprima incrementata a 1750 e poi 1900 cm3, adottando testate bialbero e compressori volumetrici. Nella prima metà degli anni ’30 le 6C vennero riprogettate adottando un telaio più moderno e, per la prima volta in Europa, sospensioni a quattro ruote indipendenti. La cilindrata del bialbero sei cilindri crebbe a 2300 prima e 2500 cm3 poi.
ROLLS ROYCE PHANTOM. L’anno che sta per arrivare celebra il centenario di uno dei modelli (o meglio la denominazione) che più di ogni altro ha rappresentato al meglio il mondo del lusso, dell’eleganza e, in ultima analisi, della ricchezza. L’auto in questione è la Phantom della Rolls Royce, il cui primo esempio risale appunto al 1925 quando la Casa britannica presentò la Phantom I (I banalmente sta per prima serie) che doveva sostituire la Silver Ghost. La produzione della prima serie terminò nel 1931, contando alla fine più di 3500 esemplari usciti dagli stabilimenti di Derby in Inghilterra e da quello di Springfield negli USA. Una delle differenze rispetto alla Silver Ghost è l’introduzione di un motore sei cilindri in linea ad aste e bilancieri per una potenza massima stimata (Rolls Royce non ha mai fornito i reali valori di potenza e coppia) di circa 110 CV. La cilindrata era di 7668 cc, la maggior cubatura mai raggiunta da un propulsore Rolls, mentre dal 1928 venne adottata la testata in alluminio in luogo della ghisa. Tra gli esemplari prodotti in Inghilterra e quelli realizzati in America, c’erano alcune differenze: ad esempio il passo delle Silver Ghost Made in Usa era maggiorato, mentre il cambio aveva tre rapporti, uno in meno rispetto alla versione Made in England. Ancora oggi il nome Phantom viene utilizzato dalla Rolls Royce.
VOLKSWAGEN TRANSPORTER. Ha definito un’epoca accompagnando generazioni di giovani sognatori che in questo bizzarro veicolo commerciale vedevano realizzati i loro sogni di libertà. Nel 2025 compie 75 anni durante i quali ha cambiato più volte pelle e nomi (compreso il celeberrimo Bulli), rimanendo comunque sempre fedele a se stesso. Insomma il Volkswagen Transporter (questa la denominazione ufficiale) diventò ben presto uno dei simboli della casa tedesca. Curiose le sue origini: nacque quasi per caso negli stabilimenti di Wolfsburg e lo spunto venne fornito da un veicolo aperto con piano di carico su base Maggiolino utilizzato in fabbrica per il trasporto di materiali da un reparto all’altro. Ai primi schizzi seguirono i primi prototipi e dopo una lunga fase di sviluppo (l’idea venne nel 1947), i primi Typ2 vennero consegnati dal mese di marzo del 1950. Il motore ovviamente era lo stesso quattro cilindri Boxer raffreddato ad aria del Maggiolino. La prima serie del Bulli venne prodotta fino al 1967 in quasi 1.800.000 esemplari.
LANCIA AURELIA. Un’altra vettura italiana che ha segnato la storia delle quattro ruote nel nostro Paese: è la Lancia Aurelia che nel 2025 celebra il settantacinquesimo anniversario essendo nata nel 1950. Più precisamente l’Aurelia venne esposta per la prima volta al pubblico nel mese di maggio al Salone dell’auto di Torino. La capostipite di tutte le Aurelia aveva il nome B10 e a linee eleganti come si conveniva a una Lancia associava un raffinato motore sei cilindri a V da 1,8 litri. Un progetto ambizioso con soluzioni tecniche all’epoca all’avanguardia: oltre naturalmente alla scocca portante, la B10 aveva sospensioni a quattro ruote indipendenti, mentre il gruppo frizione-cambio-differenziale era disposto al retrotreno. Quanto al nome, Lancia decise di abbandonare le città laziali (Ardea e Aprilia) optando per le vie consolari romane, iniziando appunto con l’Aurelia. Scelta che proseguirà nel tempo con diversi modelli a cominciare dall’Appia e dalla Flaminia. Un anno più tardi, nel 1951, la cilindrata del motore sale a 2 litri che va ad equipaggiare anche la fascinosa coupé B20. Nel 1954 arriva la seconda serie, la B12, con cilindrata del V6 innalzata a 2,3 litri. A fine anno infine inizia la produzione dell’Aurelia forse più famosa e celebrata: la spider B24 con motore di 2,5 litri. Le ultime B20 e B24 escono dalla fabbrica nella seconda metà del 1958: l’Aurelia lascerà il posto alla Flaminia.
ALFA ROMEO GIULIA. Dieci anni fa, in occasione dei 105 anni di vita del marchio, Alfa Romeo presentò al Museo Storico di Arese una berlina che avrebbe dovuto dare inizio a una nuova era per il Biscione milanese. Era ovviamente la Giulia di ultima generazione, una berlina completamente nuova realizzata su una piattaforma inedita, denominata Giorgio, che avrebbe dovuto accompagnare lo sviluppo e la storia anche dei successivi modelli Alfa Romeo. Qualche mese più tardi nel marzo del 2016, Alfa espone a Ginevra le versioni definitive della Giulia che da lì a poco sarebbero entrate in commercio. Sullo stand erano presenti due versioni td da 2,2 litri da 150 e 180 CV. La versione a benzina era la due litri turbo da 220 CV. Ma la Giulia più amata e desiderata dagli amanti del Biscione è la Quadrifoglio (leggi qui la nostra prova), una vera supercar celata sotto un normale vestito a tre volumi. Utilizza elementi della carrozzeria in fibra di carbonio, come cofano motore e tetto, ed è spinta da un potente V6 2.9 biturbo inizialmente da 510 CV sviluppato in collaborazione con la Ferrari. Ovviamente la Giulia è tuttora a listino. Compresa la Quadrifoglio la cui potenza è poi salita a 520 CV.
BENTLEY BENTAYGA. Sono trascorsi 10 anni da quando Bentley presentò nel mese di gennaio il nome delle sua prima suv: la Bentayga. Una scelta ispirata alla Taiga, la più grande foresta del mondo, integrato dalle prime tre lettere di Bentley. La Casa inglese, si sa, appartiene al gruppo Volkswagen: logico quindi che parte della componentistica provenga dalla banca del gruppo. A iniziare dal telaio che si basa sulla piattaforma MLB, la medesima utilizzata per le Audi Q7, Porsche Cayenne e VW Touareg. Lo stesso vale per il propulsore che, sebbene adattato e modificato alle specifiche della Bentayga, è il 12 cilindri a W di sei litri realizzato da Volkswagen. Grazie alla presenza di due turbocompressori eroga ben 608 CV e 900 Nm di coppia. Quanto basta per spingere la Bentayga a 301 km/h e di bruciare lo 0-100 in 3,9 secondi. All’epoca, la Bentayga era la Suv più veloce in produzione, oltre che la più costosa. A un cambio automatico sequenziale a otto rapporti associa la trazione integrale con differenziale centrale Torsen. Ricca ai limiti dell’opulenza, utilizza in modo massiccio l’elettronica con parecchi dispositivi di ausilio alla guida come il Bentley Dynamic Ride per il controllo del rollio e il servosterzo elettronico Epas. Il primo restyling è datato 2020: ai nostri giorni la Bentayga è una presenza stabile nel listino Bentley, anche con motori V8 (qui la nostra prova) e V6 ibrido plug-in. Non è più invece in produzione la variante turbodiesel a otto cilindri, l’unica vettura a gasolio della storia del costruttore inglese.