Grossglockner, la gioia di guidare val ben 43 euro
Nella mia innocente testolina mi ero detto: “D’accordo, visto il prezzo fuori da ogni logica, lo farò solo questa volta e basta: Giusto per togliermi la curiosità”. Peccato che il Grossglockner, il passo montano più bello dell’Austria, si sia rivelato un capolavoro, coi suoi paesaggi infiammati dall’autunno e di curve che sembrano cesellate da un maestro rinascimentale. Un tripudio di neve, ghiaccio e natura condito con un nastro d’asfalto più coinvolgente di una pista. Insomma, stiamo già riprogrammando di tornarci, dannazione.
DIVERTIMENTO A CARO PREZZO. Il Grossglockner-Hochalpenstrasse (se pensavate fosse difficile pronunciare Transfagarasan, avrete già cambiato idea…) è una strada alpina costruita nel 1935 per collegare la regione della Carinzia a quella di Salisburgo. La lunghezza totale è di 48, costosissimi chilometri, visto che quei venali degli austriaci hanno deciso di far pagare, per 36 tornanti, la bellezza di 43 euro. Davvero troppi.
OTTO AMICI E QUATTRO SPORTIVE. Il nostro quartetto ha intrapreso l’avventura l’ultimo weekend di ottobre, il che significa una tariffa ridotta a “soli” 33 euro, con dieci euro di resto da buttare nei famelici serbatoi delle rispettive classiche: una simpaticissima Triumph TR7, una Fulvia coupé appena restaurata, una 147 GTA col suo glorioso V6 Busso e la mia GTV 916… senza il suo glorioso Busso. Quattro sportive, otto amici, 1.024 chilometri da percorrere e una miriade di paesaggi eccezionali da vedere. L’attesa era palpabile. Il primo tratto – dati i 600 chilometri del primo giorno – è stato di noiosa autostrada fino a Bressanone, uscendo a Brunico e iniziando già a sgranare gli occhi attraverso Dobbiaco e San Candido, pittoreschi paesini per ora risparmiati dal turismo di massa.
E MERAVIGLIA FU. La prima vera tappa è Lienz, in Austria, dove quasi mi manca il fiato nel vedere la benzina a 1,49 euro al litro: altro che opere teatrali o filosofiche, sono queste le cose che arricchiscono e scaldano il cuore di un fanatico di motori. Ci incolonniamo diligentemente per fare il pieno e apro le danze portando il convoglio a Heiligenblut, paesino con un fatturato pari al Texas, perché è proprio qui che sganciamo 33 euro a macchina al casello del Grossglockner. Tre curve dopo ho già dimenticato il furto subito: i colori dell’autunno sono esagerati, paiono un bosco preso d’assalto da un piromane, l’asfalto è pari a quello svizzero e la strada non avrebbe potuto rispecchiare maggiormente i miei gusti, fluida e guidata, mai noiosa o dal ritmo spezzato. Oh, ed è deserta, come se il mondo si fosse dimenticato di questo circuito naturale da seconda e terza piene, con toccate di quarta. Libidine.
FINALMENTE IN VETTA. La prima parte del passo ci conduce a un punto panoramico dominato dal ghiacciaio Pasterze e da dighe doppie e laghi dal color turchese; nonostante le nuvole restiamo a bocca aperta. Ridiscendiamo verso la deviazione precedente e stavolta puntiamo alla cima della Grossglockner-Hochalpenstrasse a 2.504 metri, butto giù due marce e chiedo l’impossibile al 2.0 Twin Spark della mia GTV. I 155 cavalli a queste quote me li sogno, devo pennellare ogni traiettoria e non arrischiarmi a perdere manco mezzo km/h per tenere buona la GTA, che vedo minacciosa nel mio retrovisore mentre il canto del suo V6 invade tutta la vallata. In qualche modo la nera coupé arriva per prima in cima, stanca e soddisfatta. Lo siamo anche noi: ci sono quattro gradi, ma a nessuno (ok, alla mia passeggera sì) importa, concentrati sul paesaggio surreale che ci circonda. Saliamo in cima a punta Edelweiss – lastricata col pavé e baciata dal sole – e poi scendiamo meno focosi fino al lago di Zell Am See, famoso per la sua Ice Race invernale.
ASSALTO AL TRENO. Poco dopo carichiamo le nostre auto su un vagone ferroviario: non c’entra Toretto, dobbiamo dormire a Semslach e l’unico modo per arrivarci è un tunnel percorribile solo su rotaie. Un’esperienza in più da conservare. Il giorno dopo, l’itinerario è leggermente meno pressante: rientro in Italia per la colazione, due passi al lago di Braies per smaltirla e poi via di nuovo a sfruttare tutto l’arco dei nostri contagiri fino in cima a Passo Falzarego. Bellissimo, ma non quanto gli incredibili riflessi che ci attendono a Passo Fedaia, ai piedi della Marmolada. Nel frattempo, il buio ci inghiotte, stint finale diretti al casello di Trento e poi una rilassante e soporifera autostrada fino a casa. Che strade, che panorami, che gioia. Resta solo la seccatura del folle pedaggio (perché mai prendere esempio dal Nufenen, dal Furka, dal Giau, dal Fluela, dal San Gottardo etc. etc. etc., tutti – ovviamente – gratuiti) ma duole ammettere che la bellezza di quei posti e del Grossglockner meritano la sopportazione di certe fregature. Ci tornerò, tollererò, e godrò di nuovo come un riccio.