Peugeot 205 Turbo 16, una feroce rivoluzionaria
Le prime scintille della rivoluzione tecnica che ha stravolto i rally negli anni ’80 le hanno scoccate i progettisti dell’Abarth (con il motore centrale sovralimentato mediante compressore volumetrico e la scocca semitubolare) e dell’Audi (con il turbo e la trazione integrale). Sull’asfalto la grossa e pesante Quattro poteva poco o nulla contro la più agile e leggera Lancia 037 (ultima vettura a trazione posteriore ad aver vinto un campionato del mondo, nel 1983), ma in condizioni di scarsa aderenza, dove avere tutte le ruote motrici costituisce un vantaggio enorme, i rapporti di forza si ribaltavano diametralmente. È però un anno più tardi, proprio sullo sfondo dell’epica, acerrima rivalità Lancia-Audi, che l’asticella del progresso si alza ancora più in alto, con l’entrata a gamba tesa della Peugeot 205 Turbo 16 nella partita del Mondiale.
DA UTILITARIA A “BELVA” DA COMPETIZIONE. Sulla leggerissima carrozzeria in vetroresina della Peugeot 205 Turbo 16 l’etichetta di vettura vincente è appiccicata prima ancora che l’auto metta le ruote su strada. A capo della Peugeot Talbot Sport c’è Jean Todt, ex copilota destinato a una strepitosa carriera come manager nei rally e poi in Formula 1 con la Ferrari. Todt straccia il progetto della berlina 305 con motore V6 e scommette sulla più compatta 205, che sotto le “sembianze” della popolare utilitaria francese da cui deriva nasconde la ferocia di un vero animale da corsa. Il motore, un quattro cilindri 1.7 turbo da più di 300 CV, è collocato al centro della vettura (per l’esattezza, dietro il sedile del passeggero), e la potenza, che nel 1985 cresce di oltre 200 CV, superando abbondantemente quota 500, è scaricata su tutte le ruote attraverso un cambio manuale a cinque marce (derivato da quello della Citroën SM e collocato dietro il sedile del pilota) e tre differenziali autobloccanti.
REGINA CON LA CORONA. Parlare di “laboratorio viaggiante” a proposito delle auto del Gruppo B fa figo e non impegna, un po’ come quei politici che prima delle elezioni promettono la qualunque. Ma non è un’espressione da glossario delle frasi fatte. E la Peugeot 205 Turbo 16, a quarant’anni esatti dal suo debutto nell’élite dei rally, lo dimostra con un passaporto tecnico degno di una Formula 1 e un palmarès che si commenta da sé. Nelle tre stagioni in cui ha animato le prove speciali da un capo all’altro del globo è salita due volte sul tetto del mondo, con Timo Salonen nel 1985 e con Juha Kankkunen nel 1986, dopo una feroce battaglia con la Lancia Delta S4 di Markku Alen che dalle gare si era spostata nei tribunali sportivi della FIA.
UN BIS CONDITO DA UN’ETERNA POLEMICA. Quell’anno, in prima battuta le minigonne con cui la vettura francese si era presentata ai nastri di partenza del Sanremo erano state giudicate irregolari, ma poi, a stagione finita, con Alen matematicamente campione del mondo, la federazione aveva accolto il ricorso del team, rimettendogli in tasca i punti tolti e consegnando così il titolo nelle mani dell’alfiere della Peugeot. Fu una beffa bella e buona, per la Lancia, e non sorprende che i tifosi non l’abbiano mai digerita (e a maggior ragione, visto che la squadra torinese era assolutamente all’altezza della situazione). Ma la storia è storia, e anche se le cose potevano andare diversamente, il valore tecnico e sportivo della Peugeot 205 Turbo 16 non è in discussione.