La Ariel Nomad imbocca un sentiero green
La Ariel Nomad è il desiderio di ogni bambino troppo cresciuto: una Atom da offroad, inconfondibile per il suo ‘esoscheletro’ brillante, le ruotone tassellate e il K24 Honda da 237 cavalli dietro alle vostre spalle (da poco rimpiazzato con un Ford Ecoboost da 309 cavalli). Questo antidepressivo a motore è capace di annientare qualsiasi sterrato, lasciandosi dietro ogni singola supercar da offroad presentata di recente, specialmente quando il gioco si fa davvero duro. Dopo la Nomad 2 – per l’appunto dotata di propulsore Ford – Ariel ha presentato un concept ambiguo: la E-Nomad, alimentata a batterie.
CAMBIO DI ROTTA. Non è il primo passo della compagnia nel mondo elettrico (esiste già la Ariel Hypercar da 1.200 cavalli) eppure una Nomad silenziosa e ‘green’ ci fa strano, come se il vostro amico d’infanzia di colpo si appassionasse all’uncinetto anziché ai dragster. La E-Nomad saluta l’endotermico per una batteria da 41 kWh e un motore elettrico al retro da 285 cavalli, poco meno della Nomad 2 e sufficienti per uno 0-60 miglia orarie (96 km/h) in 3,4 secondi; l’autonomia si aggirerà attorno ai 240 chilometri. Ovviamente la coppia è sostanziosa, 490 Nm, comunque inferiori ai 518 Nm della controparte turbocompressa, mentre il peso – sempre una rogna per le elettriche – è di 896 chili, 181 in più della Nomad 2.
CARROZZERIA VERDE. La trasmissione ha un unico rapporto che muove le gomme posteriori, tramite un differenziale autobloccante, e va ad aggiungersi ai 300 chili di peso della batteria; fortuna che la carrozzeria (eh sì, qua c’è persino una carrozzeria) è di materiale ‘bio-composito naturale’, il 9% più leggero del carbonio. L’estetica non è proprio riuscitissima – sembra una cavalletta col casco – ma una eventuale versione di produzione potrebbe essere più attraente, o perlomeno battagliera come la Nomad normale.
PRODUZIONE IPOTETICA. Le batterie sono in posizione quasi centrale, e caricarle dal 20 all’80% dovrebbe richiedere venticinque minuti, giusto il tempo di togliervi il fango di dosso e ricominciare a giocare. Una Nomad silenziosa sembrerà come la Wild One Max della The Little Car Company (la replica a grandezza naturale del buggy radiocomandato della Tamiya), solo più tosta e sensibilmente più rapida. Chissà quale sarà il risultato della E-Nomad, certamente rimpiazzare il sound e l’anima di un K24 o la forza del Ford Ecoboost non sarà facile. Dopo i dovuti test la Ariel potrebbe pensare di piazzare in listino questa concept accanto alla Nomad 2, se solo vi sarà un concreto interesse da parte dei clienti.