Tra passato e modernità, Manhart fa “a modo suo”
Manhart è uno dei tuner che vanno per la maggiore in Germania, ed è uno abituato a “esagerare” sia con le modifiche meccaniche, sia con quelle estetiche. La storia del preparatore comincia quasi quarant’anni fa, quando Gunther e Wilfried Manhart decidono di soddisfare i desideri automobilistici più reconditi e intimi degli appassionati. La filosofia dei due fondatori è quella di regalare al cliente qualcosa di unico, rivisitato, e che si discosti sempre e comunque dalla versione “base”; l’ordinario, in pratica, li irrita come le ortiche fresche. Inizialmente i due fratelli si occupano di riparare e restaurare modelli bavaresi, ma il desiderio di personalizzazione arriva presto, e finiscono col mettere le mani su BMW, AMG, Audi, Cupra, Lamborghini, Land Rover, Porsche, Toyota, e la lista potrebbe continuare.
MANHART MH900. Una delle creazioni più note e recenti di Manhart è la M5 MH900: non fatevi ingannare dalla sigla, questa grande berlina blu elettrico non arriva a 900 cavalli… ma a 928, con una coppia massima di ben 1.240 Nm. L’azienda ha rivisto la coppia di turbo, l’intercooler, l’aspirazione, lo scarico, la gestione elettronica del motore. Tutto ciò che nel propulsore S63 poteva essere migliorato, insomma, è stato migliorato, ottenendo numeri da hypercar. Il vostro gommista vi adorerà e i benzinai vi stenderanno un tappeto rosso. Ne faranno cinque, tutte con un bell’abitacolo dal cielo stellato, in stile Rolls-Royce.
MANHART CRE 700. Anche in questo caso la sigla è ingannevole, perché questa AMG C63 supera i 700 cavalli per assestare il suo otto cilindr… pardon, il suo quattro cilindri a 725 cavalli e 1.120 Nm di coppia, 45 cavalli e 100 Nm in più rispetto all’auto di serie. Proprio perché una C63 AMG con lo stesso frazionamento di una utilitaria ha poco senso, Manhart cerca di compensare al problema con ancor più cavalli e un po’ di pesantezza estetica tra decalcomanie specifiche, un look (quasi) total black, molle H&R ribassate e righine rosse. Il tuner, inoltre, ha lavorato ampiamente sullo scarico, tentando di trasmettere gli stessi brividi di un V8.
MANHART RV650. Dalla Germania ci si sposta oltremanica, in Inghilterra, per lavorare sulla regina delle suv: la Range Rover. La RV650 è un esemplare unico commissionato dall’Est Europa e spicca per la carrozzeria nera a contrasto con elementi dorati e fari a led nella griglia, per non parlare dei sobri (perlomeno non sono dorati…) cerchi di ben 24’’. Gli interni sono delicati e fini… se paragonati a Mansory, vista l’abbondanza di pelle bordeaux abbinata a decine di elementi dorati. Il lavoro si conclude sul motore, portando il 4.4 litri di origine Bmw a 653 cavalli e 900 Nm di coppia e donandogli una voce particolare grazie allo scarico artigianale.
MANHART CLASSIC CARS DIVISION. Da qualche anno Manhart si è anche avventurato nel mondo delle auto d’epoca, infilandosi nel filone dei restomod. I risultati sono altalenanti: abbiamo una BMW M3 E30 con un sei cilindri turbo al posto del quattro cilindri originale (con 405 cavalli e 650 Nm, oltre a un look piuttosto sfacciato); una Lancia Delta con nuovi pistoni, turbo, camme, centralina… per 375 cavalli e 550 Nm (e un’estetica quantomeno discutibile); una BMW Serie 8 E31 con il motore della M5 E39 e infine la nostra preferita, una Alpina 2002 Tii che da 130 cavalli arriva a 200 cavalli, rigorosamente senza turbo, con gomme, cambio, sospensioni e freni moderni. Il tutto è completato da un rollbar e da una verniciatura bicolore con una livrea Alpina ispirata al mondo delle competizioni. Non male, vero?