Jaguar XJ
Quotazione da 6.000 € a 30.000 €
Elegante, lussuosa, intrisa di un fascino unico nel suo genere, la Jaguar XJ ha segnato la storia del marchio di Coventry per un lasso di tempo lunghissimo: dal 1968 al 2019. Quelle entrate nell’immaginario collettivo sono le grandi berline a quattro porte delle prime tre serie, costruite dal 1968 al 1992: macchine che hanno raccolto l’eredità “spirituale” della vecchia Mk2, evolvendone il concetto con uno stile e contenuti tecnici più moderni. Al lancio, la Jaguar XJ è disponibile con due sei cilindri bialbero a camme in testa, un 2.8 da 180 CV e un 4.2 con 65 cavalli in più; nel 1972 debutta la leggendaria XJ12, mossa da un 5.4 V12 con 254 CV e cambio automatico a 3 marce. La seconda generazione vede la luce nel 1973: fuori la macchina cambia poco (calandra ridisegnata e paraurti con protezioni in gomma), mentre i motori, “strozzati” da norme antinquinamento più severe, perdono un po’ di cavalli. Dal 1974 la XJ c’è anche a passo lungo e nella versione coupé XJC, contraddistinta da un elegante tetto in vinile e realizzata in poco più di 10.000 esemplari. Alla fine del decennio debutta la terza serie, che sarà la più longeva (rimane sulla breccia fino al 1992) anche grazie alla Pininfarina, che dà un tocco di italianità, un po’ più slancio e un abitacolo ancora più accogliente alla Jaguar XJ. Nel 1981 arriva la HE con motore V12 da 295 CV. Nel frattempo, migliora la sicurezza: dal 1984 la ricca Sovereign ha l’ABS di serie. Negli anni ’90 la carriera della XJ prosegue con le XJ40, X300 e X308, con la classe di sempre, dotazioni di bordo sempre più moderne e potenti motori V8 a benzina. Nel 2009, la rivoluzione: la XJ, per la prima volta, cambia faccia, e non metaforicamente. Il successo delle antenate non arriva, e l’auto si eclissa lentamente, uscendo di scena dieci anni più tardi dopo 120.000 esemplari. Un flop da manuale che, tuttavia, non scalfisce di un millimetro la leggenda delle antenate.
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