Marcello Gandini: l’arte si fa tecnica (e viceversa)

Marcello Gandini: l’arte si fa tecnica (e viceversa)

Non che ci fosse bisogno di un attestato ufficiale, perché se c’è una cosa difficile da misurare, quella è il talento. E Marcello Gandini, di talento, ne ha sempre dispensato dosi generose in ogni leggerissimo tratto uscito dalla sua matita, unendolo a un genio creativo e a un fiuto per l’innovazione tecnologica che hanno pochi eguali in campo automobilistico. Risultato? Un numero impressionante di macchine figlie della stessa mano eppure ognuna meravigliosamente diversa dall’altra. Macchine destinate non solo a segnare un’epoca, ma a entrare nella leggenda, facendo sognare intere generazioni di appassionati.

L’Alfa Romeo Montreal è una delle auto più famose disegnate da Marcello Gandini

L’Alfa Romeo Montreal è una delle auto più famose disegnate da Marcello Gandini

LA MECCANICA, UNA PASSIONE ANTICA E MAI SOPITA. Marcello Gandini, designer torinese classe ’38, all’università non ci è mai andato. Erano altri tempi, certo, ma la cosa che più conta, e che gli ha permesso di diventare un fuoriclasse conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, è un’altra. E cioè che il sacro fuoco della passione, dentro di lui, ha sempre bruciato. E sebbene Gandini preferisse di gran lunga divorare libri di meccanica, anziché di lettere classiche (“A sedici anni, con i soldi che mi erano stati dati per comprare un libro di latino, comprai Motori Endotermici di Dante Giacosa”, ha confessato durante la sua lectio magistralis), masticare il latino e il greco antico, contrariamente a quanto vorrebbero far credere certi luoghi comuni purtroppo duri a morire, ha rafforzato in lui il desiderio di conciliare il bello con l’utile, con ciò che funziona bene. 

Marcello Gandini durante la sua lectio magistralis al Politecnico di Torino

Marcello Gandini durante la sua lectio magistralis al Politecnico di Torino

Marcello Gandini con la pergamena di laurea. Il titolo di ingegnere meccanico ad honorem gli è stato conferito su iniziativa del dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino

Marcello Gandini con la pergamena di laurea. Il titolo di ingegnere meccanico ad honorem gli è stato conferito su iniziativa del dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino

ONORE AL MERITO. Il sogno più puro dell’ingegnere, in pratica. Un sogno che al “maestro”, come lo chiamano con venerazione e rispetto i colleghi più giovani, a 85 anni e dopo una serie sconfinata di successi è valso la laurea honoris causa in ingegneria meccanica. Conferitagli dal Politecnico di Torino lo scorso 12 gennaio, più che una medaglia al valore, per Marcello Gandini quella pergamena è un riconoscimento – l’ennesimo – conquistato sul campo. Ma è forse anche l’occasione per fermarsi un attimo, di fronte a una platea di giovani che hanno un gran bisogno di capire cosa fare da grandi e come farlo al meglio, e guardare indietro, per fare il punto su quanto fatto finora.

Qui sopra, due delle Lamborghini più celebri nate dalla matita di Gandini: una Miura e, in secondo piano, una Countach

Qui sopra, due delle Lamborghini più celebri nate dalla matita di Gandini: una Miura e, in secondo piano, una Countach

LA FORZA DELLE IDEE. Il cortile dell’ateneo torinese ne ha dato un’inequivocabile prova materiale, ma il valore più grande di quelle Lamborghini, Alfa Romeo e Maserati che lasciano senza fiato è nascosto tra le pieghe invisibili delle idee di chi le ha inventate a partire da un foglio bianco. Di nuovo, è un qualcosa per cui è difficile individuare un’unità di misura, perché a che fare con doni intangibili come la curiosità, il talento, la passione. Ma è solo quando avviene l’incontro con una visione del reale lucida e creativa che l’immaginazione rompe gli schemi acquisiti per costruirne di nuovi e più sorprendenti. Ed è lì che scatta la magia: la macchina dell’incredibile comincia a funzionare e l’ordinario diventa straordinario. In attesa della prossima sfida.   

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Un commento su “Marcello Gandini: l’arte si fa tecnica (e viceversa)”
  • gbvalli ha scritto:

    IO direi meglio “La tecnica si fa arte”. Strepitoso il suo design, ne avessimo oggi designer così! E poi, perché relegare il buon design solo alle auto di lusso, o ancor più alle supercar? Possibile che non si possano più fare auto a portata di tutti belle?

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