Panda 4×4, come nuova 40 anni dopo
La Fiat Panda 4×4, una delle moderne icone di casa Fiat spegne in questi giorni le prime 40 candeline. Per festeggiare l’evento, il team Heritage di Stellantis ha preparato un paio di sorprese per gli appassionati della compatta tuttofare torinese: il primo è un video, che ripercorre la storia attraverso immagini suggestive, mentre il secondo è il restauro fatto regola d’arte di una Trekking del 2001, un esemplare che per tutta la vita non è mai uscita dallo stabilimento di Mirafiori a Torino come vettura di servizio.
LA PRIMA NEL 1983. La storia della Panda 4×4 inizia dunque nel 1983, tre anni dopo l’arrivo della versione a trazione anteriore. Per sviluppare il progetto Fiat sceglie la Steyr-Puch, azienda leader nel campo delle 4×4: il sistema scelto è semplice e robusto: la trazione sulle ruote posteriori è ad inserimento manuale e non è previsto un differenziale centrale. A livello produttivo in Austria si occupano della trasmissione completa che poi verrà assemblata con il resto della vettura nello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il motore è il quattro cilindri di 965 cc da 48 cv, poi cresciuto a 1108 cc per le ultime versioni. A un’altezza da terra di circa 18 cm, si associa un peso a vuoto di appena 740 kg e buoni angoli di attacco e uscita: quanto basta per trasformare la Panda 4×4 in un’agilissima 4×4 capace di superare pendenze di quasi il 50%.
LE SPECIAL. Nel corso degli anni, oltre versioni standard si succedono diversi allestimenti, tra cui la Trekking, la Country Club e l’edizione limitata Panda 4×4 Sisley con interni specifici e una ricca dotazione di serie. Il successo della Panda 4×4 negli anni è sorprendente e le generazioni che si susseguono nel tempo non fanno altro che ribadire le straordinarie potenzialità di una vettura per molto aspetti predestinata. E tra le tante curiosità e stranezze che aleggiano intorno alla storia di questa utilitaria, non possiamo dimenticare la Monster Truck, un prototipo realizzato nel 2012 da Fiat in collaborazione con la Mercurio Cinematografica. Perfettamente funzionante era una bizzarra interpretazione in chiave Panda realizzata su pianale di una Jeep CJ7 4200 e dotata di ruote da trattore stradale con gomme del diametro di 150 centimetri e larghe 50.
BIG FOOT. Una singolarissima ‘big foot’ alta 390 centimetri, lunga 380 cm e larga 250 cm. Quanto alla creazione del team di Heritage la Panda in questione è una Trekking 4×4 che rientra nel progetto “Reloaded by Creators”. L’auto ha meno di 40.000 km ed è in condizioni eccellenti, grazie alla cura certosina del restauro: tutti i componenti meccanici sono stati rivisitati e ricondizionati, mentre la carrozzeria è stata riverniciata per ridare l’originale splendore. E, come si dice, ora è pronta per nuove ed emozionanti avventure…
Quando fu presentata somigliava di profilo alla sagoma della Fiat AR 59 “Campagnola” il fuoristrada Fiat che aveva le stesse dimensioni e dimostrò con l’uso di essere un veicolo eccellente sia in ambito civile che militare. Panda 4X4: un capolavoro di praticità, fruibilità, utilità e flessibilità d’uso. Fantastica in tutto …ma perché non la fanno più? Le sue dimensioni ed il peso le hanno dato la possibilità di affrontare le strade e i fondi stradali dove vetture più grandi non potevano nemmeno sognare di arrivare sulle mulattiere o sulla neve fresca dove solo trattori (4X4!) possono accedere, Panda le percorre con la sua agilità e “leggerezza”. Una vettura più grande o più potente non serve non avrebbe quell’equilibrio perfetto raggiunto dalla Panda 4X4.
FIAT ha definitivamente perso la leadership europea di costruttore di utilitarie funzionali ed economiche.
È una situazione definitiva. Il costruttore automotive FIAT non esiste più. È un mero brand né più né meno degli altri loghi della costellazione Stellantis.
Oggi l’unico vero ed innovativo costruttore di piccole e leggere vetture utilitarie è made in Japan.
Suzuki.
È Suzuki il leader mondiale nella produzione di piccole auto per decenni, grazie a una serie di fattori, tra cui:
L’attenzione al mercato domestico: Suzuki ha sempre puntato a soddisfare le esigenze dei consumatori giapponesi, che preferiscono le piccole auto per la loro praticità e maneggevolezza. Le cosiddette key car, tanto a,bitte per motivi fiscali ed assicurativi.
L’attenzione all’innovazione: Suzuki ha sempre cercato di introdurre nuove tecnologie e caratteristiche uniche nelle sue piccole auto. In primis la superstar tuttoterreno e fuoristrada Jimny, capolavoro di tecnologia 4×4, telaio fuoristradistico e sospensioni.
L’attenzione alla qualità: Suzuki ha sempre puntato a costruire piccole auto che fossero affidabili e durevoli. Così la key car Suzulight introdotta nel 1955 andata a ruba in Giappone ed ambita dai medici condotti per soccorrere più facilmente i pazienti in zone impervie grazie alle ruote di enorme diametro, alla leggerezza, all’efficacia della trasmissione ed al motore realizzato tutto in lega di alluminio. Un capolavoro tecnico.
Oltre alla mitica Suzulight arrivo anche la Fronte nel 1961. Altro capolavoro tecnico, vettura economica e soprattutto facile da guidare che diventò la più popolare tra i consumatori giapponesi.
Negli anni ’70 e ’80, Suzuki ha continuato a dominare il mercato delle piccole auto con modelli come la Alto del 1979, la Cervo del 1977 e la Wagon R del 1993. Queste piccole auto giapponese coi controvassi si sono diffuse ovunque nel mondo tranne che in Italia per ragioni protezionistiche, s’imposero nella vicina Confederazione, al pari delle più grosse Subaru. Neve, fango, ghiaccio la Jimny non teme nulla.
Mettiamocela via, se vogliamo muoverci nella neve non compriamo una Jeep, bensì una Suzuki, una Ignis, una Swift 4×4 o una Jimny, dura e pura più di un classe G Mercedes, come del resto fanno da anni i Confederati per muoversi d’inverno sulle Alpi.
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