Delta Evo Martini: 8 gioielli firmati Biasion

Massimo Biasion, “Miki” per tutti tranne che per l’anagrafe, è un autentico sportivo e un sincero appassionato di automobili, meglio se sportive o da competizione. Nonostante abbia appeso il casco al chiodo, come si dice in questi casi, i suoi attuali impegni da brand ambassador di aziende di primo piano come Sparco, Pirelli, Eberhard e la stessa Martini&Rossi e da organizzatore di eventi fieristici, lo impegnano più o meno per lo stesso tempo di quando era pilota professionista, prima per Opel Italia, poi per la Lancia Martini e per la Ford nel Mondiale Rally. 
Biasion – per citare solamente qualcuna delle sue imprese sportive – è stato l’unico Italiano Campione del Mondo Rally, nel 1988 e 1989, l’unico Italiano vincitore di due edizioni, consecutive, del Safari Rally, 1988 e 1989 e il vincitore di due Rally di Monte-Carlo (1987 e 1989). Sulle Lancia Delta Biasion ha vinto 16 dei 17 rally iridati che si è aggiudicato in carriera, il primo dei quali sulla Delta S4, in Argentina nel 1986. Un amore, quello con il Deltone, che finita la carriera sportiva si è tradotto nella collaborazione con gli specialisti di Italiamotorsport per il restauro delle Delta HF Integrale e nell’ideazione (e realizzazione) di una special in soli otto esemplari su base Delta Integrale Evo, la Lancia Delta EVO Martini.

MOLTO PIÙ DI UN RESTOMOD. Ma che cos’è esattamente la Delta EVO Martini? È un gioiello di alto collezionismo realizzato in tiratura limitata e numerata (più l’esemplare rosso che Miki ha allestito per sé e che viene messo a disposizione della Martini & Rossi in occasione di eventi speciali) nato riprendendo lo spirito di un progetto (mai approvato) che in Lancia stava per prendere forma nel 1993. Esso riguardava l’evoluzione finale della Delta HF Integrale che la Carrozzeria Maggiora aveva presentato ai vertici torinesi, con l’obiettivo di realizzare un’auto più moderna, robusta, affidabile e confortevole della precedente Delta Evoluzione 2 conservandone naturalmente lo stile e i lamierati. Purtroppo l’auto si sarebbe rivelata troppo costosa da produrre con quel capitolato, e quindi difficile da vendere, così i vertici Lancia declinarono la proposta.

COMPONENTISTICA DI PRIM’ORDINE. Ma a Miki Biasion quell’idea non è mai uscita dalla testa e, con la collaborazione dei tecnici del Reparto Corse con i quali è rimasto in contatto da allora, ha pensato di far da sé, realizzando quel progetto a posteriori, scegliendo i rivestimenti più raffinati ed esclusivi per l’abitacolo, come per esempio l’Alcantara e i pellami simili a quelli Poltrona Frau impiegati sulla Thema 8.32, aggiornando la parte tecnica con il know-how e i materiali di oggi, molto più leggeri e resistenti. Spiega il plurititolato pilota di Bassano del Grappa: “La verniciatura, per esempio, è una speciale tristrato che appare opaca all’ombra e metallizzata al sole, ma le forme della Delta originale restano immutate, perché quest’auto è un’icona, perfetta così”.

IL “SIGILLO” DI MARTINI&ROSSI. Dopo aver messo sul tavolo, o meglio sul ponte, tutto ciò che serviva per trasformare la Delta, in accordo con il Direttore Generale della Martini&Rossi – che desiderava una Delta HF Integrale stradale in livrea Martini Racing – nella vulcanica mente di Miki Biasion nasceva così l’idea di rendere la “sua” Delta (adeguata ai canoni odierni di sicurezza, comfort e prestazioni) una serie limitata – certificata e autorizzata da Martini & Rossi – e . Idea approvata, dettagli contrattuali messi nero su bianco e a settembre del 2021 arrivavano i primi rendering dell’auto, poche settimane prima di Auto e Moto d’Epoca a Padova, dove Biasion, bassanese, giocava praticamente in casa.

UNA GRUPPO A STRADALE. Cambio, differenziale e semiassi impiegano materiali attuali e promettono di essere molto più robusti dell’originale. L’elettronica è stata sostituita con una centralina in grado di ridurre consumi ed emissioni a parità di performance. I freni, impianto Brembo, manco a dirlo, sono ripresi della Ferrari 360 Modena, per spazi d’arresto più contenuti, maggiore resistenza alla fatica e di conseguenza più sicurezza. Gli ammortizzatori sono Bilstein, regolabili. Quanto ai pneumatici la scelta è ricaduta sui Michelin Pilot Sport, tra i pochi capaci di essere efficaci anche in un track-day. Sotto il cofano, il quattro cilindri della Delta EVO Martini eroga 215 CV per l’utilizzo normale, ma dispone di un interruttore sulla plancia che permette al 2.0 turbo 16 valvole di esprimere fino a 350/360 CV e di farsi sentire con una sonorità da pelle d’oca grazie a una valvola che apre completamente lo scarico. In questa configurazione l’auto può essere utilizzata solo in pista o su strade chiuse, per esempio come apripista di un rally.

MISSIONE COMPIUTA. In questo modo Miki Biasion ha centrato l’obiettivo: realizzare una Delta Integrale tecnologicamente attuale a quasi 30 anni dalla fine della produzione, molto più confortevole e affidabile, capace però di prestazioni a livello di una Gruppo A di allora, visto che ne riprende quasi completamente l’ossatura. Il prezzo, nell’ordine dei 300mila euro, non ha (ovviamente) scoraggiato gli appassionati più facoltosi, desiderosi di avere in garage e utilizzare un’auto che a poco più di due anni dalla sua presentazione è già un’icona. Durante la nostra visita nella factory di Italiamotorsport abbiamo potuto ammirare gli ultimi due esemplari appena ultimati, in attesa della consegna ai clienti: una nera e una nello spettacolare color oro e interni rossi.

RESTAURARE UNA DELTA NON È AFFATTO FACILE. Se non si ha a disposizione un budget così elevato, Biasion può aiutare a soddisfare la vostra voglia di Delta con esemplari perfettamente restaurati dal team di Italiamotorsport di Codroipo, in provincia di Udine, dove Ivan e Stefano Parussini operano con precisione maniacale. Il vero problema diventa quindi il reperimento delle Delta da riportare a condizioni pari al nuovo: le quotazioni delle Delta HF Integrale Evoluzione, anche di quelle più malconce partono da almeno 70mila euro e le stesse HF Integrale 16v stanno raggiungendo prezzi impensabili solo pochi anni fa. Senza contare le serie speciali come le Martini World Champion 5 e 6, che hanno oltrepassato la soglia dei 200mila euro. Talune parti, come i paraurti, sono diventate introvabili, al punto che Biasion ha pensato bene di ritirare uno stock di ricambi ben fornito per condurre i prossimi restauri.