Nissan Safari Rally Z: leonessa africana
Qualsiasi auto dotata di fendinebbia aggiuntivi guadagna immediatamente tonnellate di sex appeal, è un dato di fatto. Inconfutabile. E quando suddetta auto è una Nissan Z, tagliente e sexy erede della 370 Z, questa legge non fa altro che essere confermata. Se poi ancora la rialzate, mettete gomme tassellate e una livrea storica… beh, allora avrete tutta la nostra attenzione. Cerchiamo di procedere con ordine. Gli ultimi mesi hanno portato alla ribalta mezzi unici come la Lamborghini Huracan Sterrato e la Porsche 911 Dakar, vetture con prestazioni da supercar e capacità fuoristradistiche decenti. Nissan ha seguito l’esempio di Porsche e Lambo per creare qualcosa di unico, ma soprattutto per celebrare una coupé davvero speciale.
EROINA D’AFRICA. La “Safary Rally Z” reinterpreta in chiave moderna niente meno che la Datsun 240 Z n°11, piccola guerriera che nel 1971 vinse il massacrante East Africa Safari Rally, considerato il Rally più duro al mondo. 3852 miglia (oltre 6000 km) di sterrati, rocce e sabbia, calura e dolore meccanico, dove le 240 Z si piazzarono prime, seconde e settime davanti a Porsche, Peugeot, Lancia, Bmw e Ford. Al SEMA Nissan ha portato una fedele replica della 240 Z numero 11, dato che l’originale riposa al Nissan Zama Museum (con ancora le pesanti cicatrici dell’infernale battaglia vinta), da piazzare accanto all’inedita Safari Rally Z.
PIÙ ALTA, POTENTE, CATTIVA. Cosa ha di speciale questo omaggio moderno? Beh, parecchio. Innanzi tutto l’assetto è stato rialzato di cinque centimetri, e le sospensioni sono state sviluppate insieme a Nismo e KW per cooperare su terreni accidentati. I cerchi da 17’’ sono unici, disegnati per ricordare gli originali della Datsun, e avvolti in spesse Yokohama Geolander M/T ideali per il fuoristrada. Il VR30DDTT (il 3.0 V6 della Z) ha “più di 400 cavalli”; non è specificata la cifra esatta, ma grazie ad una Ecu della AMS, uno scarico più libero e una nuova aspirazione possiamo ipotizzare un 430 cavalli circa, sempre abbinati alla trazione posteriore e ad un cambio manuale a sei marce.
NISSAN, PRODUCILA! Per finire abbiamo un cofano in carbonio, protezioni sottoscocca, sedili Sparco, cronografi e mappe come all’epoca ed ovviamente la livrea originale bicolore in rosso e nero, costellata di sponsor (stavolta diversi da quelli del 1971 perché riferiti alle aziende partecipanti al progetto). Che dire, sicuramente esilarante da guidare e bellissima da vedere, tanto più che la Z – per quanto ingrassata – non ha perso le delicate proporzioni dell’antenata. L’unico difetto? È una one-off, non destinata alla produzione, anche se in Europa la perdita è relativa considerato che da questa parte dell’oceano non possiamo avere nemmeno la Z standard. Sigh.